Può sembrare paradossale che un giornalista come Saverio Tutino, dopo aver viaggiato e soggiornato nelle più importanti capitali del mondo trovi riparo in un lembo di Toscana ai confini tra Umbria, Marche e Romagna, e decida di farne un polo di raccolta delle scritture della gente comune. Nel 1984 nasce l'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, centro di conservazione di un patrimonio documentario unico, divenuto ormai un monumento nazionale della memoria. Lettere, diari, memorie, prodotti da donne e uomini, anziani, giovani, bambini e bambine, offrono narrazioni capaci di sollecitare l'attenzione degli storici e di studiosi di diverse discipline e di favorire significative innovazioni nella ricerca. In occasione del prossimo centenario della nascita di Saverio Tutino, Patrizia Gabrielli e Camillo Brezzi propongono alcune fondamentali tessere della sua biografia e illustrano caratteristiche e vocazione dell'Archivio dei diari attraverso un duplice percorso di ricerca attento alla dimensione collettiva e individuale. Privilegiando un'esplorazione orizzontale di questa preziosa documentazione, gli autori sottolineano rilevanti snodi storici e tematici, mentre una lettura in verticale propone i ritratti di nove diariste e diaristi, veri e propri «simboli» del composito patrimonio archivistico. Completa il volume l'inserto fotografico curato da Luigi Burroni, che dà conto della cura e dell'affettività che autrici e autori riversano su quaderni, taccuini o fogli sciolti, così come dei diversi livelli di confidenza con la scrittura.
I disegni sulla mobilitazione dell'infanzia sostenuti dal regime fascista sono ben definiti e la macchina di propaganda ha da tempo superato la sua fase di rodaggio quando, il 10 giugno del 1940, l'Italia entra in guerra. Se in un primo tempo l'apparato retorico del regime colpisce l'immaginario dei minori, rendendoli soggetti attivi nella propaganda, in seguito la guerra totale si insinua nelle loro vite, per poi irrompere brutalmente, scardinando la quotidianità, azzerando abitudini consolidate, producendo lutti e separazioni. Con uno stile narrativo e partecipato, Patrizia Gabrielli restituisce in queste pagine tasselli significativi dell'esperienza di guerra dei minori, attingendo a fonti differenziate fra le quali spiccano le scritture bambine custodite dall'Archivio Diaristico Nazionale. I diari e le memorie, letti e interpretati sulla base di un ampio corredo metodologico, arricchiscono il quadro storiografico e problematizzano un tema quanto mai attuale: il rapporto tra infanzia e guerra. La paura e l'insicurezza procurate dai bombardamenti, dalla distruzione e dalla costante presenza della morte; la fame, il freddo, le gravi condizioni igieniche sono i temi ricorrenti nei racconti di guerra insieme alla seduzione delle armi, all'alterazione delle festività, all'elemento fantastico. Bambini, bambine e adolescenti protagonisti di queste pagine non sono però impotenti spettatori del conflitto, ma soggetti capaci di attivare strategie di resistenza e di fare delle scelte. Dopo l'8 settembre 1943, la generazione formatasi nel rispetto dell'obbedienza e della fedeltà a Mussolini non resta sempre o solo semplicemente a guardare, ma è pienamente coinvolta nella tragedia della guerra civile.