Un'antologia di appunti e ricordi. I viaggi di Gillo Dorfles raccolti capitolo dopo capitolo come un diario ordinato per città e paesi frequentati. Dorfles racconta la sua storia dalla nascita a Trieste allo sfollamento in Toscana fino alla scelta di Milano come città elettiva perché la ''più attiva d'Italia''. L'autore narra con semplicità e senza indulgere nei personalismi numerosi passaggi storici del Novecento, come la fondazione di Brasilia nel 1960, o spaccati di vita quotidiana, come la sua visita ad Harlem, quando i neri avevano fontanelle pubbliche diverse dai bianchi. Ogni pagina esprime amore per culture lontane come quella russa e giapponese o visite lampo in piccoli paesi vicini e remoti. Attraverso numerosi racconti inediti che percorrono per intero tutto il Secolo breve, Gillo Dorfles narra le sue frequentazioni e le amicizie con uomini come Toscanini e Montale e donne come Leonor Fini. Un libro prezioso, che più di tanti trattati o testi accademici restituisce l'immagine vivida e potente di un uomo dalle molteplici esperienze.
Includere tutto quanto non può essere escluso dal discorso estetico. Questo potrebbe essere il principio orientativo che ha sempre guidato la ricerca di Gilio Dorfles nel campo dell'estetica, cominciata sullo spartiacque tra primo e secondo Novecento filosofico. Questo anche potrebbe riassumere il criterio adottato nell'ordinare un così possente "libro di una vita", che appare in tal misura ampio perché la vita intellettuale del suo autore è stata di particolare ampiezza. A suo confronto, le restrizioni schematiche di tanti indirizzi filosofici o estetici solo accademici paiono preoccupazioni di una scolastica che ha premura di creare partizioni. Che cosa è estetica, che cosa rientra in essa e che cosa no. Questo libro, invece, raccogliendo tutto intero un orientamento sin dalla sua origine, sin dal primo grado della sua iniziazione, potrà somigliare a una grande introduzione, anziché a un libro consuntivo. Ampiezza, dunque, secondo i canovacci della disciplina che non possono essere scissi, che già i fondatori della stessa (e tra di essi Vico e Baumgarten) dettavano come suoi protocolli, consapevoli che delimitare un sapere come l'estetica vuol dire circoscrivere un sistema "complesso".
L'arte del XX secolo raccontata in prima persona da Gillo Dorfles: l'idea di raccogliere in un unico volume tutta la sua vasta produzione critica offre l'occasione per indagare pittura e scultura contemporanee alla luce della chiarezza e della partecipazione con le quali egli ha saputo penetrare nella personalità di ogni singolo artista.
Curata da Luigi Sansone, questa ampia raccolta di scritti prende le mosse dal 1930, quando il giovane Dorfles inizia un'assidua collaborazione con "L'Italia Letteraria" e "Le Arti Plastiche" recensendo le mostre milanesi e romane; attraversa gli anni Cinquanta e Sessanta - ricchi di fermenti artistici che lo vedono acuto osservatore sulle prestigiose pagine di "Domus" e "Metro" - per approdare ai nostri giorni. Gli artisti e le loro opere vengono così approfonditi grazie all'ottica competente di un grande critico.
La scelta, la preferenza per un tipo di musica o di arredamento, per una corrente artistica o per uno stile di vita, l'inclinazione per un modo di esprimerci o di comportarci sembrano essere delle costanti della mente umana e della nostra civiltà, che riflettono opzioni culturali e politico-ideologiche talvolta inconsce. Ma che cosa sta alla base di queste scelte? Perché preferiamo questo a quello? Con "Dal significato alle scelte", che incrocia il taglio antropologico con quello sociologico, il decano degli studi di Estetica in Italia cerca di individuare le ragioni - spesso inconsapevoli, spesso imposte dall'iperconsumismo - che ci spingono a considerare preferibile una cosa piuttosto che un'altra. Ma dichiara anche la sua tesi di fondo: prima di manifestare le nostre opzioni, dovremmo sforzarci di comprenderne correttamente e a fondo il contesto, individuarne il significato ed elaborarne il senso più riposto. Solo così saremo davvero autonomi e liberi di scegliere.
Un fantasma si aggira per l'Europa, diceva Marx. Ed era il comunismo. Un vizio si aggira attorno a noi, dice Dorfles. Ed è. il conformismo. Sospeso tra estetica antropologica e critica di costume, questo libro è un viaggio attraverso i vezzi, le subalternità culturali e i cerimoniali coatti di un fenomeno tipico della società di massa. Implacabile e inemendabile, il conformista fa quello che fanno tutti: l'importante è non pensare con la propria testa, mimetizzarsi, adeguarsi, amare solo ciò che va di moda nel vestiario o in filosofia, nella scelta dei vini o nell'arte. Mentre l'aereo decolla si fa il segno della croce, poi applaude appena atterra. Con lui è "tutto ok" anche se bisogna aspettarlo "un attimino", perché adesso è "on line". Poi - il più deleterio - c'è il conformismo dell'anticonformista d'ordinanza. Ma non è il caso di questo libro. Perché alla descrizione disincantata e impietosa di come siamo, non segue la predica su come dovremmo essere. Con la sua consueta onestà intellettuale, l'Autore confessa infatti di non essere del tutto immune dalla sindrome che sta analizzando. A proposito: non diventerà conformista leggere Conformisti?
Attraverso l'applicazione dei più recenti metodi di indagine - dalla teoria dell'informazione alla linguistica strutturale - Gillo Dorfles si propone di offrire al lettore una facile e agile chiave per decifrare molte delle "oscurità" e dei problemi presentati dall'arte contemporanea: il dissidio tra artisti e pubblico, le trasformazioni stilistiche e percettive che si possono individuare nelle diverse epoche e che sono alla base di molti preconcetti da parte dell'"uomo della strada".
Questo libro, pubblicato da Gillo Dorfles oltre mezzo secolo fa, costituisce il compendio decisivo dell'originale concezione estetico-antropologica coltivata dall'autore in un periodo in cui ben altri erano gli orientamenti degli studi italiani sulle arti. Rivolgendosi agli aspetti tecnici dei singoli linguaggi artistici, Dorfles assume una posizione in netto contrasto con l'idealismo crociano, ancora dominante nell'immediato dopoguerra. Lontano da qualsiasi interesse per "l'ineffabile", lo studioso triestino indirizza la sua riflessione alle specificità tecniche e linguistiche delle varie arti, sebbene propenso a situarle in una prospettiva complessa al centro della quale vi sono il concetto di formatività e le costanti formative che ne dipendono.
L'uomo oggi si trova sotto il fuoco incrociato delle più diverse e sconcertanti manifestazioni artistiche e delle più contrastanti teorizzazioni estetiche. È per molti difficile trovare in questa situazione un filo conduttore, l'impostazione di un discorso che orienti questa frantumata fenomenologia. Il volume di Dorfles vuol rispondere a un'esigenza di orientamento largamente sentita e costituisce una messa a punto della situazione estetica quale si è configurata nella cultura mondiale nel corso della seconda metà del Novecento.