Un atterraggio di emergenza nel deserto di Tamaulipas, Messico. È il 1957. Fra i passeggeri imbarcati sul Super Constellation partito da New York c'è anche Walter Faber, ingegnere meccanico svizzero al servizio dell'Unesco. Abituato a "far conto con le formule della probabilità", è a logica e matematica che affida i suoi pensieri anche durante le cinque notti e i quattro giorni trascorsi fra le sabbie del deserto. "Homo Faber" lo chiamava infatti con un certo sprezzo Hanna, un tempo, a Zurigo. Hanna poi scomparsa, forse in un campo di concentramento o forse ancora viva. Prima e dopo il deserto di Taumalipas, la vita e il "resoconto" di Faber toccano molti luoghi: New York, Caracas, Houston, le terre degli aztechi e dei maya, Parigi e un lungo viaggio attraverso l'Europa, dall'Italia alla Grecia. E incontrano Hanna, Ivy e, con un sentimento che non tarda a mutarsi in sgomento quando scopre chi è lei davvero, Sabeth.
"Il romanzo di Max Frisch, 'Il mio nome sia Gantenbein', inizia con la morte, accidentale, di Felix Enderlin, che risulterà poi l'alter ego del protagonista principale, Theo Gantenbein. Lo si immagina cieco, ma potrebbe essere una sua astuzia per sorvegliare la moglie Lilla, con la quale ha un rapporto difficile. Intorno a Lilla si muove anche Svoboda, il primo marito; mentre Gantenbein frequenta volentieri Camilla, una manicure servizievole, alla quale racconta storie sempre diverse, fino all'ultima, macabra, di un cadavere ripescato nella Limmat." (Roberto Fertonani)
Il leggendario eroe elvetico e la fondazione della nazione svizzera nell'ironico racconto di un gigante della letteratura mondiale. Il 1º agosto del 1291 è una giornata afosa a Uri, nella Svizzera Primitiva. Corrado von Tillerndorf, Balivo del Sacro Romano Impero in missione diplomatica per conto degli eredi di re Rodolfo, deve partire e lasciare finalmente quella valle tetra, niente affatto congeniale alla sua cagionevole salute. Quel giorno Guglielmo Tell, un forestale con la balestra a tracolla e per mano suo figlio, rifiuta di omaggiare il cappello imperiale conficcato su un'asta nella piazza della città. Ancora poche ore e il cappello sarebbe stato rimosso, pensa l'annoiato Corrado, chiamato a dirimere la faccenda. Non poteva immaginare che avrebbe assistito a quello che diventerà il mito di fondazione della Svizzera libera. In questo breve, ironico racconto Max Frisch ripercorre le tappe della vicenda corredandole con note che interrogano la storicità degli avvenimenti e insieme suggeriscono nuove, gustosissime trame narrative.
Un'alluvione in una valle sperduta, una frana, un uomo solo fra problemi di minima e massima sopravvivenza. Scritto nel 1979 e ambientato fra le montagne del Canton Ticino (dove l'autore viveva gran parte dell'anno), "L'uomo nell'Olocene" è un romanzo incentrato sul vecchio signor Geiser che sta perdendo la memoria. Le notizie del maltempo, il paese isolato, senza elettricità, le difficoltà nel reperire cibo, tutto questo è alternato nel romanzo all'insieme delle conoscenze che Geiser cerca di fermare dalla dissoluzione: dalla formula della sezione aurea alla periodizzazione delle ere geologiche. In un'atmosfera da fine del mondo, Geiser, con molta pacatezza, mette insieme quantità di materiali, segni, tracce disparate: l'enciclopedia di un mondo in pezzi, le ossessioni di un uomo che pure sta andando in pezzi
Ingegnere pragmatico e razionale, privo di radici affettive che lo ancorino a un luogo o a una famiglia, indifferente a tutto ciò che non è spiegabile con la logica e insensibile a tutto ciò che è istintivo, religioso umanistico. Autentico campione della civiltà tecnologica, si ostina a non vedere ciò che non può capire. Nel corso di una crociera, Faber incontra una ragazza cui si lega sentimentalmente. Quando scopre in lei la figlia mai conosciuta, è ormai troppo tardi. Il romanzo viene ora proposto in edizione speciale per i cinquant'anni di Giangiacomo Feltrinelli Editore.
"Don Giovanni ha tutta una famiglia di parenti spirituali, e, anche se sono molto lontani da lui, Icaro o Faust gli sono più simili che non Casanova. La sua fama di seduttore è un equivoco creato dalle donne. Don Giovanni è un intellettuale. Ciò che lo rende irresistibile per le signore di Siviglia, è la sua spiritualità, la sua pretesa di una spiritualità virile, la quale costituisce un affronto, in quanto persegue scopi completamente diversi da quelli che potrebbero essere costituiti dalla donna, e pone, fin dall'inizio, la donna come un episodio - con il noto risultato, certo, che gli episodi finiscono per divorare tutta la sua vita." (Max Frisch)
"Il romanzo di Max Frisch, 'Il mio nome sia Gantenbein', inizia con la morte, accidentale, di Felix Enderlin, che risulterà poi l'alter ego del protagonista principale, Theo Gantenbein. Lo si immagina cieco, ma potrebbe essere una sua astuzia per sorvegliare la moglie Lilla, con la quale ha un rapporto difficile. Intorno a Lilla si muove anche Svoboda, il primo marito; mentre Gantenbein frequenta volentieri Camilla, una manicure servizievole, alla quale racconta storie sempre diverse, fino all'ultima, macabra, di un cadavere ripescato nella Limmat." (Roberto Fertonani)