Yasmine Ghata narra, con una lingua fluida, sinuosa ed elegante, la storia della vita di Rikkat Kunt, calligrafa all'Accademia di Belle Arti di Istanbul, intrecciandola con quella della Turchia e delle sue più profonde radici culturali. L'elogio dell'arte della calligrafia, centrale nella cultura islamica (che vieta la riproduzione delle figure umane), suggerisce un accesso al divino attraverso la bellezza e la gioia anziché la jihad e il martirio: il piacere della mano che impugna il calamo e gli odori inebrianti di inchiostri antichissimi scongiurano la lama del folle di dio o il fumo del tritolo dei kamikaze.