Pubblicato per la prima volta nel 1968, "Componibile 62" nasce dal seme di quel gioco del mondo che ha reso Julio Cortázar l'immortale autore che conosciamo: nel capitolo 62 di Rayuela, l'indimenticabile Morelli - alter ego dell'autore - immaginava un libro in cui il lettore diventasse parte attiva della storia, portando la letteratura alle sue estreme conseguenze. Un libro che poi lo stesso Cortázar scrisse infrangendo le tradizionali concezioni del tempo e dello spazio narrativo, un libro componibile - Componibile 62, appunto - in cui i capitoli si dissolvono e i segmenti che compongono la trama possono essere montati e rimontati come i pezzi di un Meccano. Una storia dai tratti gotici, caleidoscopica e multiforme, in cui l'azione può trascorrere simultaneamente in un ristorante di Parigi, in un museo di Londra o in un albergo di Vienna, e i personaggi passano senza sforzo dal dialogo al monologo, in una continua ricerca di alternative esistenziali e letterarie, fra castelli sanguinanti, vampiri e città immaginate. Prefazione di Stefano Bartezzaghi.
Matilde ha lasciato Milo a Città del Messico ed è tornata a Buenos Aires, dove ha sposato Germán. Un giorno Milo ricompare a Buenos Aires, si fa chiamare Simón e comincia una relazione con Flora, la domestica di Matilde. Una sera che Germán è via per lavoro, Milo si ferma di nascosto a dormire in camera di Flora, che è spaventata sia perché ha paura di essere sorpresa dalla padrona sia perché è la sua prima volta. Dopo essere stato con lei, Milo sale da Matilde e... Età di lettura: da 8 anni.
"A passeggio con John Keats" è l'opera più misteriosa di Julio Cortázar: scritto in solitudine a Buenos Aires all'inizio degli anni Cinquanta e pubblicato volutamente postumo come omaggio a un poeta che, morto giovanissimo, solo postumo ottenne la sua consacrazione, è un libro talmente ricco da sfuggire a ogni catalogazione. È sia un saggio, un acutissimo esercizio di critica letteraria - perché solo un poeta può arrivare al cuore vivo e pulsante della poesia di un altro poeta e scriverne senza ridurlo a nozionismo da accademia -, sia un romanzo, la storia di un personaggio di nome Julio Cortázar che, chiuso nella sua stanza, all'ultimo piano di un palazzo di calle Lavalle, a Buenos Aires, notte dopo notte scrive di Keats, e intanto pensa, divaga, ricorda, compilando a margine del suo libro una sorta di zibaldone. È un'opera-mondo: al centro c'è Keats, la sua vita e la sua poesia, ma ci sono anche Buenos Aires, i profumi e le luci della metropoli argentina e le vastità buie e sterminate della pampa oltre i suoi confini, e i poeti amici di Cortázar, i loro versi e le loro discussioni delle tre di notte, avvolti dal fumo delle sigarette e dall'odore del caffè. C'è l'Italia, ci sono Roma, Siena, Venezia, ma anche Genova e Napoli, perché pochi sono riusciti a catturarne l'essenza - i silenzi delle campagne, perché "tutta l'Italia è silenziosa".
Che la letteratura argentina abbia dato nuovo spazio vitale a un glorioso genere narrativo quale il racconto fantastico, è cosa nota. Dopo Borges, Julio Cortázar ha avuto, in questo, un ruolo preminente. La caratteristica del suo modo di narrare è la precisione realistica in cui la trasfigurazione visionaria affonda le radici, dando vita a una galleria quasi metafisica di personaggi invisibili, dove il misterioso e l'irrazionale prendono corpo tra atmosfere popolari e ambienti altolocati, sullo sfondo di una Buenos Aires multiforme. A cent'anni dalla nascita del grande scrittore argentino, una raccolta completa dei suoi racconti: un'introduzione all'opera di Cortázar, un "bestiario" di ossessioni, figure immaginarie, nate da una fantasia attica, eppure descritte con dolorosa determinazione.
Berkeley, Università della California, autunno del 1980. Al culmine della sua carriera di scrittore e dopo essersi negato per anni, Julio Cortázar accetta finalmente di tenere un corso universitario di due mesi negli Stati Uniti. Il gruppo di studenti che ogni giovedì lo ascolta con crescente trasporto ben presto capisce che le lezioni dello scrittore argentino non saranno per nulla cattedratiche, ma un autentico dialogo sulla letteratura e sul mestiere di scrittore: un grande autore condivide con dei giovani il mistero della creazione letteraria, illustrando loro quali sono gli ingredienti che compongono la buona letteratura. Molti i temi trattati: le caratteristiche del racconto fantastico; la musicalità, lo humour, l'erotismo e il gioco in letteratura; l'intricato rapporto tra immaginazione e realtà; le trappole del linguaggio; ma c'è spazio anche per la passione politica, la musica, il cinema. Inoltre, raccontando la sua evoluzione di scrittore, Cortázar analizza la propria opera, circoscrive il segreto di quei suoi racconti cosi perfetti; e poi, come sono nati i leggendari "cronopios"? qual è l'intimo significato di "Rayuela"? che sfide ha posto il "Libro di Manuel?" Queste lezioni provano una volta di più ciò che ogni suo appassionato lettore sa da sempre: che Cortázar non smette mai di interessare e sorprendere - del resto, come diceva Roberto Bolaño: "Cortázar es el mejor". Prefazione di Ernesto Franco. Prologo di Carles Álvares Garriga.
Tradotto da Einaudi nel 1971, questo libro è tra i più significativi dell'intera produione di Cortazar, quello in cui una lettura morale della realtà contemporanea assume le forme di apologo tanto preciso quanto elegante. Il libro trovò uno dei suoi sostenitori più attenti in Italo Calvino, il quale ebbe a presentarlo con queste parole: "I cronopios e i famas, due genie d'esseri che incarnano con movenze di balletto due opposte e complementari possibilità dell'essere, sono la creazione più felice e assoluta di Cortazar".
"Ogni animale dell'universo di Cortázar non esiste mai 'allo stato selvaggio', definito solo dalle sue singolari caratteristiche. Ogni contemplazione di un animale è, per Cortázar, 'una doppia contemplazione', come quella del casuario, che guarda l'osservatore 'in modo così duro e continuo che è quasi come se ci stesse inventando'. La relazione che si stabilisce così tra animale e umano, tra ciò che viene nominato e colui che lo nomina, tra la creatura immaginata e la creatura immaginatrice, è una relazione di mutuo apprezzamento e di fede reciproca. 'Ti propongo un patto, - dice l'Unicorno ad Alice nel Paese delle Meraviglie, - se tu credi in me, io crederò in te'. Mai la letteratura ha proposto un patto più equo tra un testo e il suo lettore. 'Animalia', dice lo spocchioso Diccionario de la Real Academia Española, è un insieme di 'animali irrazionali'. La definizione si addice perfettamente a questa selezione di racconti che narrano le avventure segrete di questo regno nel quale così spesso la ragione fa la parte dell'intrusa." (dalla prefazione di Alberto Manguel)
"Contro-romanzo", "cronaca di una follia", "il buco nero di un enorme imbuto", "un grido di allerta", "una specie di bomba atomica", "un appello al disordine necessario": con queste e altre espressioni venne salutato al suo apparire, nel 1963, "Rayuela", uno dei capolavori del Novecento che ha cambiato la storia del romanzo e la vita delle persone che lo hanno letto. In una Parigi popolata da affittacamere xenofobe, intellettuali male in arnese, pianiste patetiche, scrittori distratti, facili vittime di incidenti stradali, l'eterno studente argentino Horacio Oliveira si muove attraverso la città e l'esistenza come attraverso le caselle del "gioco del mondo". Un percorso dalla terra al cielo, da Parigi a una Buenos Aires grottesca alla ricerca del Centro, della vera vita e soprattutto di Lucia, "la Maga", inconsapevole depositaria di ogni mistero e pienezza, l'unica che non dimentica che, in fondo, "per arrivare al Cielo servono solo un sassolino e la punta di una scarpa". A cinquant'anni dalla prima pubblicazione "Rayuelo. Il gioco del mondo" è accompagnato da un'appendice in cui Cortázar stesso racconta la storia del libro. Con un'intervista di Omar Prego a Cortázar e una selezione di frammenti di lettere.
Un degente si accorge di come il mondo in ospedale proceda rallentato, "come un disco a quarantacinque giri che gira a trentatré". Un bambino entra nella metropolitana di Buenos Aires come se entrasse in un mondo altro, fatto di serpenti e di odori inafferrabili, un mondo magico. Un fotografo cerca nei dettagli sullo sfondo uno slittamento dalla realtà immediatamente percepibile, "labili linee di fuga", altri destini, "altre ragioni di vita e di morte". Il degente, il bambino, il fotografo sono tutte figure autobiografiche che compaiono nelle storie di questo libro, tutti segni di quel sentirsi fuori posto nella "normalità" che ha caratterizzato Cortázar e la sua narrativa, indicazioni precise di un destino poetico che lo portava, come scrive Tabucchi nella sua prefazione, "a inseguire una realtà indipendente e autonoma che differisce dalla realtà visibile". Anche gli articoli giornalistici, un viaggio in India, i ricordi degli amici sono tutti attraversati da particolari coincidenze o strane sensazioni: le epifanie di alterità, ci dice la scrittura di Cortázar, avvengono nella vita di tutti i giorni anche se non tutti se ne accorgono, o non vogliono accorgersene.