Può un filosofo vissuto venticinque secoli or sono fornire un antidoto all'individualismo sfrenato e all'infelicità oggi dilaganti? Pietro Del Soldà ne è convinto: Socrate, pensatore sempre inattuale, proprio per questo è in grado di provocarci in ogni tempo. L'autore rilegge la visione socratica quale via per abbattere le innumerevoli barriere che poniamo tra noi e gli altri: sul piano individuale, dove l'abitudine a indossare maschere rischia di annullare «gli strati profondi del nostro essere», producendo un'esplosione di solitudine; a livello politico, dove il singolo individuo è ormai separato dalla società, dalle istituzioni e da ogni autorità esterna, vissuta come oppressiva; sul piano comunitario, dove tanti «Noi» si contrappongono a quanti, di volta in volta, individuano come i «diversi». Immaginando il dialogo tra Socrate e una galleria di personaggi emblematici (il ragazzo convinto che quello che fa nella vita non abbia nulla a che vedere con ciò che è nel profondo, il cittadino sfiduciato, lo scienziato ricco di un sapere astratto, il razionalista cinico ecc.), il volume lancia una sfida avvincente alla ricerca non della ricetta unica per tutti, ma di una via per ciascuno alla felicità.
È possibile cercare in Platone un aiuto alla felicità? Cosa può dare un testo di venticinque secoli fa alla ricerca di felicità e di senso, condizionata storicamente e culturalmente? E soprattutto, se l'analisi di un testo filosofico è un'operazione teorica, solitaria, "razionale" e dunque astratta, che cosa si può ricaavare circa lo star bene in questo mondo, o circa il rapporto con la politica, la giustizia, la verità, l'amicizia, la bellezza? Questo libro è la traccia scritta di una ricerca che dà risposta positiva a simili domande. Non si tratta di scoprire "che cosa ha detto Platone", ma di lasciar emergere una tensione nascosta nella scrittura, una "verità non scritta", una "forza viva", un'azione che la scrittura può esercitare su ognuno.