Per Qoèlet "tutto è vanità". Ma aggiunge: "Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché qui sta tutto l'uomo". Il timore non è la paura di Dio ma il riconoscimento della sua alterità e la consegna di sé alla sua gratuità che responsabilizzano e trasformano l'inconsistente in consistente. Se le parole dei saggi - i saggi che hanno impresso la loro saggezza nei versetti biblici sono un pungolo è perché quelle parole custodiscono la luce che trasforma l'inconsistenza umana in consistenza per grazia.
Il popolo d'Israele nasce ai piedi del Sinai quando riceve da Dio la Torah, patto di nozze (ketubah) donato dal Signore e accolto nella libertà. Da quel momento, per comprendere l'ebraismo è necessario fare riferimento alla Legge, al popolo che la mette in pratica quotidianamente e alla terra d'Israele, unico luogo in cui tutti i precetti possono essere vissuti. A questa triade fondamentale è dedicata la prima parte del volume, mentre la seconda si sofferma sulle due dinamiche fondamentali della vita liturgica ebraica: la benedizione, che colloca il rapporto con il creato in una dimensione religiosa, e il memoriale, che attualizza la storia di salvezza rendendola presenza viva per ogni ebreo.
Dio vuole un mondo di poveri o senza poveri? Dalla Bibbia al concilio, da Giovanni XXIII a papa Francesco queste pagine ci descrivono una chiesa che, oltre a lottare contro la povertà, è chiamata a essere essa stessa povera e a stare con i poveri, perché Dio non si rassegna alla de-creazione del mondo, ma fa dei poveri i soggetti di una nuova creazione.
Dio rinuncia alla sua onnipotenza per fare essere l'uomo come altro da sé e come suo partner: è questo l'impensabile dell'Occidente, pensato narrativamente solo dalla Bibbia, che nelle pagine di questo libro torna a risuonare con una proposta ermeneutica alternativa e un linguaggio inedito appassionante. Il titolo del libro allude a questo impensabile alla cui luce vengono ridisegnati i vari "volti" di Dio e ripensati i grandi temi della Bibbia. Si propone così una nuova teologia biblica che prende le distanze dall'ellenizzazione del Dio ebraico-cristiano e apre a un umanesimo e a un'antropologia incentrati sulla gratuità, sul perdono e sulla giustizia. L'approdo ultimo è il volto di Dio come Amore e come Dio del silenzio, poiché la parola definitiva di fronte a Dio è il silenzio adorante e operante. Ciò non esclude - anzi esige - la parola di Dio e su Dio, ma la sottrae alla tentazione dell'idolatria che la perverte.
"Signora", "santa" e "altissima", la povertà francescana è stata spesso fonte di conflitti interminabili dovuti al modo di interpretarla. Cos'è infatti la povertà? Perché per Francesco è così importante e dirimente? In cosa, per lui, differisce dalla povertà praticata dagli eremiti e dai cenobiti? Soprattutto qual è il suo rapporto con il Cristo, il messia inauguratore dei tempi nuovi? Confrontandosi con tali interrogativi, Carmine Di Sante propone una chiave di lettura della povertà francescana che ne individua il senso nella categoria della disappropriazione, istitutiva di una "economia" la cui legge è quella del dono e della giustizia. Nella radicalità di questa ermeneutica si comprende perché la povertà francescana dischiude una nuova forma dell'umano un nuovo modo di abitare il mondo - che mai come oggi appare attuale, come possibile via per uscire dalla crisi della civiltà in atto, alla ricerca di un umanesimo e di un'antropologia alternativi alla volontà di potenza e di dominio.
È da più di un millennio che la tradizione cristiana legge la passione di Gesù con la categoria sacrificale:‘’Cristo ci ha redenti con il suo sangue’’,‘’ci ha liberati dal peccato con la sua morte’’,‘’ha espiato con la sua sofferenza la colpa umana’’,‘’è morto sulla croce per salvare il mondo’’. Espressioni entrate profondamente nel linguaggio teologico, liturgico e catechetico che spesso hanno creato l’immagine di un Dio crudele e violento che, per essere placato nella sua collera, ha mandato a morire il figlio.
In questo libro toccante, disarmante, scritto con la passione della fede cristiana e con la lucidità della intelligenza antropologica moderna (Elmar Salman, dalla prefazione) Carmine Di Sante opera un radicale ripensamento di queste categorie e, alla luce degli studi più recenti, propone una chiave diversa. Partendo dalle fonti evangeliche, la passione di Gesù è riletta come evento di nonviolenza e di perdono — nel senso di dono all’ennesima potenza — con cui Gesù, in obbedienza al Padre, sottrae alla violenza la pretesa di essere la parola ultima e sovrana dell’umano, inaugurando così i tempi nuovi della fraternità e della pace come possibilità affidata alla responsabilità indeclinabile di ognuno.
Conoscere Gesù vuol dire incontrarsi con Gesù attraverso la lettura e la conoscenza personale del Nuovo Testamento.
Saggio sull'accoglienza, sul rapporto io-tu a partire dalla categoria dell'ospitalità.
Bussa alla nostra porta, viene dal Sud del mondo, è il diverso. Mentre il dibattito pubblico parla di “clandestinità”, si riscopre qui il messaggio più intimo della Bibbia, quello che considera lo straniero come “luogo divino”. Non una minaccia ma, all’opposto, la porta che spalanca la relazione dell’uomo con l’Altissimo. In un percorso lucido e accessibile, Carmine Di Sante accosta alla tradizione ebraica la recente riflessione filosofica per giungere ad affermare e giustificare quanto molti hanno solo intuito: che negli occhi di chi ci chiede aiuto possiamo trovare il senso profondo della nostra esistenza.
Destinatari
Studenti, religiosi, un pubblico interessato alla cultura biblica e al confronto.
L’autore Carmine di Sante ha studiato teologia presso Istituto Teologico di Assisi, si è specializzato in Scienze Liturgiche al Pontificio di Sant’Anselmo di Roma e si è laureato in Psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato all’Istituto Teologico di Assisi e ha lavorato come teologo dal 1980 al 2000 al SIDIC (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma, un centro fondato dopo il Concilio Vaticano II per promuovere l’applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate n. 4 e per favorire il dialogo ebraicocristiano.Tra i suoi volumi, alcuni tradotti in varie lingue, ricordiamo: Parola e terra. Per una teologia dell’ebraismo (Cittadella, 2011); L’uomo alla presenza di Dio. L’umanesimo biblico (Queriniana, 2010); La morte finestra sull’esistenza (Cittadella, 2010); La preghiera d’Israele. Alle origini della liturgia cristiana (Marietti, 2009); L’umano buono e i vizi capitali (Cittadella, 2009).
Confrontando il pensiero ebraico-cristiano con il pensiero greco, l'autore offre una riflessione sul tema della responsabilità indeclinabile, portando il lettore a una riscoperta della dimensione e priorità del dono e del gratuito.