È la storia, allegra e toccante, di un bambino e del suo asinelio coraggioso. E di una formidabile alleanza che permetterà di ricondurre al suo recinto un meraviglioso toro da combattimento e redimere un padre alla deriva. Ambientata in un Messico da favola, bonario e festevole, trafelato e pittoresco e, in fondo, anche un po' "italiano", in origine avrebbe dovuto servire da base per un episodio di It's All True, il grande progetto cinematografico interrotto di Orson Welles, e fu scritta da Fante in collaborazione con lo sceneggiatore Rudolph Borchert e arricchita dalle illustrazioni di Marilyn Hirsh. Un Fante "diverso", in apparenza. In realtà, un testo che più fantiano sarebbe difficile immaginare: centrato, come nella saga di Bandini, sul difficile rapporto tra padre e figlio, e di pieno umorismo, di commovente umanità.
«In Full of Life sono i dialoghi ad assicurare il gusto e la piccantezza, soprattutto quelli tra Fante-protagonista e Joyce. Litigi trattenuti, venati di umorismo e di nonsense, che gravitano intorno a un pretesto tipico della comicità: il sipario trasparente e sottile che divide il pensiero dell'uomo e quello della donna».
Cinico impietoso grottesco struggente autoritratto di un John Fante alle soglie della maturità. Quattro figli scansafatiche dediti alla marjuana e alla musica di Frank Zappa, una moglie annoiata, una gloriosa casa a forma di ipsilon sulla costa dell'oceano: la vita di Henry Molise, scrittore cinquantenne in crisi di ispirazione sembra destinata a una quotidianità prevedibile fatta di litigi e rappacificazioni domestiche, quando una sorpresa, un vero dono dal cielo, si unisce alla sgangherata famiglia: un gigantesco cane testardo, ottuso e frocio, il cui nome è un'iscrizione sepolcrale: STUPIDO. Con lui il tran tran di Molise scivola verso una allegra tenerissima catastrofe.
Immigrato, attaccabrighe, ribelle, megalomane, sprezzante e perennemente in lite con tutti. È Arturo Gabriel Bandini, alter ego di John Fante, antieroe per eccellenza che cattura il lettore fin dalle prime pagine di "Aspetta primavera Bandini" dove in un inverno desolante il lettore fa la conoscenza di questo quattordicenne italo-americano ancora ignaro delle proprie potenzialità e impegnato ad adorare il padre Svevo. Negli altri tre atti della saga "La strada per Los Angeles", "Chiedi alla polvere", "Sogni di Bunker Hill", l'aspirante scrittore vive i suoi quotidiani fallimenti senza mai riuscire a coronare i suoi sogni di gloria.
Com'è tradizione nella storia della migliore prosa moderna americana, il Fante delle short stories non ha nulla da invidiare all'autore dei grandi romanzi, e si dimostra, fin dall'inizio degli anni Trenta, in grado di utilizzare questo genere narrativo con virtuosismo stilistico e una sempre nuova capacità di divertire e commuovere. In racconti come il "Muratore nella neve", Fante raggiunge alcuni dei suoi vertici espressivi e fantastici, e lo stesso può dirsi di tanti testi scritti e pubblicati dopo "Dago Red", anche se lo scrittore, eternamente insoddisfatto della sua opera, non pensò mai a raccoglierli in un nuovo volume.
"Attenzione: colui che entrerà in scena all'inizio di questo romanzo, in qualità di umile spalatore di fossi, è uno dei personaggi più leggendari prodotti dalla letteratura moderna. Attenzione ad Arturo Bandini, il possente scrittore, lo spietato condottiero, l'invincibile mezzofondista, l'amante irresistibile, il tenero figlio che dà sangue e sudore per mantenere una famiglia di femmine parassite. Bandini l'immortale, orgoglio d'Italia e d'America; l'astuto Bandini che nessuno mette nel sacco; egli sta per fare la propria comparsa e conquisterà il mondo." (Sandro Veronesi)
Arturo ha quattordici anni, abita in America, in uno sperduto paesino sulle montagne, possiede una slitta. Per il resto avrebbe preferito chiamarsi John, e di cognome, invece che Bandini, Jones. La madre e il padre sono italiani immigrati, ma lui avrebbe preferito essere americano. Poi c'è nonna Toscana, che considera il genero Svevo, padre di Arturo, un fallito, e la figlia Maria una povera pazza perché l'ha sposato. Una famiglia non solo povera: proprio fatta di povertà. Con questo volume prosegue, dopo "Chiedi alla polvere", "La confraternita dell'uva" e "Sogni di Bunker Hill", la ripubblicazione einaudiana delle opere di John Fante.
Pubblicato per la prima volta nel 1977, il romanzo ha per protagonista la figura granitica, ingombrante, di un padre, il vecchio tirannico e orgoglioso primo scalpellino d'America, almeno questo crede di essere. Un immigrato di prima generazione, Nick Molise, nel quale, come nel gruppo di suoi compaesani, Fante racchiude il ritratto più nitido della prima generazione italoamericana. Un mondo di uomini di testarda virilità, guardati con inorridita inquietudine dagli americani persuasi che gli italiani fossero creature di sangue africano, che tutti girassero con il coltello e che la nazione fosse ormai preda della mafia.
Pubblicato per la prima volta nel 1939 è uno dei primi romanzi dello scrittore italo-americano, riscoperto in Italia e in Francia alla fine degli anni Ottanta dopo un lungo periodo di dimenticanza. La saga dello scrittore Arturo Bandini, alter ego dell'autore, giunge in questo romanzo al suo snodo decisivo. L'ironia sarcastica e irriverente, la comicità di Arturo Bandini si uniscono alla sua natura di sognatore sbandato, che ne fa il prototipo di tutti i sognatori sbandati che hanno popolato la letteratura dopo di lui. Al centro della vicenda è il percorso di Bandini verso la realizzazione delle sue ambizioni artistiche e la sua educazione sentimentale dopo l'incontro con la bella e strana Camilla Lopez...
Un romanzo sul cinema, sulla Hollywood degli anni Trenta e Quaranta. Il romanzo estremo dello sdradicamento sotto le luci della Mecca del cinema. "In Fante - sosteneva Pier Vittorio Tondelli - c'è una visione dell'America, non tanto come terra promessa, come poteva apparire al padre abruzzese, ma da conquistare, come era nelle capacità di un individuo nato nel Nuovo Mondo, immigrato di seconda generazione. Fante ha seguito questo percorso di sogno lasciando Denver per approdare nella mitica terra della California. Di fronte a questo estremo, sarcastico, irriverente, indecente blasfemo, ironico romanzo si ha la certezza di essere di fronte a un grande narratore in cui una vita spesa a scrivere racconti produce l'ultimo, accecante, compatto frutto".