Josef Schmidt (1929-2010) entrò nelle Guardie Svizzere nel 1950. Al servizio del Papa trascorse quindici anni partecipando ad alcuni momenti epocali della storia della Chiesa del XX secolo, come il Concilio Vaticano II e il Conclave del 1958. Ebbe la ventura di incontrare personaggi quali Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Eisenhover, De Gaulle, Kennedy, la Regina Elisabetta. Tra i famosi generali in visita da Pio XII, scortò Montgomery e Alexander. All'inizio del 1960 conobbe l'Opus Dei e qualche mese dopo vi chiese l'ammissione come aggregato. Il motivo per cui nel 1965 si congedò dalla Guardia Svizzera era il desiderio di lavorare nel Centro Elis, la grande opera sociale promossa da san Josemaría Escrivá nella periferia di Roma.
Oggi la morte è un tabù - non bisogna parlarne, e le salme vanno esposte con moderazione...-, mentre paradossalmente la morte "virtuale" è diventata spettacolo molto diffuso nei film e nei videogiochi, a volte di barbarica violenza. Ma in un passato anche recente la morte era di casa, come lo era la nascita, e la si evocava e raffigurava con serena normalità. Questo libro indaga sulla presenza dell'idea della morte e la sua raffigurazione nella società civile e religiosa dai dipinti ipogei dei primi secoli cristiani all'impatto con la fotografia e la "settima arte" fino alla sua rappresentazione "liquida" dei nostri giorni, accostando elementi letterari, religiosi e figurativi la cui feconda complementarità consente di comprendere al meglio il variegato patrimonio iconografico depositato nei secoli.
Andy Warhol (Pittsburgh 1928 - New York 1987) è stato l'artista più influente del Novecento, l'uomo che ha creato un modo nuovo non solo di raffigurare, ma di guardare la realtà. Ma fece di sé stesso un'icona inseparabile dalla sua arte, un personaggio inafferrabile, un mix di timidezza, di ottusità, di curiosità, di glamour, di superficialità. A oltre trent'anni dalla sua morte ci si chiede se l'uomo Warhol fosse veramente così. E in questa inchiesta emerge un aspetto che quasi nessuno conosceva mentre egli era in vita: Warhol era un fervente cattolico, dedito privatamente alla preghiera, alla beneficenza, all'aiuto agli altri. La sua fede dovette però fare i conti con la sovraesposizione mediatica, e prima ancora con la sua omosessualità...
La tradición del retiro espiritual es evangélica. Jesús se retiró al desierto durante cuarenta días antes de iniciar su vida pública, y lo mismo hizo san Pablo después de su conversión. Ya César, Cicerón y Plinio hablaban de la conveniencia del recessus, la acción de retirarse a un lugar solitario, pues “no estoy menos solo que cuando estoy solo”, decía Cicerón. San Ambrosio añadirá un sentido radicalmente cristiano, al recordarnos que cuando estamos en gracia nunca estamos solos. Cuando se acallan las voces del mundo y se recoge uno en sí mismo, entonces, en esa soledad, se siente y se goza la cercanía de Dios.
Estas meditaciones son fruto de una larga experiencia del autor como predicador. Siguen un temario clásico y tratan de ayudar al alma a ponerse en presencia de Jesús, escucharlo y considerar luego la propia vida, qué agradecer y qué mejorar.
Tanti cristiani da sempre amano venerare e raffigurare Cristo da bambino. Questo libro è un’esplorazione nella storia del culto al Bambin Gesù.
Già ai tempi di san Girolamo la grotta di Betlemme era meta di venerazione e grandi artisti lo hanno raffigurato: da Mantegna a Guido Reni, da Zurbarán a Dalí. San Francesco si emozionava nell’evocarlo; Erasmo di Rotterdam gli dedicò un poema e sant’Alfonso Maria de’ Liguori gli compose ninne nanne. Santa Teresa di Lisieux volle chiamarsi «di Gesù Bambino»; Edith Stein lo sentiva vicino nel campo di sterminio; Padre Pio se lo vide apparire. San Josemaría Escrivá gli diceva: «Mi piace vederti piccolino, indifeso, per illudermi che tu abbia bisogno di me». E san Giovanni Paolo II: «Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli».
La tradizione del ritiro spirituale è evangelica. Gesù si appartò per quaranta giorni nel deserto prima di iniziare la sua missione pubblica, e così pure san Paolo, dopo la conversione. Ma già Cesare, Cicerone e Plinio parlavano del recessus, l’azione di andare, ritirarsi, in un luogo solitario. Ci­cerone, nel De officis, utilizza l’espressione – del resto comune – numquam minus solus quam cum solus sum, non sono mai meno solo di quando sono solo. E sant’Ambrogio la riprese dandole un senso radicalmente cristiano, perché il cristiano in grazia di Dio non è mai solo, Cristo vive in lui. Quando si fanno tacere le voci del mondo per raccogliersi in sé stessi, allora, in quella solitudine, si sente e si gode la vicinanza del Signore.
Queste meditazioni per un ritiro spirituale sono anch’esse frutto di esperienza non breve. Seguono un temario classico e mirano ad aiutare l’anima a mettersi davanti a Gesù, ascoltarlo e rivedere insieme a lui la propria vita. Si servono pertanto del Vangelo e degli altri libri della Sacra Scrittura. E raccolgono le raccomandazioni di santi di ogni tempo. Tra questi uno spazio particolare è dato agli insegnamenti di san Josemaría Escrivá, che sono il perno della formazione dell’autore e che oggi sono nutrimento di milioni di persone in tutto il mondo.
San Josemaría Escrivá de Balaguer nacque in Spagna nel 1902 e avvertì presto la vocazione religiosa. Ordinato sacerdote nel 1925 nella diocesi originaria dell’Aragona, si trasferì presto a Madrid dove nel 1928 diede inizio all’Opera per diffondere tra i cristiani la chiamata alla santità nel lavoro e nella vita ordinaria. All’inizio i contorni dell’opera sono ovviamente incerti, anche per il sopraggiungere della guerra civile che certo non facilita il compito. Dopo la guerra Escrivá si trasferisce a Roma dove l’Opera cresce e incontra amici e devoti. All’inizio è decisivo il sostegno dell’arcivescovo di Madrid, a Roma, farà altrettanto il sostituto alla segreteria di stato Giovanni Battista Montini. Il Vaticano II rappresenta per l’Opera un momento di crescita. In particolare riceve conferma l’intuizione di don Escrivà che tutti i membri del popolo di Dio sono chiamati alla santità. Non mancano, neppure le accuse rivolte all’Opera, tacciata di mirare al potere, soprattutto in Spagna dove alcuni membri partecipano al governo guidato dal generale Franco. Don Escrivá, tuttavia, prosegue per la sua strada: pensa a uomini e donne, che animano ogni ambiente con la forza ineguagliabile della presenza libera e individuale in cui l’esempio e le virtù incidono col valore della testimonianza. Don Escrivá muore nel 1975 quando l’opera da Lui iniziata conta circa 60.000 membri. Nel 1982 l’opera viene eretta in prelatura personale, consentendo in questo modo di restare fedeli all’ispirazione del fondatore, ma anche di rispettare lo status dei fedeli laici e dei sacerdoti religiosi Sant’Escrivá è stato canonizzato il 6 ottobre 2002.
Don Michele Dolz è un membro dell’Opus Dei e ha potuto realizzare il suo lavoro anche grazie all’accesso ai documenti e alle fonti messi a sua disposizione dall’Opera.
Il 6 Ottobre 2002 Papa Giovanni Paolo II ha canonizzato Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei. Questo profilo biografico del nuovo santo, con alcuni suoi commenti alla vira di Cristo che invitano il lettore ad "entrare nelle scene del Vangelo come uno dei personaggi che le animano", è un utile strumento per scoprire la coinvolgente ricchezza degli insegnamenti del "santo del quotidiano".
Volume illustrato, dove le suggestioni e i pensieri spirituali si snodano a partire da quadri di Autori famosi di arte contemporanea, da Munch a Morandi, da Matisse a Picasso.
L'Autore accompagna il lettore a scorgere le tracce della bellezza e del mistero di Dio anche nelle cose umili e inanimate.
Traccia originale per leggere anche nell'arte contemporanea i segni del sacro.
Pregare è scoprire il volto di Dio che Gesù ci rivela come Padre: capire questo significa entrare in un mondo completamente nuovo. Con la cordialità dell'amico e l'esperienza del sacerdote, Michele Dolz guida passo passo il lettore attraverso le tappe del riconoscimento di Dio e del dialogo con lui: la preghiera vocale, l'orazione mentale, la liturgia, le devozioni mariane, il riconoscersi figli di Dio e la pratica traduzione di questo rapporto filiale nella presenza di Dio e nell'offerta di tutte le azioni della giornata.