Inteso in tutta la sua concretezza e assolutezza e nella forza conferitagli dalla sua incontrovertibilità, il Principio di Creazione è il Significato, è cioè il principio d'ordine dell'intera filosofia nella sua dignità di scienza. E' un'"invenzione razionale" e, come tale, deve essere sempre riscoperta e fatta valere in tutte le sue potenzialità filosofiche. Nel contesto filosofico debole e travagliato del nostro tempo, Cortese intende svelare e manifestare la condizione non trascendibile, sempre nuova e sempre identica, nella quale come uomini ci troviamo gioiosamente immersi: la nostra creaturalità.
Uno strumento d’accesso allo studio della Dissertazione di Kierkegaard per il Dottorato, Del concetto di ironia... (1841), certo la meno nota delle di lui opere pubbliche, sia per la molto tarda fortuna già in Danimarca (dopo il 1924), forse perché ritenuta mero prodotto accademico, e già così contravvenendo ai postulati di quei primi critici positivisti, sia, precisamente, quanto al suo contenuto, innanzi tutto per il «discredito» che sembrerebbe portare appunto sul ricco resto di quelle opere già l’uso in essa delle fonti antiche riguardo all’interpretazione di Socrate come «ironia», privilegiandovisi Aristofane piuttosto che Senofonte e Platone... Di necessità, allora, innanzi tutto ricostruire essenzialmente le tracce di «ironia» nel mondo greco, le ragioni della sua successiva dimenticanza, della sua riscoperta solo tra i Romantici tedeschi, nonché, e però insieme, quelle dello stesso rapporto di «ironia» con Socrate, ed arrivare in tal modo allo scritto kierkegaardiano il quale, presa questa «ironia» nel suo costituirsi in concetto, ha manifestamente l’intento di svolgere un’analisi di questo rapporto nella compiutezza teoretica. Ma anche di necessità, oggettivamente, come si dice, incontrare alcuni argomenti decisivi per le sorti stesse della «filosofia», almeno a quel tempo, al momento della sua celebre crisi dopo l’Idealismo, dunque il Teorema d’Immanenza, la struttura della dialettica, il problema di che cosa questa sia; e per contro, soggettivamente, assistere al prepararsi ad affrontarli da parte di quel giovane studiosissimo, mediante un programma innanzi tutto stilistico-espressivo volto alle condizioni primigenie della «filosofia» come «filosofia», e magari, al modo in cui si crederà nella pur sempre scarsa recente letteratura, per ciò in lotta con il suo Cristianesimo, nonché, al modo in cui si crederà in aggiunta, arrivando egli, alfine, con la maturità degli anni, ad un «fondamentalismo cristiano» escludente non solo della «filosofia» ma dell’uomo. È sicuro però che, già all’attuazione di quel programma stilistico con la Dissertazione, l’Università avrebbe subito richiuso le sue porte alle spalle di quel giovane appena proclamato Magister.
Lo strumento viene così, più in generale, a proporsi, e almeno nel fatto, siccome osa sperarlo il suo autore, per accesso istituzionale giusto a Kierkegaard.
GLI AUTORI
Alessandro Cortese (Milano 1940) insegna Istituzioni di Filosofia presso l'Università di Trieste. Si è dedicato in particolare allo studio del pensiero di Vincenzo Gioberti e di Søren Kierkegaard, di cui ha curato l'edizione italiana di Enten-Eller (Adelphi 1976-1989). Per Marietti sta curando una Collezione di Carte personali e Opere pubbliche di Søren Kierkegaard (1831-1843), della quale sono già a disposizione il n. 5, Due discorsi edificanti del maggio 1843 (2000), e il n. 1 f.s., “L’attrice” di Inter et Inter (2002).