Se la filosofia moderna, come molti oggi ritengono, inizia con Suárez, primo a comporre un vero e proprio sistema di metafisica, e culmina con Kant, primo a postulare l'ideale della ragione come sistema, è lecito supporre che l'epoca moderna sia quella in cui la filosofia viene ad assumere la forma di sistema. Alcune delle opere filosofiche eminenti della modernità avvalorano tale ipotesi: le "Meditazioni metafisiche" di Descartes, che intendono trattare con ordine di tutte le cose prime; l'"Etica" di Spinoza, che racchiude in modo esemplare una visione onnicomprensiva dentro una struttura altamente gerarchizzata; il "Saggio sull'intelletto umano" di Locke, che pretende d'indagare a tutto tondo origine, certezza ed estensione della conoscenza umana; il "Trattato della natura umana" di Hume, che propone un sistema completo delle scienze, dalla logica alla politica. Rileggere queste opere come sistemi permette non solo di comprendere in modo nuovo i loro contenuti, ma anche di rilanciare la sfida che il pensiero filosofico moderno avanza verso quello odierno.
Quale rapporto c'è tra una noticina di appena 30 righe e un'opera filosofica di quasi 500 pagine? A questa domanda, appassionante per chi s'interessa alla genesi delle opere del pensiero, Simone D'Agostino risponde esaminando il rapporto tra il capolavoro blondeliano del 1893, L'Action, e quella che si suole chiamare la "Première notule" del 5 novembre 1882. Il presente lavoro non è uno studio genetico del pensiero blondeliano, bensì una sua interpretazione sistematica da due punti focali e rispecchiantisi l'uno nell'altro. Sotto questo aspetto, la ricerca di D'Agostino può definirsi unica nel suo genere.