Che vita sarebbe senza i gatti? Storie incredibili dei felini del nostro paese Gatti di strada, gatti protagonisti di opere d'arte, gatti che hanno fatto compagnia a tanti personaggi illustri della storia e della cultura italiana, che li hanno ispirati forse, e tanti, tantissimi gatti "qualsiasi", ognuno speciale a modo suo: di vicende che hanno per protagonisti questi nostri amici a quattro zampe ce ne sono a bizzeffe e in questo libro vi raccontiamo le più curiose, divertenti e commoventi, tutte legate ai luoghi e alla Storia (quella con la S maiuscola) del nostro Paese. Da Cristoforo Colombo a Gino Paoli, dal municipio 7 di Milano alle pendici dell'Etna, conoscerete grazie a queste pagine tanti gatti e tante persone che li hanno amati, innamorandovene anche voi. La gatta del Petrarca; Intervista al gatto di Mussolini; Il gatto e la volpe: realtà o finzione?; C'è un gatto in biblioteca; La pasticceria siciliana dove i gatti sono di casa; Il gatto alpinista che ha conquistato il Cervino Rocco, trentadue giorni sotto le macerie; Notte al Museo egizio di Torino con la gatta di Bastet.
I gatti di Torre Argentina, i gatti della Piramide, i gatti di Tor Pignattara. Un simbolo, quello del felino, ormai entrato a pieno titolo nell'immaginario collettivo: basti pensare a calendari e cartoline che li ritraggono al sole su qualche monumento. Nella Roma antica il gatto era un compagno nella vita terrena e anche in quella oltre la morte. Alcuni reparti dell'esercito romano avevano sugli scudi il simbolo di gatti di colori differenti. Da qui giunsero alla Roma imperiale, dove il gatto domestico conobbe la definitiva affermazione e consacrazione. In un tempio, dove oggi sorge la chiesa di Santo Stefano del Cacco, venne rinvenuta la piccola statua della gatta che ancora oggi si può ammirare su un cornicione di Palazzo Grazioli, in via della Gatta. Arrivò poi il Medioevo, quando i gatti vennero associati alle streghe e con loro bruciati. La loro storia accompagna dunque quella dell'Urbe e non sono pochi i personaggi romani inseparabili dal loro amico a quattro zampe. Storia, aneddoti, fatti meno noti che raccontano il gatto romano e, con lui, anche il volto più scanzonato della nostra città.
I gatti di Torre Argentina, i gatti della Piramide, i gatti di Tor Pignattara. Un simbolo, quello del felino, ormai entrato a pieno titolo nell'immaginario collettivo: basti pensare a calendari e cartoline che li ritraggono al sole su qualche monumento. Nella Roma antica il gatto era un compagno nella vita terrena e anche in quella oltre la morte. Alcuni reparti dell'esercito romano avevano sugli scudi il simbolo di gatti di colori differenti. Da qui giunsero alla Roma imperiale, dove il gatto domestico conobbe la definitiva affermazione e consacrazione. In un tempio, dove oggi sorge la chiesa di Santo Stefano del Cacco, venne rinvenuta la piccola statua della gatta che ancora oggi si può ammirare su un cornicione di Palazzo Grazioli, in via della Gatta. Arrivò poi il Medioevo, quando i gatti vennero associati alle streghe e con loro bruciati. La loro storia accompagna dunque quella dell'Urbe e non sono pochi i personaggi romani inseparabili dal loro amico a quattro zampe. Storia, aneddoti, fatti meno noti che raccontano il gatto romano e, con lui, anche il volto più scanzonato della nostra città.