“Ho idee strane sul Natale. Perché ho tutto quello che il danaro può comprare. Voglio più persone, ma non più cose”
Casa Howard è certamente uno dei grandi “classici” della letteratura del ventesimo secolo. La ricchezza del romanzo sta tutta nella pregnanza di una narrazione piena di tensioni, in parte irrisolte perché lo stesso Forster è partecipe di esse e il “solo connettere” del sottotitolo del romanzo gli è impossibile solo in parte, come egli ben sa. Ma forse il fascino di Casa Howard sta proprio in questa difficoltà a risolvere contraddizioni ancora irrisolvibili. Ciò nonostante, dice Virginia Woolf (ed è noto che Forster s’ispirò inizialmente proprio alla giovinezza di Virginia e della sorella Vanessa per definire le due eroine del romanzo, Margaret e Helen), “la pianificazione della storia è magistrale. Quella cosa indefinibile ma tanto importante, l’atmosfera del libro, riluce di intelligenza; non a un barlume di fandonia, non a un atomo di falsità è consentito di depositarsi. E di nuovo, ma su di un campo di battaglia più ampio, continua il conflitto che ha luogo in tutti i romanzi di Mr. Forster – il conflitto fra le cose che importano e le cose che non importano, fra la realtà e la falsità, fra la verità e la menzogna”.
Casa Howard è il capolavoro di Forster. Una pietra miliare nella storia del romanzo moderno. Una narrazione che ha per oggetto l’esperienza interiore e per fine la ricerca della verità dietro le apparenze.