Duccio Demetrio (un uomo-non padre) e Francesca Rigotti (una donna-madre) sono accomunati da un "non più" che vale per chi i figli non li ha più presso di sé e per chi di figli non ne ha avuti e non ne potrà-vorrà più avere. Queste due condizioni convergono in un "senza figli" che è uno dei tratti caratteristici delle società contemporanee e che costituisce il tema di riflessione di questo volume. Con intelligenza e senza indicare facili soluzioni, gli autori indagano per la prima volta la condizione umana definita dall'essere "senza figli", insistendo sulla specificità e anche sul dolore provocato da tale stato, in un momento in cui si parla soltanto di legami non rescissi, di genitorialità permanente, di autonomia mancata.
"Misericordia" è oggi sinonimo di pietismo, paternalismo, buonismo. La virtù predicata da Gesù nel discorso della montagna è, per il comune sentire contemporaneo, un valore socialmente dubbio, sospetto quanto meno di falsa generosità e di altruismo autogratificante. Nel nostro mondo dominato dalla razionalità tecnologica si è infatti prodotta una separazione fra l'amore e la giustizia: il primo è diventato sentimentale e irrilevante, la seconda astratta e calcolatrice. E la nozione di carità, che originariamente traduce un tema di assoluta profondità teologica, è ridotta al banale significato di elemosina e beneficenza. A sgomberare il campo da questi equivoci e fraintendimenti provvedono - in questo secondo volume della collana dedicata alle beatitudini - un teologo e un filosofo. I due autori ricollocano la misericordia nel giusto ambito religioso e antropologico-culturale. Sequeri ne mette in rilievo il fondamento teologico, la sua profonda consonanza con l'agape (nell'accezione paolina, ripresa da Benedetto XVI nell'enciclica "Deus caritas est"). Demetrio, con un approccio più esistenziale, ne sottolinea il valore intimamente umano e universale, sia per i credenti sia per i non credenti "nobilmente pensosi".
Questo libro, con un linguaggio pacato e lineare, a tratti poetico, si propone di distinguere tra ateismi e convinzioni ispirate a forme, antiche e attuali, della religiosità. In queste ultime la categoria di «divino» è presente sottoforma di rispetto nei confronti della natura, cura dell’uomo, inquietudini dell’intelletto, giustizia e ricerca della verità. Anche tali forme di religiosità contemplano pratiche ascetiche quando le donne e gli uomini increduli, ben lungi dal dedicarsi ad esse solo per edonismo o felicità illusorie, si rivolgono alla solitudine, al silenzio, alla scrittura per vivere più intensamente il mistero di esistere.
Destinatari
Tutti coloro che sono interessati al dialogo tra credenti e non credenti.
Autore
DUCCIO DEMETRIO, professore ordinario di filosofia dell’educazione e della narrazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca, ha fondato la rivista «Adultità» e la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR) dove, più di recente, ha dato vita all’Accademia del silenzio (www.lua.it). Tra le sue recenti pubblicazioni segnaliamo: Filosofia del camminare. Esercizi di meditazione mediterranea, Cortina, Milano 2005; Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Cortina, Milano 2007; La vita schiva. Il sentimento e le virtù della timidezza, Cortina, Milano 2007; La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali, Cortina, Milano 2008; Ascetismo metropolitano. L'inquieta religiosità dei non credenti, Ponte alle Grazie, Milano 2009; L'educazione non è finita. Idee per difenderla, Cortina, Milano 2009; L’interiorità maschile. Le solitudini degli uomini, Cortina, Milano 2010.
In cosa consiste la vita interiore? Ed è davvero destituito di senso il luogo comune secondo cui gli uomini rifuggono ogni confronto con la propria interiorità? Che i maschi, nella grande maggioranza, siano poco disponibili alla riflessività, più protesi verso l’“esterno”, pare incontestabile. Evitano di porsi le domande più ineludibili, di confrontarsi con la sensibilità femminile, che include l’ascolto e la cura, temendo una crisi di immagine o di identità.
L’importanza di riscoprire il valore antico della solitudine degli uomini, condizione senza la quale non si educa la propria interiorità, è il tema di questo libro, che suggerisce come perseguire una forma di virilità più problematica e profonda, e al tempo stesso più generosa ed eroica.
Duccio Demetrio insegna Filosofia dell’educazione all’Università di Milano Bicocca. Nella collana Minima ha pubblicato, tra gli altri, Filosofia del camminare (2005), La vita schiva (2007) e L’educazione non è finita (2009).
L'educazione non può finire perché senza educazione non avremmo futuro. Ridiscuterne il senso è l'obiettivo di questo libro, che ne indaga le finalità, le radici filosofiche, pedagogiche ed etiche, alle quali va al più presto riconsegnata. L'educazione è più dell'istruzione, è una dimensione ineliminabile, invisibile e concreta, della vita di tutti. Per questo è indispensabile tornare a discutere delle mete irrinunciabili cui un'educazione interrogata in profondità è chiamata a ispirarsi. Duccio Demetrio insegna filosofia dell'educazione all'Università di Milano Bicocca. Nella collana Minima ha pubblicato, tra gli altri, "Filosofia del camminare" (2005) e "La vita schiva" (2007).
Per chiunque abbia compiti professionali di cura, il volume rappresenta un contributo volto a mostrare quanto lo scrivere di sé aiuti le persone a superare le difficoltà senza smarrire se stesse. Promuovendo il pensiero e la creatività individuali, la scrittura autobiografica si sta sempre più rivelando una pratica di cura efficace per attenuare la sofferenza di persone affette da patologie psichiatriche. Il testo è però dedicato soprattutto a chi, non affetto da patologie conclamate, attraversi momenti difficili della propria vita: lutti, malattie, passaggi d'età, stati depressivi temporanei.
La timidezza oggi non è di moda. L'essere timidi è ritenuto spesso uno svantaggio, persino una malattia, una paura di vivere, un sottrarsi alle competizioni. L'aggressività, il farsi largo non le appartengono, non contraddistinguono l'uomo e la donna sempre un po' in disparte, il cui ritrarsi è indizio di pacatezza e riserbo. Questo libro controcorrente non vuole dare consigli per superare un tratto così intensamente umano. Sta invece dalla parte di chi ancora arrossisce, e considera la timidezza una sensibilità da valorizzare, un intreccio di virtù - saper tacere, essere discreti - che si traducono in un modo più luminoso di stare al mondo.
La filosofia è nata in cammino. Si è perfezionata con Socrate nelle strade di Atene, nelle dispute sotto i portici dell'Accademia di Platone, nei giardini di Epicuro, nelle agorà di Alessandria e, in seguito, nella quiete dei chiostri monacali. Questo libro non si limita a rintracciare i momenti più suggestivi di tale storia. Suggerisce piuttosto al lettore di riscoprire il piacere del camminare meditabondo, senza preoccupazione per un itinerario prestabilito, per ripensare alla propria esistenza e guardare con occhi diversi le cose e il mondo.