"Ancora oggi Licio Celli e la P2 fanno parte dell'immaginario italiano come un archetipo, ovvero la quintessenza, il nocciolo duro, il cuore nero di un potere che a contatto con la sua ombra è capace di tutto. Anche di spaventare ancora, anche di ritornare quando non esiste più." Come è possibile contraddire questa recente affermazione di Filippo Ceccarelli, se si pensa che alla P2 sono stati attribuiti tentativi di colpi di stato, attentati, stragi, forme innumerevoli di corruzione, a ogni livello e per qualunque fine, in pratica qualsiasi anomalia del sistema politico italiano (e persino un ruolo nel mistero di Rennes-le-Chà-teau e nelle vicende di un'altra società segreta, il Priorato di Sion)? Ma possiamo davvero credere che il nostro paese sia stato per qualche decennio in balia di una ristretta élite (anche a voler prendere la Massoneria di Palazzo Giustiniani nel suo insieme) pronta a tutto e determinata ad assumere il potere a ogni costo? Davvero è esistito uno Stato dentro lo Stato che, infischiandosene di partiti, governi, parlamenti e procedure democratiche, ha tramato, seminato bombe, ucciso o fatto uccidere? È stato realmente operante un complotto pluto-(giudaico?)-massonico ai danni di tutti, e di qualcuno in particolare? E Licio Celli è stato il Grande Vecchio, il burattinaio occulto e inesorabile di un inquietante teatrino dei Pupi? A queste e ada latre domande intende rispondere l'autore in questo volume.
Perché Hitler ha attaccato la Polonia con la convinzione che l'Inghilterra e la Francia non sarebbero intervenute, trasformando così una guerra, che doveva essere limitata, in un conflitto prima europeo e poi mondiale? Domanda inquietante, alla quale gli storici hanno provato a dare risposte cercando di individuare una logica in comportamenti che sembravano del tutto estranei a qualsiasi logica. Giorgio Galli, invece, accetta la possibilità che Hitler e il nazismo avessero una logica e una cultura proprie e in questo libro dimostra come alcune radici culturali del nazismo affondino in quegli antichi mondi di conoscenza che erano stati sconfitti, ma non cancellati, dal pensiero scientifico del Cinquecento e del Seicento e dall'Illuminismo.
La storia avventurosa e tormentata dei partiti politici italiani, quali vennero costituendosi e organizzandosi dopo la caduta del fascismo, coincide con quella dell'evoluzione economica e democratica del nostro paese. Giorgio Galli analizza la specificità della storia partitica italiana nella sua evoluzione, e ci racconta come il sistema dei partiti si è via via mutato, prima in quella che venne definita partitocrazia, fatta di spartizioni e veti incrociati, per arrivare, dopo la burrasca di Tangentopoli, all'attuale declino, che vede la nascita del partito-azienda, l'ampliarsi dell'astensionismo, l'affermarsi della politica-spettacolo e la crescita del potere delle lobby. Edizione aggiornata ai risultati elettorali del 2004.