Sui sentieri della storia, tra cospirazioni, intrighi e colpi di scena, un affascinante giallo con Aristotele nei panni di Sherlock Holmes e il suo fido Stefanos in quelli di Watson. Alla Morte di Alessandro Magno il filosofo e il suo discepolo sono chiamati in Macedonia e lì si trovano a barcamenarsi tra morti misteriose, personaggi ambigui e strategie ambiziose legate al nuovo assetto dell'Impero.
"È la cosa più triste del mondo, Stefanos, vedere la tua creazione più grande andare in rovina. E ancora peggio quando l'andare in malora ha effetti terribili sugli altri". La creazione in cui Aristotele ha fallito, e se ne duole con il braccio destro di tante imprese Stefanos, non è un'opera della filosofia o dell'ingegno, ma un uomo: Alessandro di Macedonia. Aristotele è stato il suo precettore, ne ha forgiato le virtù, si è compiaciuto quando ha visto la gloria trionfante, ma adesso il vecchio filosofo si sente lo spettatore sgomento di un dispotismo non immaginato, di una sete di guerra e di sangue imprevista. Restare spettatore? Intervenire diventando parte attiva nel dramma che sta bruciando la cometa travolgente del biondo Gran Re macedone? Lo scenario di questa nuova avventura che coinvolge Aristotele nella morte del suo leggendario allievo è la Persia da poco conquistata: sensualità orientali, inesausti complotti di satrapi, misticismi zoroastrani, tutte cose difficili da decifrare per un ateniese del IV secolo a. C. È giunto ad Atene il satrapo Arpalo, con un grande tesoro che non si sa se rubato o meno ad Alessandro, e nella città si è incerti e divisi se accoglierlo o meno. In questa incertezza, Stefanos è spedito in Persia. Il suo compito è triplice: raccogliere testimonianze su una grande corruzione; scortare e proteggere il figlio di Antipatros, vice di Alessandro in Grecia, il giovane Cassandro; indagare sulla scomparsa di Callistene, uno degli storici di Alessandro.
"Naturalmente, quando ho cominciato a raccontare questa favola per il vostro diletto, non sapevo che di lì a poco avrei incontrato i miei due corvi nella vita vera". Questo nuovo caso per Aristotele detective ha inizio mentre il filosofo è occupato a discutere con gli allievi del Liceo la funzione del denaro. La strada migliore per raggiungere la felicità, sostiene un giovane viziato. Ma il vecchio Stagirita non è d'accordo e per illustrare la propria visione economica, nel quadro della più vasta teoria della polis, sceglie una parabola (un'abitudine, come osserva ironico uno dei discepoli, platonica più che aristotelica): la favola dei due corvi bianchi. Il filosofo ha appena iniziato a raccontare che arriva un uomo trafelato. E Caronide, un vedovo, una volta possidente, che ha ceduto terreni e schiavi per ridursi a vivere su uno stentato podere accudendo le capre. Costui chiede ad Aristotele di indagare sulle macchinazioni del cugino, il ricco Simmaco, che vorrebbe impadronirsi delle ultime sue risorse. Aristotele non accetterebbe quell'incarico da piedipiatti, ma a convincerlo c'è una singolare coincidenza: il governatore Licurgo gli ha chiesto di recarsi ad Idra, la vicina isola dov'è rifugiato il detto Simmaco, per chiarire un caso di corruzione di giuria; inoltre, la città di Atene ha deciso di inviare nella stessa isola Stefanos, il braccio destro nelle specula zioni poliziesche come Teofrasto lo è in quelle del Liceo. Così Aristotele si trova ad affrontare tre casi..
Margaret Doody ambienta i suoi gialli nell'Attica classica, mantenendo una totale fedeltà storico-filologica, e ne fa protagonista un Aristotele in tutto aderente alla sua personalità e alla sua filosofia. Questo secondo "Aristotele detective" si svolge dentro una palestra della antica Atene dove un ragazzo è stato ucciso da un giavellotto. Sembra un impossibile incidente, e appare scontato chi sia il giovane, e frastornato, colpevole. Infatti non è un incidente, e il colpevole vero non è quello. Aristotele lo capisce grazie alla sua logica deduttiva e lo spiega applicando al mistero la sua fisica dei luoghi naturali.
Senza Aristotele niente Sherlock Holmes. È questa, verosimilmente, l'idea alla base di questo giallo investigativo. Il metodo del tipo di detective alla Sherlock Holmes non sarebbe stato possibile se non applicando il metodo dimostrativo della logica aristotelica al crimine. Stefanos, un simpatico giovanotto dell'Atene del IV secolo, dunque, guidato dallo Stagirita che non si muove di casa come Nero Wolfe, indaga sull'assassinio di un ricco oligarca, di cui è accusato ingiustamente il cugino, esule per un precedente errore. Al primo omicidio, ne segue un secondo, e tra colpi di scena, travestimenti, testimonianze reperite avventurosamente, Aristotele alla fine scioglie l'enigma e consente al giovane di smascherare il vero assassino.