Considerato unanimemente figura normativa di vita spirituale, quello che i contemporanei chiamarono "Meister", ovvero maestro, per eccellenza, il domenicano tedesco Eckhart (1260-1327 ca.) porta a compimento la grande lezione dei filosofi pagani, "che conobbero la verità prima del cristianesimo". La grande lezione è la via del distacco, ovvero dell'abbandono di tutto ciò che è inessenziale, per trovare il nostro vero essere, il "fondo dell'anima", che non è l'ego psicologico particolare, ma l'universale spirito, Dio stesso. Per il cristiano Eckhart, la via del distacco della filosofia antica è quella stessa insegnata dal Cristo: "Chi vuole essere mio discepolo, rinunci a se stesso", e conduce a condividere l'essenza del figlio di Dio, del logos, che nasce nell'anima nostra e la porta a beatitudine infinita. Un insegnamento tanto sconvolgente quanto inconsueto, che non a caso fruttò al Meister l'accusa di eresia e la rimozione, per secoli, dal patrimonio comune del mondo cristiano. Questa antologia, curata da Marco Vannini, traduttore italiano dell'intera opera di Eckhart, offre al lettore un quadro sufficientemente ampio della dottrina del maestro domenicano.
Del magistero universitario parigino del domenicano tedesco Eckhart (1260-1328 ca.), chiamato dai contemporanei proprio Meister, ovvero "magister", questo ''Commento al vangelo di Giovanni'' è senza dubbio l'opera maggiore e più rilevante, giunta fino a noi dopo l'oblio di molti secoli: non a caso è da essa che sono state estratte alcune delle proposizioni più sconvolgenti tra quelle condannate come eretiche dalla Bolla papale "In agro dominico" (1327). Il testo giovanneo - il vangelo di Dio come spirito e dell'uomo parimenti come spirito - permette infatti al "magister" di sviluppare appieno la sua dottrina mistica fondamentale: la generazione del Logos nell'anima dell'uomo completamente distaccato, che diviene così uomo divino, come il Figlio. Contro l'esclusivismo biblico, Eckhart afferma che la stessa luce ha sempre illuminato e illumina tutti i popoli - pagani, ebrei, cristiani -: "Mosè, Cristo e il Filosofo (Aristotele) insegnano la stessa cosa, che differisce soltanto nel modo, cioè in quanto credibile, dimostrabile o verosimile, e verità". Difendendo il primato della ragione che si fa spirito, il domenicano interpreta perciò la Scrittura in modo che essa sia sempre in accordo con la filosofia classica. Non meraviglia quindi che tanto pensiero occidentale, da Cusano ad Hegel, si sia nutrito dell'opera di quello che Heidegger chiamò "Lebemeister", maestro di vita, ben più che "Lesemeister", professore.
"'Conosci te stesso, e conoscerai te stesso e Dio': il precetto dell'Apollo delfico, cifra essenziale della sapienza ellenica e cristiana, può essere considerato fondante anche per l'insegnamento eckhartiano. Esso si muove infatti tutto quanto intorno a questi due poli - che sono poi un'unica realtà: anima e Dio. È la traccia che, nel mondo cristiano d'Occidente, porta soprattutto l'impronta agostiniana; ma si può dire che Eckhart, seguendo Agostino - maestro da lui amato e citato più di ogni altro -, sia andato molto oltre Agostino, riapprodando direttamente all'esperienza stessa di Cristo, che è esperienza di identità tra l'anima e Dio. Infatti il domenicano tedesco non insegna a conoscere l'anima e Dio - come se i due fossero oggetti distinti e separati dal soggetto conoscente -, ma a generare il Logos, ovvero a diventare quello che si è - Logos appunto, spirito - e dunque a vivere la vera vita, che è la vita dello spirito. Come in ogni grande maestro, non vi è in Eckhart un conoscere separato dall'essere, dal vivere: si conosce davvero solo quello che si è, e che si fa - il diverso "sapere" è solo ideologia e mistificazione. Perciò non sono essenziali i libri - nemmeno i libri 'sacri': per quanto il domenicano abbia nei confronti della Scrittura tutto il rispetto che un medievale poteva avere, e al commento della Scrittura stessa abbia dedicato buona parte del suo lavoro intellettuale". (dallo scritto di Marco Vannini)
CARBONE G. M., La fecondazione extracorporea: tecniche, valutazione morale e disciplina giuridica, (pp. 7-48)MASCELLINO L., Il trattato "Del distacco" di Meister Eckhart, (pp. 63-114)S. TOMMASO D'AQUINO, La "Catena aurea", a cura di ROBERTO COGGI O. P., (pp. 49-62)
L'opera raccoglie 104 sermoni tedeschi di Meister Eckhart, fornendone la traduzione dalla grande edizione critica tedesca. I sermoni sono rivolti a fedeli, a monaci e monache e conservano uno stile orale; presentano tuttavia, ardite e complesse speculazioni teologiche e in modo esauriente il pensiero dell'Autore. In essi si incrociano le grandi correnti teologiche del XIV sec. neoplatoniche e tomiste, riprese attraverso la profonda esperienza spirituale del Meister Eckhart. Richiamandosi all'aristotelismo, Eckhart non esita a paragonare l'intrinseco nesso tra Dio e le sue creature a quello che intercorre tra materia e forma, cosicché, per quanto lontane dalla loro fonte, tutte le creature portano in loro il sigillo del "principio" creatore che permette di vivere la vita divina in perfetta unione spirituale con Dio. La figura di Eckhart nel suo contesto storico, percorre le tappe della sua vita e in modo articolato il suo pensiero.
I quattro trattati raccolti in questo volume - Istruzioni spirituali, Del distacco, Il libro della consolazione divina e Dell'uomo nobile - attingono alla grande tradizione medioevale, da Origene ad Agostino ad Avicenna, ma solo per introdurre il percorso originalissimo di Eckhart.