Gennaio 1933: Adolf Hitler viene nominato cancelliere e adotta una serie di provvedimenti volti a instaurare un regime totalitario e spiccatamente antisemita. Lion Feuchtwanger e Arnold Zweig, celebri scrittori ebreo-tedeschi, si trovano all'estero e decidono di non tornare in Germania. Continueranno però a riflettere su temi come la storia, la cultura e l'identità ebraiche. I due saggi contenuti ne "Il compito degli ebrei" che, pubblicati a Parigi in quello stesso fatidico 1933, vengono proposti ora al lettore italiano si inseriscono perfettamente nella medesima tradizione di pensiero rivelandosi nel contempo assai stimolanti e stilisticamente pregevoli. Ciò vale per il contributo di Feuchtwanger, secondo il quale il nazionalismo ebraico, in quanto fenomeno cosmopolita ed esclusivamente culturale, sarà in grado di arricchire in misura determinante un mondo ormai senza frontiere, come per il breve saggio di Zweig, il quale prende in esame l'insopprimibile volontà di esprimersi che aveva contraddistinto l'attività di tanti artisti provenienti dalle comunità ebraiche dell'Europa orientale e i risultati prodotti nei diversi ambiti artistici.
"Nel gennaio del 1941 la sorte dell'Europa e del mondo sembravano segnate [...]: avevamo letto 'I fratelli Oppermann' di Feuchtwanger, importato nascostamente dalla Francia, in cui si descrivevano le 'atrocità naziste'; ne avevamo creduto una metà, ma bastava..." (Primo Levi, "Il sistema periodico"). Questo romanzo, la storia di un'agiata famiglia di ebrei tedeschi travolta dall'avvento del nazismo, rivela contenuti quasi profetici nel descrivere gli avvenimenti storici, pur essendo stato pubblicato nel 1934. Una società ora inconsapevole, ora politicamente impreparata, ora volutamente cieca di fronte alla Storia assiste all'affacciarsi del nazismo nella Germania degli anni Trenta: passato e futuro si fondono nella saga degli Oppermann, che da cittadini benestanti ed emancipati di una Berlino all'avanguardia precipitano nel vortice di una tragedia reale, fatta di svastiche, camicie brune, discriminazioni, inganni e tradimenti.
Alla corte del duca di Württemberg, intorno alla metà del '700, Reb Joseph Süss Oppenheimer, ebreo di modeste origini, di acuto ingegno e di sfrenata ambizione, cinico e senza scrupoli, ricerca ed ottiene successo e gloria alla corte cattolica, divenendo uomo di fiducia e ministro delle finanze del duca Karl Alexander. Ma gli eventi lo travolgeranno e verrà ucciso, dopo una lunga agonia, dai suoi nemici politici. Il libro fornì al regista Veit Harlan lo spunto per un film di propaganda nazista e di supporto per la persecuzione razziale, uscito nel 1933, che stravolse il significato dell'opera, ma che ebbe, purtroppo, grande risonanza.