Un detective colto, un po' malinconico, fine psicologo e abile nel districarsi tra i misteri di un'Italia su cui pesa la cappa del Regime fascista: il commissario De Vincenzi ha poco a che spartire con i protagonisti della narrativa poliziesca inglese o americana. Eppure, nel rispetto delle regole del genere, l'eroe di Augusto, De Angelis riesce sempre a venire a capo dei casi che gli vengono assegnati. Nel primo romanzo di questa raccolta, "La barchetta di cristallo", De Vincenzi si trova, a indagare tra l'aristocrazia e i bassifondi della sua Milano, sulle tracce di un apparentemente banale soprammobile cinese. "Il mistero di Cinecittà" vede invece il poliziotto prendere servizio a Roma, dove dovrà seguire la scia di sangue di un assassino seriale. Da queste inchieste - cocktail perfetti di noir, commedia e disincantato realismo - sono stati tratti due episodi della seconda serie televisiva del 1977 interpretata da Paolo Stoppa.
"Egli sempre procedeva soprattutto per intuizione. Non credeva all'evidenza degli indizi, alla certezza delle prove. Nessuna prova era certa. Nessun delinquente firma il suo delitto. Il caso lo firma". È un modo di muoversi e di pensare, quello del commissario De Vincenzi, che sfugge a ogni modello di detective fino a quel momento prevalente. Il suo creatore, Augusto De Angelis, in questo Sei donne e un libro, datato 1936, più di altre volte si sofferma a descriverlo. È un poeta, professionalmente e politicamente tiepido se non scettico; di letture eretiche per l'epoca. Ma quanto il suo creatore De Angelis possa qualificarsi come la fonte originale del giallo all'italiana, si apprezza soprattutto nelle ambientazioni e nelle atmosfere in cui fa muovere il suo investigatore: una Milano consapevole di essere moderna, che sta scoprendo di essere metropoli, animata dalle sculture meticolose di ogni personaggio che formano sempre dei piccoli spaccati sociali. Le sei donne del titolo sono quelle che hanno circondato il professor Ugo Magni, medico di successo, senatore, "un vittorioso, un fortunato della vita". Viene trovato ucciso nei locali di una piccola libreria. C'è un libro scomparso, conventicole dedite a spiritismo e una strana premonizione affidata a dei ferri chirurgici recapitati in questura dentro un camice bianco. De Vincenzi indaga tra interni Déco con dame stupende, tra esterni affaccendati e case di ringhiera in un universo di portinaie e popolani.
"Il banchiere assassinato" (anno 1935) è il primo romanzo della serie il commissario De Vincenzi e di cui si apprende subito il vero interesse, la poesia, e le letture un po' eccentriche per un poliziotto del Ventennio. Tra di esse Freud. E ciò preannuncia il suo sommo strumento investigativo: l'intuizione psicologica e l'osservazione dell'involpntario da cui emerge l'indizio segreto. È notte nel suo ufficio, quando irrompe l'amico Giannette Aurigi, un ricco flaneur, ridotto indebitato. Arriva una telefonata: c'è un morto in via Monforte, è il banchiere Mario Carlini. Proprio nell'appartamento dell'Aurigi e il cadavere è quello del suo principale creditore.
Il commissario De Vincenzi non fa il duro all'americana, non deduce come Sherlock Holmes, non è un rigoroso razionalista modello Poirot. Semplicemente indaga nel mondo variegato e cosmopolita della vera Milano anni Trenta del Novecento. "Mi sono proposto - scriveva De Angelis - di fare romanzi polizieschi in cui le persone vivono secondo natura": e nacque il primo poliziotto del giallo all'italiana. Il volume raccoglie tre storie. "Il candeliere a sette fiamme": un cadavere di un uomo di incerta nazionalità, in un piccolo albergo di Milano, introduce De Vincenzi in una vicenda di spionaggio, che attraversa il Mediterraneo, legata all'incipiente questione palestinese, con sprazzi teatrali tenebrosi e quasi gotici; curiosamente, tra inglesi ebrei arabi e tedeschi, personaggi positivi sono gli ebrei e gli inglesi, detestabili i tedeschi. "La barchetta di cristallo": un prezioso gingillo è l'unico collegamento tra le due dimore e i due stili di vita su cui sembra sospesa la strana morte del vecchio marchese: De Vincenzi si attacca ad esso, troverà un altro cadavere e un lontano inizio. "Giobbe Tuama & C.": nel pieno della Fiera del libro di Milano, con la sua atmosfera laccata e mondana, spunta un cadavere scomposto "come un fantoccio mostruoso": Giobbe Tuama, alias Jeremiah Shanahan e chissà chi altri ancora, venditore di bibbie, usuraio. Ma chi era veramente? La sua morte si trascina dietro altre vittime. De Vincenzi si impegola in una strana setta e in moventi sepolti nel tempo.