Tra le peculiarità del Vangelo secondo Matteo si trova una curiosità interessante: si tratta dell’unico vangelo che menziona la Chiesa (Ecclesìa). Questo volume, parte dell’importante progetto di commento al Vangelo secondo Matteo portato avanti dal biblista Carlo Enzo, è dedicato interamente al concetto di Ecclesìa, la figlia più preziosa di Israele. Tra parabole e detti, l’autore segue ancora una volta il cammino di Gesù, dei Dodici e delle folle che li seguono, sviscerandone gli insegnamenti.
L'argomento è l'ultimo di questa generazione. Lo chiamo senza esitazione "paradosis", "consegna", "trasmissione" del Figlio dell'Adamo, a differenza, davvero incomprensibile, da come lo hanno chiamato per secolo molti fratelli, e cioè "Passione e Risurrezione" di Gesù. Da quale esegesi gli è stato dato questo titolo e come si è andato affermando? la risposta può venire da una semplice considerazione: il titolo "Passione e Risurrezione" è facile e riscalda il cuore dei piccoli, mentre "consegna", pur avendolo già usato a indicare brevissimamente l'ultima "ora" di Giovanni il battezzatore, condizione perché apparisse Gesù, è difficile per i piccoli; dice impegno di vita, mentre l'altro commuove.
"Basiléia ton ouranon", "regno dei cieli", non significa "impero dei cieli" ma comunità dei cieli, nel linguaggio sacro di Israele "comunità dei giusti". Una comunità rifiutata dalla "generazione presente" di Israele e dalla dalla città del "secolo presente", accolta da chi vuol convertirsi e crescere e cerca al secolo futuro. È la comunità della "generazione di Gesù Cristo". L'evangelista sceglie alcuni, affinché si conoscano due fra le sue molte e nuove coise adamitiche, frutto di interpretazioni più adamitiche di precetti antichi. La prima, facile da accogliere, "signore del sabato è figlio dell'Adamo", più difficile la seconda, "fratello, sorella, madre è chi fa la volontà dei Dio". Sceglie anche sette severe parabole, per descrivere il volto umano del Regno dei Cieli.
La generazione di Gesù Cristo si compie negli adamo che entrano a farne parte. Li aiutano a entrare gli adamo apostoli. Chi sono gli adamo apostoli? Sono dei già adamo che non soltanto vivono in sé la adamità del mondo di YHWH, ma che la diffondono, in modo che gli altri adamo o non ancora adamo la possano vivere. L'apostolo è un adamo che ha un cibo per ogni anima vivente e una cura per ogni anima debole e sofferente. L'evangelista, dopo avere raccolto una lista di quattordici situazioni di anime deboli e sofferenti, presenta la Regola dell'apostolo dettata da Gesù. Preceduta dalla constatazione che "la messe è molta, gli operai sono pochi", e che il numero giusto degli operai impegnati nella messe dovrebbe essere "dodici", ha fra le altre due disposizioni ferme: l'apostolo non deve mendicare l'accoglimento, né temere le divisioni originate dalla parola dell'evangelo.
Dei cinque libretti di fatti e di parole, che vengono dopo gli inizi, e che devono ricordare i cinque libri della Torah di Mosè, e formano il cuore del secondo Matteo, il primo è dedicato alla Legge della generazione di Gesù Cristo. Dopo una serie di fatti che provano l'urgenza di una nuova vita per continuare a fare il mondo di YHWH, - la predicazione di attesa di Giovanni il battezzatore, le pretese del diàbolos su ogni israelita fedele, la pesca infruttuosa di "uomini delle genti" nel "mare" di Galilea da parte di alcuni discepoli di Giovanni, la condizione adamica malata della sinagoga e non adamica delle genti, - ecco la Legge della generazione: la severa Legge di Mose del fare la giustizia, che, interpretata in profondità di senso da Gesù, diventa, la Legge del fare tutta la giustizia.
Per Matteo, che compila il "libro della genealogia di Gesù Cristo", figlio di David, figlio di Abramo e lo pone in capo al suo evangelo, la generazione di Gesù, detto il Cristo, delie generazioni di Israele, è la quarantatreesima, viene dopo sette per due per tre generazioni, a partire da Abramo. Anche questa generazione, come tutte le altre che la precedono, ma anche dopo tutte le generazioni delle genealogie di Israele, è generazione adamica, cioè fa il mondo di YHWH e di Israele attraverso fatti e parole adamiche. L'evangelista sceglie i fatti e le parole adamici di Giuseppe, dì Maria, dei maghi mesopotamici e dei fanciulli di Bethleem, che hanno dato inizio alla "generazione" di Gesù e del paidivon, il Gesù Cristo, l'Uomo finale del mondo di YHWH.
Perché alle infinite interpretazioni dei primi capitoli del Genesi aggiungerne un'altra? Perché in essi non si tratta della creazione dal nulla dell'universo e dell'uomo, e della spiegazione della tendenza al male della specie umana, come la tradizione cristiana ha da sempre sostenuto, ma della creazione o del progetto da fare di un mondo morale nuovo rispetto a quelli già esistenti, composto di "cieli", cioè di giusti, e di "terra" cioè di nazioni, in cui si formano i giusti, e di un uomo nuovo, chiamato Adamo, destinato da polvere a diventare anima vivente, progetto di alcune Divinità mesopotamiche, fra la quali emerge YHWH, Dio di Israele. L'autore raggiunge una tale proposta di senso tornando all'esegesi dell'Israele al tempo di Gesù, interrogando le Scritture con le Scritture, il Libro con il Libro.