La necessità di una sovranità energetica per l'Italia (e per l'Europa) è tornata di attualità dopo l'aumento del prezzo dell'energia con la pandemia e la guerra in Ucraina. Ci siamo accorti di essere dipendenti dalle importazioni e troppo legati a un unico fornitore con un pericolo per i nostri interessi nazionali. Eppure, la mancanza di autonomia in campo energetico, è dovuta ad anni di politiche errate che ci hanno portato a diminuire le estrazioni di gas italiano, a bloccare numerose infrastrutture per preconcetti ideologici e a realizzare la transizione ecologica senza la necessaria gradualità dismettendo le fonti energetiche tradizionali. Diventa perciò prioritario per l'Italia realizzare una politica energetica che garantisca maggiore indipendenza basata non solo sulle rinnovabili ma su un imprescindibile mix energetico senza cedere alle sirene dell'ambientalismo ideologizzato e riscoprendo la lezione di Enrico Mattei.
Negli ultimi anni in Europa è avvenuta una crescita esponenziale del consenso dei partiti e movimenti sovranisti. Il termine sovranismo è stato utilizzato sempre più di frequente nel dibattito pubblico, a volte con cognizione di causa ma spesso erroneamente come sinonimo di populismo o per screditare i leader e le forze che appartengono a quest'area politico-culturale. L'Italia, con il governo Lega-M5S, rappresenta un laboratorio politico grazie all'alleanza tra un partito sovranista e un movimento populista, ma a livello europeo sta nascendo un'internazionale sovranista che raccoglie le principali forze anti-establishment del continente. L'autore analizza la linea politica e l'ideologia dei partiti sovranisti europei sottolineando i punti in comune ma anche i particolarismi e le differenze che caratterizzano una galassia in forte espansione.
Esiste una cultura di destra? Quali sono i suoi riferimenti? Ha ancora senso in un'epoca post ideologica come quella attuale parlare di una categoria come la destra seppur in ambito culturale? Sono alcune delle domande a cui Francesco Giubilei risponde in questo saggio che colma una lacuna editoriale: ad oggi non esiste uno studio divulgativo che organicizzi pensatori, scrittori, giornalisti, editori, intellettuali italiani dal dopoguerra ai nostri giorni ascrivibili a quest'area di pensiero pur con le rispettive di differenze. Una mancanza dovuta al tentativo di imporre un'egemonia culturale da parte del mondo progressista a discapito del pensiero conservatore, tradizionalista, cattolico, più in generale non conforme, poiché, data l'eterogeneità che caratterizza la destra italiana, sarebbe più corretto parlare di "cultura delle destre". Un'opera che si sofferma anche sulle critiche, i tentativi di boicottaggio e addirittura di negazione di un'area di pensiero che raccoglie alcune delle voci più autorevoli della cultura italiana: da Leo Longanesi a Giuseppe Prezzolini, da Indro Montanelli a Giovanni Volpe.
Il pensiero conservatore nasce alla fine del XVIII secolo in risposta alla rivoluzione francese e all'ideologia illuminista per contrastare la deriva progressista della società europea. Questo libro traccia la storia culturale del conservatorismo dalle origini ai giorni nostri soffermandosi sull'Europa centro-occidentale e sull'Italia: perché nel nostro paese non esiste un partito conservatore? Quali sono le cause e le motivazioni storico, politico, culturali? Analizzando le opere e i profili biografici di decine di pensatori conservatori, emerge un quadro organico del conservatorismo europeo. Essere conservatori non significa restaurare il passato in modo aprioristico o rigettare in toto le innovazioni, bensì riconoscere l'esistenza di valori indiscutibili su cui si sono basate per secoli le civiltà europee. Nel mondo contemporaneo dominato dal materialismo e dall'individualismo, dove i valori spirituali e il concetto di comunità sono ormai al crepuscolo, questo libro si propone come uno strumento per approfondire il pensiero non conforme da cui partire per rifondare l'Europa.