Proseguendo nella ricerca iniziata con "La città originaria, Metafisica della politica, Metafisica del giusto", l'autore si interroga sui fondamenti della democrazia nel tempo della globalizzazione. Uno spazio che obbliga a considerare non i singoli ma i popoli - i "molti" - come soggetti dei processi di democratizzazione, tanto che anche gli altri concetti chiave della filosofia politica - giustizia, diritti, libertà - vanno rideclinati al plurale, in un tentativo di pensare la democrazia sotto la forma di un "esistenziale": condizione affinché ciascuno, in dialogo con i tanti volti del prossimo, trovi nel convivere la forma più autentica di riconoscimento.
Il filosofo si misura con i temi di "giusto" e "ingiusto" e del loro reciproco richiamarsi nella storia odierna delle città, obbedendo non più alla legge dell'"evidenza" ma forse piuttosto a quella della "contraddizione" (come mostrano gravi ingiustizie della storia, Kolyma e Auschwitz ...) resa più drammatica dalla "Babele" dell'informazione.