"Ogni forma di progresso, sia teorico sia pratico, è sempre nato da una precisa attività umana: la ricerca di quelle che io chiamo 'buone spiegazioni'. Pur essendo una caratteristica unica della nostra specie, la sua efficacia riflette anche una verità fondamentale a livello non umano e cosmico: infatti si conforma alle leggi universali della natura che sono, sotto ogni punto di vista, buone spiegazioni. Questa relazione immediata tra il cosmico e l'umano ci fa intuire quale ruolo importante abbiamo noi nello schema universale delle cose. Il progresso deve per forza terminare, magari per colpa di una catastrofe, o semplicemente per esaurimento, oppure non ha mai fine? La risposta giusta è la seconda. L'infinito nel titolo del libro si riferisce proprio a questa illimitatezza. Spiegarne le ragioni, e le condizioni sotto le quali il progresso può o non può avvenire, ci porterà in un viaggio attraverso quasi ogni campo fondamentale della scienza e della filosofia. Da ciascuna di queste discipline impareremo che il progresso, pur non dovendo necessariamente finire, ha una causa originaria, o comunque una condizione necessaria perché inizi e si sviluppi. Ogni disciplina, dunque, vede dalla propria prospettiva un 'inizio dell'infinito'. A un esame superficiale può sembrare che si tratti di eventi non legati tra loro, ma in realtà sono aspetti diversi di un unico attributo della realtà, che io chiamo l'inizio dell'infinito."