Siamo nel 1976, in una città di provincia come tante: Anna e Amos sono molto innamorati, hanno due bambine e, inseguendo la loro passione per le storie e la poesia, hanno aperto una libreria. È domenica e stanno facendo colazione quando Amos, all'improvviso, appare smarrito, non riconosce più Anna, sembra aver dimenticato tutto, persino di avere due figlie. Pochi minuti prima ha citato una poesia a memoria, ora non sa più nemmeno chi è. Ha avuto un episodio di amnesia. Amos torna presto in sé, ma pochi giorni dopo, mentre lui e Anna sono a Roma per consultare uno specialista, insiste per uscire da solo a fare due passi: "Non preoccuparti, sto bene, arrivo a Trinità dei Monti e rientro". Da quella passeggiata non farà mai più ritorno. Di lui si perderà ogni traccia. Cos'è successo? Ha avuto un'altra amnesia e si è perso? Oppure ha deciso di andarsene, di abbandonare lei e le bambine? Anna se lo chiederà fino quasi a perdere la ragione. Amos aveva dei segreti? E la domanda successiva è sempre: tornerà? Anna ripercorre la sua vita con Amos alla ricerca di una crepa, di "un anello che non tiene", tenta di sbrogliare il filo del passato di lui a partire da quel poco che sa, e intanto rimanda ogni giorno l'addio, sposta la speranza sempre più in là, e cresce le bambine dentro questo tempo sospeso, il tempo dell'abbandono, che non è un atto, ma un divenire. L'attesa diventa la sua postura nel mondo, il lento rito di cui ha bisogno per prepararsi all'addio. Finché gli amici le rivelano un segreto che hanno custodito a lungo, un dettaglio che getta una nuova luce sulla scomparsa di Amos. Roberto Cotroneo ha frequentato molti generi nella sua avventura letteraria, e ha cambiato spesso veste: nella "Cerimonia dell'addio", scritto nell'arco di parecchi anni, si compie una sintesi prodigiosa di alcune delle sue anime - il romanziere, il poeta, il grande lettore, il critico letterario - e si producono diverse magie narrative: il presente di chi legge sembra dilatarsi, come quello di Anna, nel limbo dolce dell'attesa, mentre i personaggi si fanno carne e voce, raggiungono il lettore nelle sue stanze e vanno a occupare un posto nei suoi ricordi, come se fossero amici di lunga data: Amos, Emma e Cecilia, Francesco e Irene; ma sopra tutti Anna, che è Penelope, è Orfeo, è l'autore. E siamo tutti noi.
C'è un desiderio che ci accomuna tutti, per i motivi più profondi e diversi: è l'irresistibile sogno di scrivere. Lo conosce bene Roberto Cotroneo, scrittore e critico letterario, che da vent'anni questo sogno lo legge nello sguardo dei suoi allievi dei corsi di scrittura creativa. Ma come nasce? E quali regole bisogna seguire se lo si vuole realizzare? In questo libro troverete una risposta. O meglio, un percorso possibile alla ricerca della propria voce (letteraria) più autentica e vera. Troverete la cassetta degli attrezzi di un autore che da anni si interroga sui processi creativi e sui percorsi della scrittura. Per Cotroneo tutto ha origine in un intimo ricordo d'infanzia. Alcune pagine strappate da un quadernetto a righe e ricoperte di parole, scritte da bambino, armato di una bic blu, contro il giudizio del padre, su un luogo mai visto ma solo immaginato. Come gran parte dei luoghi letterari, del resto. Pagine mai più ritrovate, poi, negli anni, ma sempre inseguite, nella vita di scrittore e nel ricordo. Tra i molti consigli che troverete in queste pagine, dove le lezioni di Calvino, di Eco, di Kundera, si intrecciano con analogie impensate tratte dalla pittura di Rembrandt, Cotroneo ci insegna la cosa forse più importante. Che si scrive (anche) per vivere più a fondo. Ma soprattutto che scrivere è forse l'unico modo per far germogliare nel mondo tutte le vite che potremmo vivere.
Oggi Michelangelo Merisi detto Caravaggio non solo è considerato uno dei pittori più grandi del suo tempo, fondamentale premessa dell'arte moderna ed emblema dell'artista maledetto: è una vera e propria superstar della pittura. Ma non è stato sempre così. Solo pochi anni dopo la sua tragica morte, il repentino successo che ne aveva accompagnato la parabola artistica ed esistenziale era svanito nel nulla. Nonostante la sua lezione sia stata accolta fin da subito e divulgata da una numerosa cerchia di seguaci in Italia e in Europa, ben presto molti cominciarono a evocare il nome di Caravaggio non per lodarlo ma per denigrarlo. Destinato per più di due secoli a una sorta di damnatio memoriae, nei primissimi anni del Novecento attirò l'attenzione di un giovane studente che di lì a pochi anni divenne il più autorevole storico dell'arte italiano: è il 1911, il suo nome è Roberto Longhi ed è lui l'artefice del ritorno di Caravaggio, della sua "invenzione" moderna. Roberto Cotroneo ce la racconta con la precisione del connoisseur e la piacevolezza del romanziere, in questo libro che omaggia il genio artistico e la forza creatrice della passione e della conoscenza.
Miliardi di foto postate e condivise sui social network, di macchine analogiche e digitali sempre più sofisticate ma anche sempre più superate da tablet e smartphone. Miliardi di immagini da cui nei prossimi anni saremo invasi, perché mai come oggi la fotografia accompagna ogni momento delle giornate di noi tutti: fotografi più o meno consapevoli, che, con il semplice gesto di estrarre dalla tasca il telefonino, abbiamo imparato a consegnare vite intere, ricordi e bellezza, a flussi di immagini archiviate (e spesso dimenticate) in una memoria esterna artificiale. Immagini che crediamo eterne ma che sono, in realtà, molto più effimere e destinate all'oblio delle vecchie diapositive. Scatti che possiamo sì moltiplicare all'infinito ma che si riescono a visualizzare al meglio solo nelle ridottissime dimensioni della cornice di uno smartphone. Selfie che dimostrano fino a che punto la nuova fotografia dell'era digitale stia diventando sempre più specchio, e non finestra sul mondo. Perdendo per sempre la sua magia. Ma che ne sarà della verità e della potenza della fotografia? Che ne sarà della sua particolarissima magia, che rivela e spiega, che denuncia e mette a nudo? Se lo chiede Roberto Cotroneo in questo saggio sulla fotografia e la sua storia che è al contempo un personalissimo memoir, in grado di evocare sulla pagina la magia stessa delle immagini fotografiche.
C'è un desiderio che ci accomuna tutti, per i motivi più profondi e diversi: è l'irresistibile sogno di scrivere. Lo conosce bene Roberto Cotroneo, scrittore e critico letterario, che da vent'anni questo sogno lo legge nello sguardo dei suoi allievi dei corsi di scrittura creativa. Ma come nasce? E quali regole bisogna seguire se lo si vuole realizzare? In questo libro troverete una risposta. O meglio, un percorso possibile alla ricerca della propria voce (letteraria) più autentica e vera. Troverete la cassetta degli attrezzi di un autore che da anni si interroga sui processi creativi e sui percorsi della scrittura. Per Cotroneo tutto ha origine in un intimo ricordo d'infanzia. Alcune pagine strappate da un quadernetto a righe e ricoperte di parole, scritte da bambino, armato di una bic blu, contro il giudizio del padre, su un luogo mai visto ma solo immaginato. Come gran parte dei luoghi letterari, del resto. Pagine mai più ritrovate, poi, negli anni, ma sempre inseguite, nella vita di scrittore e nel ricordo. Tra i molti consigli che troverete in queste pagine, dove le lezioni di Calvino, di Eco, di Kundera, si intrecciano con analogie impensate tratte dalla pittura di Rembrandt, Cotroneo ci insegna la cosa forse più importante. Che si scrive (anche) per vivere più a fondo. Ma soprattutto che scrivere è forse l'unico modo per far germogliare nel mondo tutte le vite che potremmo vivere. Con e-book scaricabile fino al 31-12-2014.
È il 1987. Georges Simenon vecchio e malato decide di tornare per l'ultima volta nella sua isola preferita, Porquerolles in Costa Azzurra, per trascorrere qualche settimana in una piccola villetta dentro la macchia mediterranea. Sulla stessa isola compare una giovane donna, molto bella, con uno sguardo strano, che si fa chiamare Betty, come il personaggio di un celebre romanzo di Simenon, anche se non è il suo vero nome. Poco tempo dopo l'improvvisa apparizione, Betty viene trovata in mare. Non è un suicidio. È stata assassinata. Da chi, e perché? Simenon deve improvvisarsi Maigret, e decide di scrivere in prima persona questa storia. E attraverso questo caso giudiziario, quello di una donna ossessionata dai suoi romanzi, riapre vecchie ferite, come il suicidio della figlia Marie-Jo, e indaga fino in fondo le contraddizioni della sua vita. Ci fa entrare in quel mondo di perdenti che ha descritto nei suoi libri più belli. Fino all'epilogo, davvero sconvolgente, che è un modo crudele per tirare le fila di tutto, e chiudere i conti di un'esistenza segnata da un tarlo, da una ferita che nessuno potrà mai guarire. E che non gli dà pace.
Fu una vita senza regole, quella di Chet Baker: il genio bellissimo e maledetto del jazz, l'uomo capace tanto di distruggere il proprio corpo con la schiavitù dall'eroina, quanto di far salire fino al cielo le note della sua tromba. E fu una vita tragica quella di Chet, conclusa il 13 maggio del 1988 con un volo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. Quasi vent'anni dopo, una mattina del 2006, il protagonista di questo romanzo riceve una telefonata che riapre il mistero su uno dei miti più controversi del Novecento: Chet non è morto, ma vive, come un eremita, nel cuore del Salento. E qualcuno giura di aver sentito la sua tromba suonare ancora. Sulle note di My Funny Valentine comincia un viaggio che spinge il protagonista a cercare di scoprire se quell'uomo è davvero Chet. Ad affiancarlo in questa ricerca, le donne che in gioventù conobbero il lato più imprevedibile e ribelle di quel "James Dean del jazz" e che oggi vegliano sul suo segreto. E sarà proprio grazie a Nathalie, americana trapiantata a Parigi, che potrà svelarsi il mistero di un artista straordinario che rappresentò il dolore di un'epoca e che negli ultimi anni della sua vita "ufficiale" si avvicinò agli insegnamenti di un mistico e filosofo armeno, Georges Ivanovic Gurdjieff, che sconvolse la vita di tutti coloro che lo conobbero. L'incontro con Gurdjeff segnò per il musicista e l'uomo Chet Baker l'inizio di un percorso di "resurrezione" dagli esiti sconcertanti e radicali.
Questi racconti sono un percorso parallelo, quasi segreto, della scrittura di Roberto Cotroneo. Testi che coprono l'arco di tempo di oltre quindici anni, scritti per occasioni molto diverse, e tenuti distanti uno dall'altro come fossero delle eccezioni quasi private a un percorso narrativo che invece procede, di libro in libro, con una coerenza, una progettualità ormai evidente. Ora l'autore li ha messi assieme in un volume, con alcuni testi inediti e un racconto che apre la raccolta scritto proprio in occasione dell'uscita di questo volume, con la consapevolezza che in queste pagine c'è come un contrappunto, una scrittura altra che ha accompagnato la pubblicazione dei suoi romanzi in questi anni. I temi dei racconti spesso riprendono quelli dei romanzi, la città di Otranto, per prima cosa, ma anche la passione per la musica, per la storia recente italiana. Ma non solo. In questi testi si legge in filigrana anche una scrittura autobiografica inedita e persino sorprendente per un autore che ha sempre tenuto distanti da sé, nei propri libri, riferimenti personali e familiari. Ne esce un volume che fonde storie diverse, scritture che sono cambiate nel tempo, come un mosaico sorprendente che nel suo essere spezzettato prende un senso inaspettato e per molti versi appassionante. Una raccolta che fa scattare come nessun'altra le molle della fantasia e dell'immaginazione, partendo sempre da presupposti logici e razionali.
"Ve lo sarete chiesto molte volte. Avete una storia, una storia vostra. Volete scriverla. Cominciate, ma poi in quelle dieci pagine che avete davanti vi sembrerà di avere esaurito tutto quello che c'era da scrivere. A quel punto guardate i libri della vostra biblioteca e vi domandate: come hanno fatto questi signori a scrivere duecento o trecento pagine di storie bellissime?". Grazie ai consigli di Roberto Cotroneo, imparerete quali sono i processi creativi che portano alla scrittura, quali decisioni prendere prima di cominciare a scrivere un testo narrativo, quali tecniche usare e in quali tranelli è opportuno non cadere. Esercizi pratici vi aiuteranno a capire come si costruisce una trama narrativa, i dialoghi e le digressioni, come descrivere ambienti e situazioni, come creare i personaggi, come tirare fuori il vostro stile. Non mancheranno le voci fuori campo di esperti come Andrea Camilleri, Stas' Gawronski, Roberto Gilodi e Piergiorgio Nicolazzini, che vi verranno in soccorso suggerendovi quali libri consultare, quali scuole di scrittura poter frequentare, quali editori contattare per vedere finalmente il vostro libro pubblicato. Per chi ha provato almeno una volta l'ansia da pagina bianca, per chi è uno scrittore ma non lo sa ancora: la teoria è questa, la passione la vostra.
Questo saggio parte da un luogo comune. Quello per cui i romanzi di Umberto Eco sarebbero costruiti su complesse alchimie intellettuali, su di un uso freddo della narrativa, inevitabile per un semiologo abituato ad analizzare i libri altrui secondo parametri e schemi teorici codificati. Roberto Cotroneo dimostra che tutto questo è falso e svela che il rapporto tra autore e romanzo è molto più stretto di quanto si pensi. Solo che è sapientemente celato, nascosto da un sistema di rimandi che fa di Eco un narratore fortemente diffidente, come se avesse una sorta di pudore narrativo.