"Da anni lavoriamo sulle carte dell'archivio di Fabrizio De André, eppure siamo costantemente sorpresi da nuove scoperte e costretti a confessarci ogni volta che "era molto più curioso" di noi. Leggere le sue carte significa scorrere quaderni, fogli sparsi, libri, agende, buste, sacchetti per rifiuti messi a disposizione da compagnie aeree... vuol dire sfogliare qualsiasi pezzo di carta sul quale potesse appuntare un'immagine nell'istante stesso in cui affiorava. Un caleidoscopio di frasi all'apparenza casuali che tuttavia ci restituiscono il ritratto della sua fede laica nella pietas umana, l'anarchia di chi è libero dagli abusi di potere e il sarcasmo ironico tipicamente ligure. Sorridiamo con le sue rime goliardiche o i "pensierini" scritti per puro gusto del divertimento. Siamo costretti a fermarci e riflettere quando invece "il pensiero e la scrittura diventano grido, insulto o lacrime di rabbia". O, a parer nostro, sollievo. Fabrizio annotava in maniera istintiva e quasi maniacale impressioni, ricordi, detti popolari imparati nei carruggi di Genova o appresi dai contadini della Gallura, ricette, citazioni. In questo mare di appunti si trovano le idee che avrebbero dato vita alle sue canzoni, trasformate poi nelle parole che potevano essere collocate negli "spazi stretti" lasciati dalla musica grazie ad un lavoro di artigiano meticoloso e alla ricerca di un solo termine, il migliore e più agile, in grado di restituire tutta l'idea originale.
Il libro raccoglie ricordi personali (tra cui uno di Guccini bambino in tempo di guerra) e canzoni, dalla "Leggenda di Natale" di De Andrè a Venditti e Baglioni, compreso il celebre "Natale" di De Gregori: "C'è la luna sui tetti e c'è la notte per strada, le ragazze ritornano in tram, ci scommetto che nevica: tra due giorni è Natale. Ci scommetto dal freddo che fa. E da dietro la porta sento uno che sale, ma si ferma due piani più giù. E un peccato davvero, ma io già lo sapevo che comunque non potevi esser tu. E tu scrivimi scrivimi se ti viene la voglia e raccontami quello che fai..."
Una donna semina il grano. Gli uomini fuggono dalla guerra. Un bambino raccoglie ciliegie e piume d'uccello e Angiolina cammina, cammina sulle sue scarpette blu. Carta dopo carta, appaiono tanti altri personaggi: Madamadorè, il gallo, la madre nata ridendo; un pilota biondo e il disco d'orchestra che gira veloce... Età di lettura: da 4 anni.
Al ritmo del Marcondiro, i più piccoli cantano: "Se verrà la guerra, chi ci salverà?" E in coro rispondono: "Ci salverà il soldato, che la guerra non vorrà". Ma gli uomini non sono tutti buoni. E il buon Dio non vuol vedere gli eserciti distruggere la Terra. A consolarci rimarranno solo i fiori, i boschi e le stagioni. Con i bambini, che trasformeranno il mondo in una gran giostra... In allegato il CD che contiene la canzone originale. Età di lettura: da 5 anni.
Poeta della canzone. Hanno sempre detto così di Fabrizio De André. Per questi testi così diversi da tutti gli altri. Testi che non parlavano solo di amori perduti e disperati, ma anche di diseredati, uomini persi, emarginati, prostitute e personaggi che appartenevano a un mondo di cui nessuno sapeva occuparsi. In questo senso De André è stato un poeta: nel senso più vero del termine. E' dunque giusto ripercorrerli, questi versi in musica, in ordine cronologico, trovando nessi e corrispondenze, influenze letterarie e musicali. E cercando di capire perché un uomo che ha fatto della musica il suo mestiere è riuscito a lasciare dei versi che reggono il tempo anche da soli. In allegato un video con alcune interviste e le sue canzoni più famose.