Il carteggio completo tra Giulio Andreotti (1919-2013) e Giorgio La Pira (1904-1977) ripercorre intere pagine della storia politica italiana da una prospettiva inedita. Partendo dagli anni Cinquanta, in cui La Pira fu sindaco di Firenze, lo scambio prosegue con la stagione di apertura dell'area di governo italiana alla componente socialista, per finire con il confronto su temi etici quali il divorzio e l'aborto. È un fitto dialogo che non si esaurisce nemmeno di fronte ai più palesi punti di divergenza. Augusto d'Angelo tratteggia nella prefazione due figure politiche certamente differenti nell'atteggiamento e nella vocazione politica: «Nell'uno c'è una radicalità che tenta di travalicare i limiti in nome del primato della persona, per l'altro tutto è realizzabile, ma attraverso un cauto riformismo». Da una parte emerge dunque l'idealismo di stampo segnatamente cattolico di La Pira, guida per ogni sua azione politica, dall'altra il "realismo" di Andreotti, uomo politico concreto seppure non privo di ideali. Prefazione del Card. Matteo M. Zuppi.
Essere preti a Roma dopo il 1870 ha rappresentato una serie di nuove sfide. La città cambiava dimensione. Dall'essere un santuario universale della Chiesa cattolica riconosciuto a livello mondiale Roma era destinata a diventare la Capitale di un Regno giovane che voleva dare una nuova immagine della città: una «città della scienza» da contrapporre a quella dei papi. Ad alcune di quelle sfide hanno provato a rispondere anche i protagonisti dei ritratti di questo volume, preti spesso neanche romani per nascita, che hanno intrecciato la propria vita con quella della Capitale. Le figure presentate in queste pagine, pur costituendo solo una porzione del clero romano che ha accompagnato la vita della Capitale, danno conto di alcuni percorsi esemplari di uomini che nella comune vocazione hanno saputo declinare con creatività risposte diverse alle sfide che la storia di tempo in tempo gli proponeva. Le loro vite e le loro scelte ci forniscono, inoltre, uno sguardo particolare sulle vicende e sui cambiamenti degli ultimi centocinquant'anni della città.
Giulio Andreotti nei primi anni Sessanta era stato avversario della formula di centrosinistra ed all'inizio dei Settanta era contrario ad ogni apertura al PCI. Ma a metà del decennio, per volontà di Aldo Moro, fu chiamato a guidare i governi che si avvalsero dell'astensione e poi del sostegno esterno del PCI. Fu scelto, in uno dei momenti più difficili della storia della Repubblica, come garante della «solidarietà nazionale» nei confronti degli alleati occidentali e verso il fronte interno più problematico, quello della Chiesa cattolica. Ed è su questo tema che, in prevalenza, le pagine di questo volume fermano la loro attenzione. L'interlocuzione a vari livelli con il mondo cattolico permette di comprendere meglio quale sia stato lo sforzo di Andreotti per garantire all'esperimento uno spazio di evoluzione che si giovasse del riserbo della Chiesa e permettesse di contrastare gli avversari della collaborazione con i comunisti. Illumina, inoltre, l'atteggiamento dell'uomo politico nei confronti del PCI nel periodo della «solidarietà». Andreotti sostenne la validità di quella politica anche davanti alla Santa Sede, convinto che, dato il quadro parlamentare e la forza elettorale del PCI, la collaborazione dovesse assumere un carattere strategico per far fronte al risanamento economico-finanziario e rispondere alla minaccia terroristica che contava su una consistente area di fiancheggiamento e di consenso.
La biografia di don Andrea Santoro, ucciso nella città turca settentrionale di Trabzon, l'antica Trebisonda, nel febbraio del 2006. Don Andrea venne ucciso nella chiesa parrocchiale di Santa Maria con un colpo di pistola da un sedicenne fuggito gridando: "Allah Akbar". Il movente è rimasto sconosciuto. Don Andrea era impegnato da anni nel dialogo interreligioso; su di lui, sulla sua morte e su questo libro, Andrea Riccardi ha scritto nella Prefazione: "La morte di don Andrea Santoro getta luce su un'intera vita e spinge a interrogarsi su chi fosse questo personaggio. È un interrogativo che Augusto D'Angelo ha raccolto da storico, attento ai grandi problemi della vita religiosa contemporanea, capace di leggere il tessuto spirituale e umano di una vicenda".
La storia di don Andrea Santoro, ucciso nella città turca settentrionale di Trabzon (l’antica Trebisonda - Mar Nero). Don Andrea Santoro, 60 anni, era della diocesi di Roma ma nella missione in Turchia si interessava del dialogo interreligioso tra cattolici e islamici. È stato ucciso con un colpo di pistola mentre pregava nella chiesa parrocchiale di Santa Maria dove aveva appena celebrato Messa. Secondo i testimoni, l’assassino è un giovanissimo, un sedicenne che è fuggito dalla chiesa gridando “Allah Akbar”, Allah è grande. Ignoto il movente.
Il libro, per la prima volta racconta la formazione di don Andrea, studente a Roma e i motivi della sua scelta di andare in missione. La narrazione centra l’attenzione sulla Turchia e sulla situazione dei cristiani in quella terra. Sono proposte alcune pagine di don Andrea, tratte dal suo diario e dalle sue lettere: ascoltando i bambini, piccole e grandi virtù, pellegrini in Turchia, una testimonianza dall’est della Turchia, dove va la Turchia, lettera a Benedetto XVI
Don Andrea Santoro era nato a Priverno in provincia di Latina, il 7 settembre 1945 ed era stato ordinato sacerdote il 18 ottobre 1970 a Roma per la Diocesi della capitale. Aveva prestato servizio nella parrocchia Ss. Fabiano e Venanzio di via Terni 92, in zona Tuscolana, e nella parrocchia Gesù di Nazareth di via Igino Giordani al quartiere Collatino. Don Andrea è stato parroco nel quartiere di San Giovanni dal ‘94 al 2000, anno in cui era partito per la missione in Turchia. “Non per evangelizzare - ha sottolineato il parroco don Marco che con don Andrea ha collaborato per anni - ma solo per testimoniare una presenza cristiana e accogliere i pellegrini che si recavano in visita alle chiese dell’Asia minore”.
Augusto D'Angelo insegna Storia dei Partiti nella Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Roma «La Sapienza». Dopo essersi occupato a lungo di storia religiosa, negli ultimi anni si è dedicato alla ricerca sul rapporto tra potere politico e autorità religiosa pubblicando, tra l'altro, i volumi De Gasperi, le destre e l'«operazione Sturzo» (2002), Moro, i vescovi e l'apertura a sinistra (2005). E' stato consulente storico di Liliana Cavani per il film RAI Alcide De Gasperi, l'uomo della speranza (2005).