Ebreo russo e ardente sostenitore della patria sovietica, Vasilij Grossman descrisse l’orrore staliniano della sua epoca raccontando la riscossa dell’armata rossa verso ovest durante la seconda guerra mondiale, diventando il più importante corrispondente di guerra dell’esercito sovietico. Fu solo quando scoprì che nella sua città natale, Berdičev, 30.000 persone – tra cui la sua stessa madre – erano state massacrate dalle forze naziste, che egli fu messo dinanzi alla sua identità ebraica e all’orribile genocidio della Shoah. Ora, avvalendosi di materiali d’archivio venuti alla luce solo dopo il collasso dell’Unione Sovietica, John Garrard e Carol Garrard hanno scritto un’eloquente biografia di Vasilij Grossman. Le ossa di Berdičev non è solo una vivida ricostruzione della vita di uno scrittore in uno stato totalitario e antisemita, ma al tempo stesso fornisce ulteriori elementi concernenti le origini della stessa Shoah. Gli autori evidenziano come questa ebbe inizio non nei ghetti e nei campi di sterminio polacchi, ma sul territorio sovietico occupato dai nazisti, con la consapevolezza e la collaborazione di molti cittadini sovietici che non soltanto contribuirono, ma trassero anche profitto dall’assassinio dei loro vicini di casa ebrei. A loro volta le autorità sovietiche cancellarono ogni traccia di quelle azioni – fornendo in tal modo l’argomento decisivo a supporto della tesi cui giunse Grossman secondo cui i due stati totalitari, la Germania nazista e la Russia sovietica, già avversari nella seconda guerra mondiale, erano in realtà immagini speculari l’uno dell’altro.