La crisi tra governo fascista e Santa Sede sulla questione razziale, dalle politiche antiafricane in Etiopia al varo della campagna antisemita, sino alla controversia sui matrimoni misti e alla morte di Pio XI, è ricostruita, in questo libro, attraverso l'analisi di documenti italiani e di quelli vaticani. I passi diplomatici con cui la Santa Sede tentò di bloccare l'adozione in Italia delle leggi razziali, e il dibattito che si sviluppò in Vaticano nel merito delle teorie e delle politiche razziali del fascismo, trovano qui la giusta collocazione nelle vicende storiche di quegli anni. In particolare,è posto in risalto lo scarto esistente tra le posizioni di principio espresse da Pio XI e da L'Osservatore Romano, che condannarono chiaramente l'antisemitismo e il razzismo, e l'azione diplomatica della Santa Sede, ispirata alla logica del realismo e tesa alla ricerca di compromessi che potessero soddisfare almeno - l'unica richiesta basata su un appiglio giuridico, quella di non toccare la normativa matrimoniale, disciplinata dai patti concordatari.