Prima di abbracciare, riconoscendo la propria vocazione più autentica (già da tempo, peraltro, intravista dal suo grande protettore, il principe-arcivescovo di Cracovia, Sapieha), la carriera che lo avrebbe portato sul trono di Pietro e fatto diventare il vicario di Gesù Cristo, l'uomo che sulla Terra rappresenta il Figlio di Dio, che 'fa le veci' della seconda persona del Dio trinitario, Wojtyla è stato un fecondo drammaturgo. L'importanza del fatto non sta tanto nella circostanza che, nell'intera storia dei papi, soltanto uno prima di lui (e ben cinquecento anni prima) ha scritto per il teatro, ma nella "coincidenza dei fini" del Wojtyla autore e del Wojtyla sacerdote, cardinale e poi papa. Sarebbe cambiato soltanto lo strumento per compiere quella che, fin da giovane, Wojtyla ha sentito essere la propria ineluttabile missione. La sua produzione letteraria è importante, quindi, oltre che in sé - si tratta di opere di grande intensità poetica e di notevole forza drammatica - anche perché consente di cogliere le ragioni profonde e i sentimenti che ispirarono l'azione di questo personaggio dal quale la storia contemporanea è stata fortemente segnata.
È la musica il filo che unisce i racconti di questo volume. Il sentimento di fondo è una smisurata passione per ciò che la musica significa e dà. I protagonisti sono, infatti, dei musicisti, realmente vissuti, o personaggi di fantasia legati, in qualche modo, al mondo musicale. E i racconti stessi possono essere considerati altrettanti capitoli di un romanzo, del quale i lettori devono intuire (e, volendo, ricreare) la trama complessiva. L'ultimo, il più lungo, quello da cui prende il titolo la raccolta, "Il ragazzo che lanciava messaggi nella bottiglia", ha per protagonista, invece, uno scultore, ma anch'esso è intriso della stessa atmosfera che circola negli altri racconti. Il Ragazzo riempie di sculture il bosco in cui vive, come se fossero elementi di una grande composizione musicale, mentre il gesto di lanciare, dall'alto di una scogliera, nel mare, bottiglie in cui racchiude messaggi che tornano ineluttabilmente indietro, è una parabola toccante del destino della maggior parte degli uomini.