I progressi delle neuroscienze pongono interrogativi che coinvolgono tutti. Il fronte riduzionistico, che imprigiona la comprensione dell'uomo e delle sue facoltà nella sola dimensione cerebrale, sembra aver annientato la singolarità umana, rafforzando l'idea che le scienze e la teologia siano distanti tra loro e antagoniste. Gli studi neuroscientifici, in realtà, mostrano come l'intera e multiforme esperienza del soggetto non sia confinabile nella complessa rete neuronale. La svolta relazionale e l'embodied cognition evidenziano come la vita della mente si costruisce in forma dialogica e attraverso la realtà intercorporea. Le scienze, ritrovando l'unità perduta tra la mente e il corpo, valorizzano la matrice intersoggettiva della vita psichica. Né lo spiritualismo né lo scientismo sono in grado di dare ragione della incommensurabilità dell'uomo. Si delineano, così, nuovi punti di incontro fra le neuroscienze e la teologia, con significative possibilità di pensare l'uomo e la realtà in modi diversi.
Il presente studio affronta la questione dell'anima alla luce degli esiti delle neuroscienze, che hanno l'obiettivo di comprendere e spiegare le facoltà superiori dell'essere umano e la conoscenza dettagliata dei meccanismi cerebrali. I numerosi dati neuroscientifici indicano come la mente non emerga solo dalla somma delle attività neuronali, ma dalla relazione con il corpo, l'ambiente, gli altri. E l'anima? L'originario significato biblico-teologico del concetto di anima esprime una visione unitotale e dinamica dell'uomo: in relazione con sé stesso, con gli altri e con Dio. Nuovi scenari, dunque, sembrano delinearsi: l'esigenza del dialogo tra le diverse scienze per una comprensione globale dell'uomo.
Le scienze umane mostrano un crescente interesse verso la dimensione relazionale e intersoggettiva. La relazione, nel recente passato, era stata pensata, esclusivamente, rispetto all'individuo e all'ambiente. Nuovi scenari si delineano, invece, nel ripensare la relazione, a partire dagli studi neuroscientifici; cosicché, essa non si confonde più con l'io né con l'altro, ma, si costituisce come dimensione terza. Il dialogo con il sapere teologico, poi, evidenzia come la relazione sia la dimensione costitutiva dell'uomo. La costruzione del nuovo umanesimo, pertanto, necessita dell'attenzione alle molteplici dimensioni umane. Nell'incontro con Gesù, Dio dell'uomo, infine, l'uomo stesso può pensarsi in una prospettiva salvifica. È l'identità di Gesù, in quanto figlio, a rivelare, infatti, che l'identità umana non è assoluta autonomia individuale, ma un continuo riceversi dall'Altro. È alla luce dell'Altro che l'io si percepisce, si delinea e si comprende.