Come ha scritto Silvio Ramat nel suo ampio saggio introduttivo, l'opera in versi di Alfonso Gatto, qui interamente riproposta, è stata sicuramente "un'avventura espressiva tra le più originali del Novecento italiano". Nella sua "vitalità ariosa e costruttiva", Gatto ha saputo attraversare movimenti e tendenze d'avanguardia, come l'ermetismo, di cui è stato tra i protagonisti, conservando intatta la propria natura e la propria vocazione di poeta melodista che ha saputo rappresentare in una straordinaria varietà cromatica il suo sentimento dell'esistere. Un poeta, come ha scritto Gianfranco Contini, dalle "immagini vertiginosamente analogiche", un surrealista legato a quell'intrico di impressioni che gli ha fornito la sua terra.