Perché in un paese dai costumi secolarizzati come il nostro la politica si fa sempre meno laica? E quali conseguenze dobbiamo temerne per le nostre libertà? C’è un’emozione cupa che ormai vince su tutte, negli slogan dei partiti come nei nostri discorsi. È la paura dell’altro, la paura che divide il mondo tra noi e loro, tra dio e satana, tra civiltà e barbarie. Finite le vecchie ideologie, al loro posto c’è un nuovo racconto pubblico, non meno ideologico e forse ancora più totale. Dalla sua ha la forza capillare di una parte rilevante dei giornali e di quasi tutte le televisioni, queste e quelli coalizzati in una quotidiana macchina mediatica della paura. Come in ogni guerra, anche in questa ci sono vittime impreviste. Siamo noi. Chiusi nella miseria dell’odio, ci lasciamo convincere a rinunciare ai nostri stessi diritti civili. Di questo oggi dovremmo aver paura, non dell’altro che ci «invade». A questi temi, di incombente attualità, sono dedicate le riflessioni di Roberto Escobar che non rinuncia, pur nell’angoscia del presente, a indicare l’occasione di una nuova tenace speranza.