Nelle pagine di Dobraczynski si dipanano intricate vicende, dense di passioni politiche, di orgogli e cupidigie di potere, nel teatro inquieto di una Polonia sempre vigile sui suoi mobili confini, tra Moscoviti, Cosacchi, Tartari, Lituani, Ungheresi. Superbi etmani, vescovi e primati dai costumi principeschi, custodi bensì della religione cristiana ma insieme profondamente implicati in trame e congiure, la patetica apparizione di un re senza vigore e senza conforto di stima da parte di incostanti elettori come Michele Wisniowiecki, formano lo sfondo dai colori violenti su cui si staglia la figura di colui che l'Europa intera acclamerà come suo salvatore alla liberazione di Vienna dall'assedio dei Turchi (1683).Il contrappunto alla tumultuosa peripezia pubblica è costituito dall'amore veemente e tormentato di Sobieski per colei ch'egli chiamava familiarmente Marysienka, l'affascinante e capricciosa francese Maria Casimira de la Grange d'Arquien; egli tuttavia, con una lotta assidua per superare le remore del sentimento privato, entra nell'alone fumante e corrusco dell'epopea divenendo eroe della cristianità, oltreché del suo paese, e sconfiggendo con gli eserciti polacco e imperiale l'immensa armata di Kara Mustafà, attendata ai piedi del Wienerwald: capolavoro di strategia e di spericolato ardimento.