C'è stato un momento a partire dal quale l'uomo ha iniziato a sviluppare un pensiero spirituale? Esiste uno scopo evolutivo nella religione? E come ha fatto quest'ultima a sopravvivere in un mondo sempre più secolarizzato? Basandosi su ricerche innovative, studi di casi clinici, storie di leader carismatici e di sette misteriose, lo psicologo evoluzionista Robin Dunbar propone un'analisi affascinante sul primo e più forte impulso umano: credere. Esplorando le religioni e le loro numerose derivazioni, comprese le religioni dell'esperienza praticate dalle prime società di cacciatori-raccoglitori, Dunbar sostiene che questo istinto non rappresenta un'anomalia peculiare degli esseri umani ma piuttosto un vantaggio. Essa può giovare alla nostra salute e al nostro benessere individuale, e, cosa ancora più importante, può favorire i legami tra comunità, aiutando a tenere insieme le società più frammentate. Dunbar suggerisce che queste dimensioni potrebbero fornire la base per una teoria generale sul perché e sul come gli esseri umani sono religiosi, contribuendo così a unificare la miriade di filoni che attualmente popola questo campo. Introduzione di Franco Fabbro.
Innamorarci è una delle cose più strane che ci possano accadere. Ma cosa succede dentro di noi quando, in una stanza affollata, un’unica persona magnetizza il nostro sguardo? E in che modo le relazioni d’amore differiscono da quelle con i fratelli o gli amici? In genere, si cercano risposte a queste domande nella poesia, nella musica o in conversazioni rese fluide dall’alcool, la più famosa delle quali è stata descritta da Platone più di duemila anni fa.
Fondando le sue argomentazioni sulle ricerche più avanzate, Robin Dunbar passa in rassegna le molteplici sfumature dell’amore romantico, evidenziando le basi biologiche dell’intenso sentimento che lega due persone. Un libro da cui ognuno può trarre informazioni di grande interesse, dato che mostra le motivazioni evoluzionistiche di comportamenti di cui ignoravamo le ragioni profonde.
L'autore
Robin Dunbar insegna Antropologia evoluzionistica all’Università di Oxford ed è fellow of the British Academy dal 1998. Il suo principale interesse di ricerca è rappresentato dall’evoluzione della socialità. In questa stessa collana ha pubblicato Di quanti amici abbiamo bisogno? (2011).
Condividiamo con gli scimpanzè oltre il 98% del nostro Dna, eppure siamo molto diversi dai nostri cugini antropomorfi. Quello che ci pone in una posizione unica è la ricchezza della vita mentale e la capacità di immaginare un mondo esterno a noi. Come, quando e perché ciò è avvenuto? Come si sono fatte strada nel corso di milioni di anni le differenze grazie alle quali i nostri progenitori hanno acquisito quella manciata di caratteri - linguaggio, cultura, religione e scienza - che ci distaccano nettamente dagli altri animali con cui abbiamo condiviso tanta parte della nostra storia? Una risposta ci viene fornita da questa storia dell'evoluzione umana, che attinge alla biologia così come alle scienze cognitive, alla paleontologia, all'archeologia.