Gionni Galassia, ragazzo che la matita di Jacovitti spedisce nello spazio, un Paperino atomico inventore della bomba che prima fa perdere i capelli e poi li fa ricrescere, i Fantastici Quattro...: stereotipati o coscienziosi, pazzi o salvatori, sono gli scienziati dei fumetti. Non c'è meraviglia, stupore o terrore che l'accoppiamento di parola e immagine non sappia rappresentare, soprattutto quando si tratta delle audaci ipotesi della scienza. Il sapere a fumetti che questo libro mette in scena, spaziando dalla produzione italiana ai classici USA, senza dimenticare i manga giapponesi e le "bandes dessinées" francesi, non propone una qualche forma di didattica della scienza ma mette a confronto due forme di immaginazione che rendono più affascinante l'esistenza quotidiana.
Un confronto quanto mai interessante, quello tra Gabriel Mandel e Giulio Giorello. Una riflessione a due voci sul secondo (o terzo, secondo la versione ebraica dell'Antico Testamento) comandamento. Su di una 'parola' quanto mai 'paradossale' Una parola che ammonisce a non far parola di Dio! Un confronto tra due prospettive evidentemente diverse; la prima, quella di Mandel, che è un Sufi, rinvia a un'esperienza mistica profonda, mentre quella di Giorello risuona dell'entusiasmo autenticamente laico che solo un pensatore libero come lui avrebbe potuto infondere anche a questa testimonianza. Due prospettive diverse, dunque, ma perfettamente consonanti nel comune anelito ad una 'verità' che non costringa, ma "liberi" anche dalla sola pretesa di risolverla in un, per quanto nobile,'concetto' definitivo.
Evoluzione e ambiente, libertà di ricerca e responsabilità morale, naturale e artificiale, ruolo della medicina e regole della salute, principi ed eccessi di precauzione, ragione e religione: sulle sfide in cui si giocano i tratti di una società scientificamente matura e democraticamente aperta si confrontano un medico e un filosofo, entrambi convinti che l'impresa tecnico-scientifica sia cultura per eccellenza e che dalla sua crescita dipenda il benessere delle future generazioni. Senza paura di andar contro non pochi pregiudizi e di dissentire tra loro, Umberto Veronesi e Giulio Giorello incitano il lettore a prendere partito su questioni che riguardano donne e uomini di ogni fede e professione, accomunati, come scrive Chiara Tonelli, dal piacere di "comprendere e migliorare la libertà della vita".
È dall'epoca del processo a Galileo che i filosofi litigano su "ciò che rende così importante la scienza" e almeno dai tempi di Hume e di Kant ci si domanda: "come conosciamo quel che conosciamo?". La vicenda della filosofia della scienza, almeno dall'Età moderna, è in breve la storia affascinante di come filosofi e scienziati abbiano cercato di rispondere a queste domande e di come le loro risposte dipendano da ciò che il linguaggio, il contesto storico, la costellazione delle metafisiche e delle teologie "influenti", le stesse aspettative degli scienziati, perfino i loro pregiudizi ci consentono di volta in volta di conoscere.
"Uno spettro si aggira per l'Europa: il relativismo, cioè il dogma che non c'è nessun dogma. Chierici e laici hanno stretto una santa alleanza in nome dei nostri valori e delle nostre radici. Forse non sanno che dietro quel fantasma ci sono il corpo dell'individuo, la libertà della ricerca, le garanzie dei diritti e la stessa genuinità della fede. Tutto cancellato, se vince il progetto dei teo-con? Affatto, se il laico ha non solo la volontà di reagire ma anche la forza di attaccare. Non questa o quella chiesa, ma la "presunzione di infallibilità" che può viziare qualsiasi istituzione o comunità. Essere laico vuol dire non solo esercitare l'arte del sospetto ma anche agire per una solidarietà che non ha bisogno di un fondamento religioso."