La Siria è diventata l'epicentro di un conflitto globalizzato che oppone da una parte i democratici alle dittature nazio¬naliste e ai fondamentalisti islamisti, e dall'altra l'asse sciita ? fra cui il regime di Bashar al-Assad, Hezbollah e l'Iran ? a quello sunnita, sempre più totalitario. Di quest'ultimo è parte il neo-califfato, lanciato all'assalto del mondo intero. Aggirando le trappole del manicheismo e del moralismo, Randa Kassis e Alexandre del Valle offrono un'analisi storica e so¬ciale del caos siriano, dimostrano che l'Occidente ha sbagliato nel promuovere la "primavera araba" ? rapidamente tra-sformatasi in un "inverno islamista" ? e propongono soluzioni per una transizione siriana e la pace basate sul pragmatismo e sul dialogo politico. Nessuna soluzione potrà mai trovarsi in Siria ? sostengono gli autori - escludendo dalla concertazio¬ne la Russia, l'Iran e lo stesso regime di Damasco, il quale non è solo "parte del problema" ma anche "della soluzione".
IL LIBRO
Prefazione di Magdi Cristiano Allam.
L’Occidente è sotto attacco. Mai nella sua storia è stato così odiato. Mai è stato oggetto di un fuoco concentrico così insistente. I tre totalitarismi più pericolosi – l’islamismo fondamentalista, il comunismo rivoluzionario, il neonazismo razzista – dichiarano di avere lo stesso nemico: le democrazie occidentali (Europa, Stati Uniti, Israele), fondate sull’inviolabilità dei diritti dell’individuo, sulla laicità dello Stato e sulla separazione dei poteri. È un conflitto che ha conosciuto la sua prima fase nel corso della seconda guerra mondiale, con l’alleanza antisemita tra il Gran Muftì di Gerusalemme e Hitler, e che periodicamente deflagra in attentati e azioni sensazionali in ogni parte del mondo. L’opinione pubblica internazionale ha preso drammaticamente atto di questa minaccia l’11 settembre 2001 con la caduta delle Torri Gemelle. In realtà, spiega l’Autore, l’alleanza fra l’Islam radicale e gli opposti estremismi sta lentamente e inesorabilmente cambiando la fisionomia stessa dell’Occidente, in particolare dell’Europa. La «conquista» musulmana (innanzitutto demografica, poi culturale, politica, giuridica) in atto da alcuni decenni, il negazionismo, l’anti-imperialismo, il rifiuto del mercato, la sotterranea azione di lobby dell’OCI (la Conferenza islamica) all’interno dell’ONU disegnano nuove alleanze, ribaltano equilibri consolidati, dividono l’Occidente.
La straordinaria capacità documentaria e analitica di Del Valle – già apprezzata da intellettuali quali Oriana Fallaci e Bat Ye’or – compone un quadro storico che va dal Terzo Reich agli avvenimenti più recenti e disegna una mappa della guerra contro le democrazie che va dal Vicino Oriente all’Iran di Ahmadinejad, dall’Arabia Saudita al Sud America di Hugo Chávez e Evo Morales, dalla Cina alla Bielorussia di Lukashenko, senza escludere le schegge impazzite presenti in Europa come negli Stati Uniti, nella Sinistra e nella Destra.
L'AUTORE
Alexandre Del Valle è un politologo, giornalista e saggista francese. Docente di geopolitica dell’Islam all’Università europea di Roma, ricercatore associato all’Institut Choiseul, uno dei principali think tank francesi, e membro del gruppo di lavoro di Magdi Cristiano Allam al Parlamento europeo, Del Valle collabora con importanti pubblicazioni francesi e israeliane («France-Soir», «Israel Magazine» e «Politique Internationale»). Tra i suoi numerosi libri ricordiamo: Perché la Turchia non può entrare in Europa e Il totalitarismo islamista. All’assalto delle democrazie. Alexandre Del Valle è unanimemente riconosciuto come uno dei massimi esperti della geopolitica e dell’integralismo islamico.
"Meglio avere la Turchia dalla nostra parte piuttosto che contro". Un'affermazione che è forse all'origine della bizzarra decisione presa dalla Commissione europea, nel 2005, di aprire i negoziati per l'ammissione di Ankara nell'Unione. Sono state infatti "dimenticate" le condizioni poste dal Parlamento europeo nel 1987, che imponevano alla Turchia - oltre al ritiro immediato delle truppe da Cipro - il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno, il rispetto dei Diritti dell'uomo, l'interruzione immediata di ogni atteggiamento persecutorio nei confronti delle minoranze cinico-religiose anatoliche. Perché questa strana indulgenza, che contraddice gli stessi principi democratici su cui è fondata l'Unione europea? A favore giocano certamente l'appartenenza della Turchia alla NATO, il suo ruolo di attore strategico nell'ambito delle dinamiche mediorientali, nonché la prospettiva dell'apertura di un nuovo, popoloso mercato per gli Stati europei in cerca di consumatori. Ma proprio l'aspetto demografico dovrebbe invece preoccuparci, avverte l'autore. Perché nel 2020 la Turchia potrebbe avere 90 milioni di abitanti e, quindi, il maggior numero di parlamentari europei. L'Unione avrebbe di conseguenza tra i suoi Stati membri un paese islamico in grado di far valere a livello legislativo istanze religiose e culturali totalmente estranee alle tradizioni del nostro continente. (Prefazione di Roberto de Mattei)