Dagli scritti di Francesco di Sales un umanesimo evangelico che trova nell’Amore la sua ragion d’essere e il suo fine.
Francesco di Sales è stato un autentico gigante della storia della Chiesa. I suoi scritti, in particolare il Trattato, sono animati da un’ardente passione per la verità che conduce la sua riflessione sulla relazione tra Dio e l’uomo. Ma quale uomo e quale Dio? «…un “uomo”, degno del Dio/Amore che, nel chiamarlo all’essere, gli dona veramente la capacità di riamarlo secondo un autentico rapporto di reciproca amicizia; un “Dio”, pienamente adeguato, in quanto Sommo Bene, alla infinita sete d’amore, propria del cuore umano! Sì, nella pura luce del Cristo, per il padre della Visitazione, è possibile cogliere il vero volto umano di Dio ma, anche, il segreto volto divino dell’uomo, di ogni uomo » (dalla Introduzione).
Questa prospettiva trova il suo nucleo concettuale più significativo nella «legge» che caratterizza Dio, il Dio che si fa conoscere all’uomo mediante Cristo: in quanto pienezza d’Essere coincidente con l’Amore, Egli ama e vuol essere amato.
Emerge, così, un’esperienza mistica vissuta secondo una radicalità amante che, nell’implicare sia la trascendenza divina, sia la libertà dell’uomo, risulta feconda anche nei confronti della riflessione filosofica sull’autenticità del vivere umano.
Prendendo spunto dagli scritti teologico-mistici di Augustin Guillerand l’autore giunge alla conclusione che l’uomo è l’essere che, grazie al privilegio della libertà, può fare esperienza di dio.
Destinatari
Quanti sono interessati al rapporto Fede/Ragione.
L’autore Giuseppe Gioia insegna Filosofia morale presso l’Università di Palermo ed è uno dei maggiori studiosi della mistica certosina. Nel biennio 1977-’78, presso l’Institut Catholique di Parigi, sotto la direzione di Dominique Dubarle e di Xavier Tilliette, ha approfondito le sue ricerche sulla filosofia riflessiva. Per le Edizioni San Paolo ha pubblicato: L’esperienza contemplativa. Bruno il certosino (1989); La divina filosofia. La Certosa e l’amore di Dio (1994); La contemplazione della Verità. La prospettiva cristologica di Guigo I (1999); Nello spirito della Visitazione. La testimonianza contemplativa di Madre MariaAmata Fazio (2006);ha anche curato l’opera di Augustin Guillerand, La preghiera (1991), e gli Scritti spirituali di Margherita d’Oingt (1997). È redattore del «Giornale di Metafisica».
Il libro è diretto soprattutto alle Suore della Visitazione. Parla di una loro consorella morta il 23.2.2005 in concetto di santità, e riferisce e commenta i principali testi spirituali scritti da lei. Non solo, ma li illumina in profondità, avendo sullo sfondo la dottrina mistica dei santi Fondatori dell’Ordine della Visitazione – San Francesco di Sales e santa Giovanna Francesca di Chantal – nonché la dottrina mistica cristiana classica. Ne risulta un libro eloquente e suggestivo, denso e profondo, diretto a tutti.
Giuseppe Gioia è professore associato di Antropologia filosofica presso l’Università di Palermo, dove dal 1991 insegna anche Filosofia della religione. Fra i suoi libri, ricordiamo: Ateismo e trascendenza. Dio e la sua assenza (1983); Desiderio di Dio e libertà in Nabert (1984); Testimoni della Bontà. Lo spirito della Certosa (1996; traduzione portoghese: Braga 1997); Finitudine e cristologia (2000); per le Edizioni San Paolo ha pubblicato L’esperienza contemplativa. Bruno il certosino (1989); La divina filosofia. La Certosa e l’amore di Dio (1994); La contemplazione della Verità. La prospettiva cristologica di Guigo I (1999) e ha curato l’opera di Augustin Guillerand, La preghiera (1999), e gli Scritti spirituali di Margherita d’Oingt (1997). È redattore del “Giornale di Metafisica”.
Madre Maria Amata Fazio nacque a Palermo nel 1915, decima di dodici figli. Conseguito il diploma magistrale, nel 1934 entrò nell’Istituto delle Serve dei Poveri, fondato dal b. Giacomo Cusmano. Appena professa, le vennero affidate le novizie. Ma l’anelito da sempre avvertito verso la vita contemplativa la spinse a chiedere e ottenere il passaggio all’Ordine della Visitazione, nel Monastero di Palermo (1948). Compiuto il tempo di noviziato ad Annecy, culla dell’Ordine, ritornò a Palermo, ove ben presto venne eletta Superiora, tale rimanendo – con le dovute interruzioni – per ben 27 anni, facendo rifiorire il Monastero nei muri e soprattutto nelle persone. Difficoltà all’esterno e sofferenze nell’intimo furono sue compagne fedeli, senza fermarla mai. Nel 1996 fu colpita da paralisi, che, inchiodandola sulla sedia a rotelle, la fissò in uno stato di incessante preghiera e sofferenza. Si spense serenamente il 23 febbraio 2005. La sua vita e i suoi pochi ma ardenti scritti la manterranno viva nella memoria di chi l’ha conosciuta di persona o tramite le sue parole.