Guido liturgico pastorale 2022 - 2023 per le diocesi di Roma
Guido liturgico pastorale 2020 - 2021 per le diocesi di Roma
Guida Liturgico Pastorale dall'Avvento 2019 a Novembre 2020
Dalla presentazione:
Il Risorto, inviando i suoi discepoli ad annunciare il vangelo fino ai confini della terra, assicura di essere con loro ogni giorno fino alla fine del mondo (cfr. Mt 28, 20), ossia finché il mondo raggiunga il suo fine, che è l'abbraccio del Padre.
Questo è quanto attesta il vangelo di Matteo che ci accompagnerà in questo nuovo anno liturgico, comunicandoci anche il nome con cui il Signore vuole essere conosciuto dalla sua Chiesa: Emmanuele (cfr. Mt 1, 23), il Dio-con-noi.
Sperimenteremo questa presenza fedele e sempre nuova del Risorto attraverso la celebrazione dei Misteri di salvezza che l'anno liturgico dispiega davanti a noi, invitandoci a percorrere un autentico cammino di fede come Comunità radunata in unità dallo Spirito Santo.
La preghiera liturgica diventa così il luogo in cui conosciamo l'amore di Dio per noi e nella quale testimoniamo il nostro amore per Lui. Essa è la linfa vitale che alimenta la nostra testimonianza evangelica di Chiesa e il servizio da prestare all'umanità cui siamo inviati ad annunciare la bellezza dell'essere figli di Dio, nel Figlio amato.
Papa Francesco continuamente ci esorta a essere una Chiesa che evangelizza, una Chiesa in uscita, che mette al primo posto la preghiera e il discernimento dell'opera di Dio.
Non possiamo ascoltare il grido della città se prima non facciamo esperienza del roveto ardente nel nostro cuore; non possiamo andare dai nostri fratelli per portarli al di là del mare, se prima non ci facciamo carico dell'ansia di liberazione del Signore.
Vivere l'anno liturgico è affidarsi alla sapienza della Chiesa e mettersi in un atteggiamento di obbedienza fiduciosa che Dio si manifesterà ancora oggi nella nostra storia, per rivelarci la sua volontà di salvezza.
Attraverso la liturgia il cristiano tesse sempre l'elogio del tempo che è chiamato a vivere, perché contempla in mezzo alle contraddizioni della storia la presenza del Dio vivente, il dispiegarsi della sua offerta buona cui è chiamato a collaborare con la sua azione, affinché il mondo creda.
Siamo chiamati perciò a impegnarci sempre più in profondità, perchè 1o spirito di orazione possa sostenere le nostre comunità di fede e specialmente ci doni il gusto interiore di quanto Dio va costruendo, rendendo grazie di tutto e magnificando le sue grandi opere di amore.
Dunque, nelle parole e nelle azioni che nella Liturgia noi compiamo si esprime il Mistero della nostra salvezza che giorno dopo giorno siamo chiamati a comprendere e partecipare con maggiore consapevolezza e maturità, secondo la misura dello Spirito Santo infuso nei nostri cuori.
Come ci ha ricordato il Papa nell'Evangelii Gaudium, la liturgia della Chiesa è evangelizzazione perché è bellezza; è infatti il luogo della sinergia tra l'opera di Dio, che attraverso l'azione sacramentale ci divinizza, e l'opera nostra che è rendere al Signore quanto da Lui abbiamo ricevuto, portando frutto.
Nessuno però può dare ciò che non ha. Se non ascolteremo, sostando umili e silenziosi dinanzi alla Parola, se non ci lasceremo purificare le labbra, non potremo mai dire insieme al profeta Isaia: "Eccomi, manda me" (Is 6, 8).
Pregare, prima ancora di dire, è ascoltare. Pregare è togliersi i calzari per riconoscere di essere servi della parola che si fa piena nei nostri orecchi. Pregare è abitare una terra santa che è prima di tutto di Dio. Non è nella moltiplicazione delle parole che si raggiunge il traguardo, quanto nel compiere la volontà, cercata, ascoltata ed attuata. La preghiera è tutto questo: ricerca silenziosa della volontà di Dio che si specchia nelle piccole e grandi opere della creazione, a cominciare dal capolavoro che è l'uomo.
La Chiesa orans che vive profondamente le celebrazioni liturgiche cresce nell'amore e nella comunione ecclesiale, si nutre della Parola e dell'Eucaristia e diventa corpo vivente di Cristo, testimone della presenza del Risorto nel mondo.
La preghiera liturgica è la fonte della preghiera di ogni singolo cristiano, che in forza del battesimo è sempre espressione e voce della Chiesa intera. Educarci alla preghiera è crescere nella maturità di Cristo, nello splendore della sua grazia... è diventare autentici testimoni del suo amore per ogni uomo.
Abbiamo celebrato ormai da un anno il sinodo dei giovani: dobbiamo riconoscere che essi portano in sé una grande capacità contemplativa, sebbene soffocata dai tanti "rumori" che riempiono il mondo. Abbiamo come Chiesa il compito di aiutarli a scoprire il silenzio come uno spazio di vera comunicazione, dove è dato di incontrare Dio e di incontrare se stessi. Come padri e madri nella fede abbiamo il compito di accompagnarli nel fare l'esperienza di Elia che ha incontrato il Dio vivente nel sussurro di un silenzio leggero, nella delicatezza di un bacio di vita. Questo bacio, che è 1o stesso Spirito, lo riceviamo dal Crocifisso-Risorto sia come ultimo afflato sul legno della croce, sia come benedizione nell'apparire vivente alia sua Chiesa. Ritornare alla croce e alla tomba vuota, centro del mistero di salvezza, è sentirsi chiamare per nome per essere inviati a portare il Vangelo a ogni creatura senza temere alcun veleno, nella povertà di colui che confida unicamente nella promessa di chi lo invia.
Nella preghiera, specialmente quella comunitaria, sperimentiamo il Signore come compagno di cammino nelle strade impervie della storia, nei deserti dell'umanità, conoscendo perà a differenza di Abramo dove stiamo andando: incontro al Padre che da sempre ci attende e vuole che tutti entriamo nella comunione di amore con Lui.
Discepoli della Parola lasciamo allora che Dio parli a noi di noi stessi e andiamo al popolo a cui ci invia per portare la promessa di redenzione, riconoscendo di essere parte di esso e intraprendendo con fiducia una strada di conversione continua... la via di Cristo!
Angelo Card. DE DONATIS Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma
Presidente della Conferenza Episcopale Laziale
Roma, 8 settembre 2019
Guida Liturgico Pastorale dall’Avvento 2017 a Novembre 2018
Dalla presentazione:
Il nuovo anno liturgico si apre con il grido di Isaia che ascoltiamo nella prima lettura della Messa della prima Domenica di Avvento. Il profeta dà voce non solo alla supplica del popolo di Israele, ma anche a quella della nostra comunità di credenti che cammina incontro al Signore confidando nella sua presenza: «Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!».
Chi ha sperimentato la dolcezza della presenza del Signore non ne sopporta la privazione, l'apparente lontananza, e nelle mutevoli circostanze della vita, che spesso sembrano portare lo stigma dell'assenza di Dio, non cessa di invocarlo, ben sapendo che il Signore tornerà perché è già venuto e ha risollevato l'umanità dalla sua condizione
La Chiesa, come il profeta, fonda la sua supplica su una salda certezza: «Signore, tu sei nostro padre». Vivendo ogni giorno alla presenza di Dio, continua a invocarlo con filiale abbandono alla sua santa volontà.
L'Anno Santo Straordinario della Misericordia ha accresciuto in noi una duplice consapevolezza: Dio è Padre di misericordia per tutti gli uomini e, per questo, ogni credente deve essere misericordioso verso il prossimo. Papa Francesco lo ha ricordato più volte in questi mesi: essere "misericordiosi come il Padre".
Siamo, infatti, i beneficiari dell'amore fedele del Padre, che la Scrittura fa assomigliare al "seno materno" e chiama "misericordia", un amore che ci dona la dignità di figli di Dio e ci apre la porta - davvero santa - della vita eterna. Dio Padre ama ogni uomo fino a donare il Figlio Unigenito e insieme con il Risorto invia lo Spirito che guida e anima la Chiesa lungo i secoli.
L'anno liturgico non si limita a ricordare i grandi eventi della storia della salvezza, li attualizza e ci permette di viverli sempre di nuovo e di sperimentarne l'efficacia salvifica. L'Avvento ci ricorda l'attesa carica di speranza del ritorno glorioso del Signore, una speranza ricca di fiducia che, come si sono adempiute le antiche promesse, giungerà a compimento la promessa di Cristo di ritornare alla fine del mondo. Nel tempo di Natale contempliamo i cieli aperti e il Dio invisibile che ci viene accanto nel Bambino di Betlemme " nato per noi"; in Lui il Padre si specchia e si compiace. In Quaresima, riconoscendoci segnati da infedeltà, fragilità e peccato, ci è offerto di incontrare di nuovo l'amore fedele, paziente e misericordioso del Padre. Incessante e fiduciosa si fa la preghiera: "Perdona il tuo popolo, Signore". La certezza dell'amore che rigenera illumina il tempo pasquale e la Chiesa esulta, insieme a tutta la creazione, per la risurrezione del suo Signore, vincitore del peccato e della morte. Quella stessa salvezza che lo Spirito Santo, inviato nel giorno di Pentecoste sugli Apostoli e continuamente effuso sul popolo credente, non cessa di rendere viva e operante nel quotidiano pellegrinaggio verso la patria eterna. La misericordia che penetra e accompagna tutta la nostra vita dell'amore misericordioso del Padre per ogni uomo nostro fratello.
Quest'anno le letture domenicali seguiranno il ciclo A, che nel tempo di Quaresima ha una profonda impronta battesimale. Che in misura crescente e gioiosa possiamo credere e amare che Gesù Cristo è l'acqua viva, la luce che rischiara le tenebre, la vita che vince il peccato e la morte. E la grazia del Giubileo faccia fruttificare i doni ricevuti, testimoniare godere l'amore fedele e inesauribile del Padre.
Presentazione del Card.
Agostino Card. Vallini
Il nuovo anno liturgico coincide con il Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco per rendere <<più forte ed efficace la testimonianza dei credenti>> (Misericordiae Vultus 3). L'Anno Santo è un evento straordinario che si innesta nell'anno liturgico con i suoi tempi, le sue feste e memorie, il suo scorrere quotidiano e ordinario: un anno celebrato e vissuto contemplando con rinnovato stupore e gratitudine il volto di Cristo come concreta manifestazione della misericordia di Dio Padre