L’Occidente cristiano ha ancora un dovere missionario nei confronti del resto del mondo? Ha ancora senso, al giorno d’oggi, mantenere un movimento che ha le sue radici e i suoi capisaldi nel lontano Ottocento?
"Ho incontrato un ragazzo torinese che stava partendo per la Mongolia. Non gli ho chiesto che cosa ci andava a fare, ma me lo sono chiesto io. Il punto è sempre questo. Cosa ci va a fare un ragazzo di 25 anni, con una grande fede, con molto spirito evangelico, in Mongolia? Una persona come me non se lo domanda perché pensa che il giovane non ci debba andare – è libero di farlo – ma il problema che pone la sua scelta è antropologico. Tra l’altro mi ha raccontato che è là con un collega del Camerun, e con altri tre confratelli di altri continenti. Un esempio sublime di cosmopolitismo, e non a Ulan-Bator, la capitale, ma in un posto sperduto dell’interno. Sembra un modello di sopravvivenza interetnica.
La domanda viene spontanea: che ci vanno a fare persone così quando all’interno della Mongolia la religione dominante è lo sciamanesimo, la cultura della terra? Così pure mi domando: perché gli indios yanomami devono imparare ad andare a messa? O i mongoli a confessarsi?
È una domanda – e non marginale – che mi pongo dal punto di vista antropologico, senza sminuire la buona fede di quelli che partono per la missione".
Da simili domande è nato questo libro. Temi a tutto campo sulla missione, i cambiamenti in atto, la crisi dei riferimenti tradizionali, i tentativi di rinnovamento, gli ostacoli che lo impediscono. Una discussione appassionante che, come il libro, ha l’unico scopo di aiutare a riflettere. E di proporre qualche piccola risposta.
Contributi di: Raniero La Valle, Maurizio Chierici, Maria Teresa Ratti, Paolo Boschini, Mario Menin, Nicola Colasuonno.
Nel documentario allegato, Professione Missionario, padre Marino Rigon esprime il senso dei suoi 55 anni in Bangladesh. Ha edificato una sorta di città-giardino per l’istruzione e la salute della popolazione di Shelabunia, è il grande traduttore di Tagore in italiano, ama e valorizza la cultura della gente tra cui vive, celebra in una chiesa decorata con simboli di religioni diverse. E ultimamente ha tradotto Pinocchio in bengali, una favola particolarmente accessibile alla sua gente. È dopo la visione di questo film che si è scatenato il dibattito di cui rende conto questo libro.
Professione Missionario
ideato e diretto da Mario Ghiretti, fotografato da Pier Paolo Pessini, montato da Nicola Tasso, prodotto da Emi. In DVD - durata 33’
Munari Giovanni - Ghiretti Mario
• Giovanni Munari, comboniano, è dal 2008 direttore dell’Emi. Per trent’anni è stato missionario in Brasile, a Salvador, Rio de Janeiro e São Paulo, cercando nuove forme di dialogo e incontro con il mondo afrobrasiliano e le realtà di emarginazione delle metropoli latinoamericane. Ha operato a lungo anche nel settore della comunicazione, dirigendo un giornale e una rivista.
• Mario Ghiretti, formatosi presso il Teatro Universitario di Parma, di cui divenne direttore nel 1969, dagli anni Ottanta utilizza la tecnica multivisiva come strumento narrativo. Sceneggiatore, produttore e documentarista, partecipa nel 1986 alla Biennale di Venezia e nel 1988 al Photokina di Colonia.
Autore:
Mario Ghiretti
Nato a Parma nel 1946. Formatosi presso il Teatro Universitario di Parma, di cui è diventato direttore nel 1969, ha insegnanto in istituti superiori fino al 1980. Sempre nello stesso anno – tra i primi in Italia - utilizza la tecnica multivisiva come strumento narrativo. È sceneggiatore e produttore di programmi e documentarista. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1986 e a Photokina di Colonia nel 1988. Viaggia in molti paesi africani e progetta eventi visivi sulle realtà di quel continente. In uno di questi viaggi conosce Antonino Melis detto Tonino, e scrive la sceneggiatura di L’uomo che cerca parole.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
Caro sardo, sto pensando di inserire un intermezzo nella sceneggiatura, un soliloquio. Con la seguente motivazione: tutti gli uomini hanno bisogno di un contatto ravvicinato, chi sceglie la psicanalisi e chi la Madonna, e chi sceglie di non scegliere.
Cosa sceglie un missionario sardo in mezzo alla savana del Nord Camerun quando deve confi darsi? Un missionario si rivolge a un altro missionario.
E se il secondo manca o è lontano da raggiungere?
Allora fate come Melis il sardo, rivolgetevi direttamente a Colui che abita nel cielo.
Ma per farlo salite sopra il tetto di casa, dove c’è una piccola terrazza diffi cile da raggiungere e arredata con un lettino da analista, o con una sedia a sdraio, oppure con niente.
Sarebbe assurdo un soliloquio dentro le mura di casa, forse si usa nelle metropoli occidentali ma in Africa no, serve la visione dello spazio naturale e la sua copertura celeste.
Serve un terrazzo. Serve la notte. Il sardo parla alla luna per parlare a Dio. Pensi che questo territorio sia praticabile?
Tu e il tuo presente, un sardo prete nel buco del mondo.
Rispondimi via radio, alla solita ora.