"L'immagine-movimento" e "L'immagine-tempo", i due volumi che il filosofo francese Gilles Deleuze ha dedicato al cinema, hanno radicalmente cambiato, all'inizio degli anni Ottanta, il modo di pensare l'arte cinematografica, la sua teoria e la sua storia. L'incontro originale fra filosofia e cinema ha dato vita ad un'opera concettualmente ricca e complessa, la cui influenza si è andata via via facendo sempre più grande fino ad imporsi come un punto di riferimento, fra i più significativi, nel dibattito teorico e critico contemporaneo. Il libro di Roberto De Gaetano prova a individuare e tracciare le direttrici fondamentali dell'opera di Deleuze, presentandone le istanze problematiche più rilevanti: movimento di accompagnamento, da un lato, e problematizzazione critica, dall'altro.
Eyes Wide Shut, Millennium Mambo, Lost in Translation, Elephant, In the Mood for Love, A History of Violence, Kill Bill, Il caimano, sono i film di cui si parla in questo piccolo volume. Partire dalle opere per pensare la contemporaneità, costruirne una mappa concettuale e stilistica, non significa tornare indietro alla questione del testo e dell'autore. Tutt'altro, significa partire dall'espressione, dai segni, perché è solo lì, nel gioco fra prossimità e distanza istituito dal segno, che vediamo e sentiamo l'emergere del contemporaneo. Una cartografia del cinema contemporaneo non può che essere anche una cartografia del mondo contemporaneo, dei sentimenti e delle immagini che lo compongono.
Il tempo è molteplicità e variazione. Pensare il tempo nel cinema contemporaneo significa seguire dei passaggi, tracciare delle mappe, individuare dei percorsi. Il problema del tempo al cinema non è più pensabile secondo il rapporto tra il Tempo (entità astratta) e il Cinema (macchina da film). Il tempo e il cinema sono effetti, non cause: il tempo è i concetti che, di volta in volta, lo hanno costituito; il cinema è il territorio "aperto" dai film. Il tempo e il cinema vengono "dopo" e non "prima" e in quanto tali delineano una geografia piuttosto che una storia, una cartografia piuttosto che una cronologia (la nozione di mondo sostituisce quella di autore). La molteplicità delle figure del tempo nel cinema contemporaneo va dalla malinconia (Terence Davies) alle cesure del tempo (Olivier Assayas), dalla dialettica della prassi (Edgar Reitz) al rapporto con l'eterno (Wim Wenders), dall'intemporalita delle pulsioni (Peter Greenaway) al tempo sub-organico (Quentin Tarantino).