"Les duels à mort s'intitola un quadro enigmatico del Pictor Ænigmaticus per antonomasia. Che allude forse a una fantasque escrime tutta interiore: quella, nel de Chirico anni Venti, fra il suo «ritorno al mestiere» contro la «dittatura dei modernisti», e la propria vocazione «metafisica», cioè la sua originaria ispirazione "filosofica" e "poetica". Prima che il Pictor quadrasse il suo cerchio, e inventasse l'autoironica Neometafisica dei suoi ultimi anni, nel 1958 si troverà a spiegare le ragioni della propria "svolta" - già esposte in una serie di occasioni polemiche - in una conferenza a Torino (la città d'Italia che più aveva contato nella sua formazione). Quella sera lo ascoltava un giovane destinato a un grande futuro, e che sul momento trovò vergognose le intemerate di de Chirico contro il «partito politico» dell'arte moderna; ma a posteriori Giulio Paolini finirà per far sua, a modo suo, la "metafisica" «ritirata» di quello che finirà per definire il proprio «illustre modello». Comincia così un'avventura, quella del duello a distanza dei due «Grandi Metafisici», che questo libro ricostruisce, accogliendo pure una ricca sezione di d'après del secondo dal primo. Alle considerazioni di Paolini su de Chirico fa riscontro una scelta di testi teorici di quest'ultimo, che mettono a fuoco la relazione fra concetto e tecnica, «cervello» e «mano»: primo «diaframma» che lega fra loro i due artisti. E che si concludono con la trouvaille delle parole dette da de Chirico quella sera a Torino: punto di congiunzione astronomica fra due dei massimi artisti della nostra modernità, che la modernità congiuntamente hanno messo a morte". (Andrea Cortellessa)
Questo volume, curato da Andrea Cortellessa, raccoglie in modo documentato e rigorosamente filologico, tutti gli scritti teorici di Giorgio De Chirico (Volos 1888-Roma 1978), il padre della pittura metafisica. Dai manoscritti della collezione Paul Eluard agli articoli ospitati, nei primissimi decenni del Novecento, sulla rivista di Mario Broglio "Valori Plastici", dai frammenti ferraresi alla lettera a Breton sull'importanza del "mestiere", dal "Piccolo trattato di tecnica pittorica" al saggio sul silenzio, si compone qui il mosaico intellettuale di una monumentale coscienza d'artista, suggestionata dapprima dalle avanguardie storiche (di cui De Chirico fu protagonista centrale) per poi ritirarsi in se stessa, in una rarefazione concettuale che fa da pendant alle ultime opere e allude a uno sviluppo futuro di cui ancora oggi artisti e studiosi continuano a cogliere i frutti.
Giorgio de Chirico, così come si considerava un grande pittore, allo stesso modo si considerava un grande scrittore. L'anno 1945 è l'anno che de Chirico dedica alla definizione di se stesso: l'anno dell'esposizione a Roma dell'"Autoritratto nudo" e dell'esecuzione dell' "Autoritratto in costume del '600", ma soprattutto l'anno della prima edizione di "Memorie della mia vita", l'opera che, ripercorrendo le tappe della sua vita e quelle perfettamente coincidenti del suo lavoro artistico, ci mette in contatto con la sua arte. Il libro è strutturato in due parti: la prima ripercorre la vita del pittore dalla sua adolescenza fino alla consacrazione in Maestro da parte delle avanguardie e si conclude nel 1945, anno della pubblicazione oltre che delle Memorie anche del romanzo autobiografico "Une sventure de Monsieur Dudron" e del saggio "Commedia dell'arte moderna"-, la seconda, datata 1960, separata dalla prima da una serie di documenti, lettere e appunti di de Chirico, riprende il racconto della sua vita da dove l'aveva interrotta, cioè tredici anni prima. Un saggio dal titolo "Tecnica della pittura", la Biografia e la Bibliografia essenziale degli scritti di de Chirico concludono il volume che presenta altresì un'Introduzione di Carlo Bo e una Postfazione di Paolo Picozza.
Giorgio de Chirico, così come si considerava un grande pittore, allo stesso modo si considerava un grande scrittore. Dei libri che ci ha lasciato, "Hebdomeros", l'inedito "Il Signore Dudron" e "Memorie della mia vita", non c'è dubbio che sia quest'ultima l'opera più importante, e non soltanto per ragioni storiche, ma perché, ripercorrendo le tappe della sua vita e quelle perfettamente coincidenti del suo lavoro artistico, de Chirico aveva modo di sentirsi ancora una volta al centro del mondo e della storia dell'arte. Inoltre il libro delle "Memorie" ci mette immediatamente in contatto con la sua arte di 'pictor optimus', svelandoci i motivi della sua lunga polemica con tutto quello che veniva fatto dai suoi contemporanei.