23 maggio 2016. Dopo la stipula di un atto di compravendita nel suo studio, al notaio Marcello Angelozzi viene in mente una coincidenza di data. Nello stesso giorno, 27 anni prima, all'ultimo anno di liceo, era angosciato per aver appena saputo che sarebbe diventato padre. Quel giorno del 1989 gli si snoda davanti agli occhi: non sa come informare i genitori, i professori, i compagni di classe, il resto del mondo. Non sa come affrontare il futuro, perché non ha mai saputo farlo. La sua stella polare è Mavi, la sua ragazza, senza la quale si sente perduto. Tutta la vita da allora prende a scorrergli dentro in un flashback: dalle difficoltà iniziali, al momento in cui sembrava perfetta e immutabile, fino al giorno in cui tutto è cambiato. In queste traiettorie ed eclissi di felicità si muove la vicenda di Marcello, costretto a fare i conti con se stesso; col suo smarrimento; con la distanza, che ogni essere umano sperimenta, tra ciò che era, ciò che è e ciò che potrebbe ancora, per la prima volta, riuscire a essere.
Quanto le guerre e gli odi nazionalistici possono creare una profonda tana d’odio nel cuore delle persone? Quanto possono cambiare, anche a distanza
di anni, i progetti e le esistenze di chi ne è stato vittima? Giuseppe Vergnani, che un tempo si chiamava Jusuf Samirovic, è un giovane medico adottato da una coppia italiana, dopo essere sopravvissuto alle atrocità delle guerre che portarono alla divisione nella ex Iugoslavia. La sua crescita e la consapevolezza umana, di persona profondamente ferita, passano attraverso la riscoperta delle proprie radici, divenuta, a un certo punto della sua vita, necessaria. Per ritrovare pienamente se stesso, Peppe torna
sui luoghi in cui ha visto, bambino, i genitori massacrati da un odio assurdo quanto violento. La riscoperta di sé e il bisogno di fare verità sugli assassini, lo trascinerà dentro un vortice di passioni in cui amore, odio, tenerezza e vendetta si daranno appuntamento in un unico e fatale luogo. Un romanzo forte, etico, dalle cupe tinte shakespeariane e con un finale che è un inno alla speranza e alla memoria.
L'autore
Giovanni D’Alessandro nasce a Ravenna da famiglia abruzzese nel 1955. Laureato in Legge, vive e lavora a Pescara. Conoscitore profondo della letteratura anglosassone e appassionato d’arte, esordisce nel 1996 con il romanzo Se un Dio pietoso (Donzelli Editore) caso letterario, finalista ai premi Viareggio e Palazzo al Bosco, vincitore dei premi Penne-Mosca e Convegni Maria Cristina, tradotto in diverse lingue straniere. Nel 2004 pubblica I fuochi dei Kelt (Mondadori) con cui vince il premio Scanno, e nel 2006 La puttana del tedesco (Rizzoli) insignito del premio Fenice Europa 2007. Con le Edizioni San Paolo è apparso il suo primo libro di racconti, Il guardiano dei giardini del cielo (2008), premio Maiella, e Sulle rovine di noi (2009).
Nello sperduto Monastero abruzzese di Monte Monaco, una coppia di giovani ricercatori si ritrova a studiare gli enigmatici affreschi di uno sconosciuto pittore medioevale (detti della Madonna triste). Per una serie di sfortunate coincidenze, il custode, a stagione turistica ormai terminata, li chiude dentro, credendo che se ne siano già andati. Da quel momento inizia il loro calvario, fatto di fame e di sete, fino a quando, dopo una settimana di prigionia, vengono ritrovati in fin di vita. Ricoverati in ospedale, Luca e Manuela sono perseguitati da strani sogni, che persistono anche dopo la loro completa guarigione. I due scoprono di avere rivissuto, ciascuno con un’angolazione diversa, la stessa tragica vicenda di orrori e violenze occorsa alla piccola comunità che viveva a Monte Monaco negli anni in cui furono realizzati gli affreschi.
Destinatari
Un romanzo destinato al grande pubblico.
Autore
Giovanni D’Alessandro nasce a Ravenna da famiglia abruzzese nel 1955. Laureato in Legge, vive e lavora a Pescara. Conoscitore profondo della letteratura anglosassone e appassionato d’arte, esordisce nel 1996 con il romanzo Se un Dio pietoso (Donzelli Editore) caso letterario, finalista ai premi Viareggio e Palazzo al Bosco, vincitore dei premi Penne-Mosca e Convegni Maria Cristina, tradotto in diverse lingue straniere. Nel 2004 pubblica I fuochi dei Kelt (Mondadori) con cui vince il premio Scanno, e nel 2006 La puttana del tedesco (Rizzoli) insignito del premio Fenice Europa 2007. Con le Edizioni San Paolo è apparso il suo primo libro di racconti, Il guardiano dei giardini del cielo (2008), premio Maiella e Sulle rovine di noi (2009).
Punti forti
Il ritorno al romanzo di un autore già noto, che si contraddistingue per un ritmo veloce e una lingua scorrevole.
Temi di forte impatto sul pubblico: la vita di
coppia; il conflitto tra generazioni e la baronia universitaria; la violenza che il potere scatena sugli uomini calpestando ogni sentimento e rispetto; la pietà e il perdono come possibilità di sottrarsi alla logica della storia; il misterioso e magico rapporto tra arte e memoria.
Sulle rovine di noi parole e immagini per l’Aquila
di Giovanni D’Alessandro e Stefano Schirato.
Questo libro è il tributo di due autori abruzzesi, lo scrittore Giovanni D’Alessandro e il fotografo Stefano Schirato, alla tragedia del terremoto che ha colpito la loro terra il 6 aprile 2009. Sulle rovine di noi non ha un taglio saggistico né giornalistico: è agli antipodi dei contributi che quotidiani, magazine e media hanno pubblicato nei mesi scorsi.
Ma cos’è dunque?
È narrativa, scritta e fotografica; un lavoro che si modella sul romanzo non solo per la presenza di tre racconti di Giovanni D’Alessandro, ma anche per la capacità delle dodici foto d’arte di Stefano Schirato di interpellare il lettore e dialogare con i testi. Attraverso gli occhi dei due artisti, il lettore entra nell’immaginario collettivo di questa regione, cui solo due abruzzesi potevano dar accesso.
È un vangelo selvaggio che già dal titolo interiorizza la vicenda per farne un paesaggio dell’anima, terra desolata, grido e incontenibile dichiarazione d’amore. Testi e foto proiettano fuori da questa pagine un Abruzzo elevato a simbolo
della condizione umana, i cui volti e luoghi ritratti si fanno icone, svincolandosi da ogni oggettività, perdendo nome e tratti distintivi. Non è più la cronaca che conta, non sono le singole storie reali, quello che importa è la loro lezione severa, la pietas e la consapevolezza che ispirano.
destinatari
Un libro per tutti; specialmente per chi, a sei mesi dal terremoto, non vuol dimenticare la tragedia.
Gli autori
Giovanni D’Alessandro è nato a Ravenna nel 1955. Laureato in legge, vive e lavora a Pescara. Il suo esordio nella narrativa risale al ‘96, quando ha pubblicato con Donzelli “Se un Dio pietoso”, finalista al “Viareggio” e al “Palazzo al Bosco”, vincitore del “Penne-Mosca” e del “Convegni Maria Cristina”; tradotto in varie lingue e pubblicato in Francia da Flammarion, è stato definito “unico, autentico caso letterario degli anni ‘90 (Avvenire)”;“esperimento più che unico, irripetibile” (l’Espresso);“Romanzo di forte orchestrazione, una sinfonia” (IlSole24Ore). Nel 2004 ha pubblicato con Mondadori il secondo romanzo, “I fuochi dei kelt”, vincitore del premio “Scanno 2005”. A fine 2006 ha pubblicato con Rizzoli “La puttana del tedesco”, vincitore dei premi Maiella 2007 e Bastia Umbra 2007 e attualmente finalista in altri premi. D’Alessandro è anche autore di saggi. Si interessa di letteratura anglosassone e di storia dell’arte. Collabora con vari quotidiani e riviste ed è titolare di due rubriche settimanali sul quotidiano d’Abruzzo “il Centro”. Stefano Schirato nasce a Bologna nel 1974, dove si laurea in Scienze Politiche. Dal 1997 lavora come fotoreporter concentrandosi in particolare su tematiche sociali. Nel 1998 vince una borsa di studio per un workshop con Steve McCurry, fotografo del National Geographic e di Magnum. Nel 1999 per il sostegno di Emergency pubblica il suo primo libro sul dramma delle mine anti-uomo in Cambogia,“Gli occhi della Cambogia”, con una prefazione di Ferdinando Scianna. Nel 2003 un lungo progetto fotografico sulla vita dei marittimi nelle navi sequestrate, viene pubblicato in un libro,“Né in terra, né in mare”, con prefazione di Giuseppe Tornatore, che visionato il lavoro, ne aveva incoraggiato una pubblicazione. Nel 2008 il suo ultimo libro sulla schizofrenia, “Fuori di me”, gli vale il Premio Internazionale Carletti per il fotogiornalismo. Suoi lavori sono apparsi, tra gli altri, su Vanity Fair, Washington Post, Le Figarò Magazine.
Il guardiano dei giardini del cielo rappresenta in modo illuminante la cifra dello scrittore. Il racconto è, per D'Alessandro il luogo interiore dove nasce il suo prototipo che, in quanto tale, contiene l'ideazione narrativa nella sua forma primigenia e più pura. È la secentesca camera ottica del pittore, dove dall'oscuro si genera l'esperimento dell'immagine e del colore. L'umanità, la pietas come dimensione anarchica dell'anima e rivelatrice della sua essenza più misteriosa, la contemplazione di un orizzonte ultraterreno sono i temi di fondo, distinguibili oltre la molteplicità dei soggetti. Lo stile dei racconti privilegia la chiarezza rispetto alla sperimentazione, rinvenibile invece nei suoi romanzi. D'Alessandro professa il culto della pagina nitida, tersa, sorretta da dialoghi veloci. L'obiettivo perseguito è commuovere il lettore, sensibilizzarlo poeticamente a una realtà superiore a ogni parola, farlo innamorare di ciò che legge.