Tra gli scritti del Nuovo Testamento le lettere poste a vario titolo sotto il nome di Paolo sono quattordici. A partire dalla fine del Settecento le analisi di tipo stilistico e storico-contenutistico sulla compattezza del corpus paolino si sono moltiplicate dando origine a un vivace filone di ricerche. Oggi si ritengono non autentiche dell'apostolo ben sei lettere: la Seconda ai Tessalonicesi, quelle agli Efesini e ai Colossesi, le tre pastorali (a Tito, Prima e Seconda a Timoteo). Nei primi capitoli il volume fa il punto degli studi sul canone paolino e sulla "tradizione paolina". La ricostruzione, partendo da Paolo stesso, di persone, luoghi e problemi di questa corrente cristiana - a cui si deve la redazione di oltre un terzo del Nuovo Testamento - è importante preludio alla comprensione del ricorso alla pseudepigrafia (pratica peraltro assai diffusa nell'antichità) in un contesto che non inficia canonicità, ispirazione e apostolicità degli scritti cosiddetti deuteropaolini. Questi vengono sottoposti nei capitoli centrali del volume a una serrata analisi linguistico-letteraria, storica e teologica che ne chiarisce le motivazioni. Essi rispondono all'esigenza di far ritrovare dopo la morte dell'apostolo le ragioni di una sicura identità cristiana e di rispondere, nella continuità con il suo metodo e il suo pensiero, alla sfida rappresentata dalle nuove situazioni storiche e culturali delle comunità alle quali le lettere sono indirizzate.