«Nel 1965 il Premio Vann'Antò fu assegnato alle poesie inedite di Giuseppe D'Alessandro da una giuria composta da Carlo Bo, Giacomo Debenedetti, Giorgio Caproni, Salvatore Pugliatti e Salvatore Quasimodo. Le sue poesie sono parole distillate. La novità per lui non sta nelle forme, che sono antiche e classiche, bensì nei connotati umani. I versi sono come cera, plasmabili. C'è l'assillo di un gioco vitale imparato e perduto, senza riuscire né a desiderare né ad apprendere un altro qualsiasi di quelli offerti dal mondo d'oggi». (Walter Pedullà)