"La Guerra giudaica", scritto prima in aramaico poi in greco, narra uno degli eventi più drammatici della storia universale, ambientato in quegli stessi luoghi in cui pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo contro le legioni di Vespasiano e di Tito: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario si susseguono davanti ai nostri occhi, fino al momento in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile. Un'appendice al testo propone i frammenti di un'antica versione russa della Guerra giudaica, dove appare la figura di Gesù Cristo.
Molte sono le motivazioni che possono spingere uno studioso a scrivere di storia. Tra queste, le ragioni, profondamente radicate, che mossero l’autore delle Antichità Giudaiche furono il bisogno di ordinare in uno scritto eventi ai quali egli prese personalmente parte e il «fascino della grandezza di utili imprese rimaste neglette». Imprese ed eventi del passato da mettere in luce «a beneficio di tutti». Nato a Gerusalemme nel 37 d.C., Tito Flavio Giuseppe era figlio di una nobile famiglia di sacerdoti e ricevette un’educazione raffinata, che gli permise di assumere, negli anni della guerra giudaica, l’importante carica di governatore militare di Galilea. Dopo essere sopravvissuto, unico fra i ribelli, all’assedio della fortezza di Jotapata (nei pressi di Nazaret), fu condotto a Roma, dove divenne l’intellettuale di punta alla corte dell’imperatore Vespasiano guadagnandosi così, tra i contemporanei ebrei, la fama di traditore e apostata. Nelle Antichità Giudaiche, suo capolavoro e scritto più ambizioso, Giuseppe si cimenta nell’enorme impresa di presentare alla sua nuova patria romana le antiche vicende del suo popolo e della sua terra d’origine, a partire dalla creazione del mondo, per arrivare fino all’età della casata Giulio-Claudia e alle guerre combattute durante il regno di Nerone.
Roma. 93-96 d.C. È imperatore Domiziano. Flavio Giuseppe, ebreo che ha combattuto nella Guerra giudaica, è stato fatto prigioniero, è divenuto prima interprete dell’esercito, poi amico dei Flavi; liberato, vive nella capitale sotto la protezione imperiale, dedito alla scrittura della sua vita, della storia del suo popolo, della guerra che ha visto fronteggiarsi Gerusalemme e Roma. Nel Contro Apione l'autore controbatte alle tesi anti-giudaiche che circolano nell'impero: gli Ebrei, discendenti da lebbrosi cacciati dall'Egitto, sacrileghi, ostili verso gli altri popoli, sarebbero dediti a sacrifici rituali. Flavio Giuseppe confuta queste accuse, ne dimostra l'inconsistenza e la falsità, presenta, di contro, la tradizione ebraica, la Torah data a Mosè sul monte Sinai. Scopo di Giuseppe non è il proselitismo, e non è neppure l'assimilazione come fusione con il mondo circostante. Non gli interessa che i Romani facciano proprio il giudaismo, ma che riconoscano una dignità e il diritto all'esistenza a chi lo pratica. Suoi interlocutori dunque i Gentili, ma suoi interlocutori anche i Giudei, da più parti attaccati, che hanno bisogno di un testo che fornisca loro sicurezza e orgoglio nazionale o semplicemente materiale di appoggio, risposte con cui opporsi ai detrattori. Interlocutore, infine, lo stesso Giuseppe; da più parti osteggiato per i suoi legami con coloro che hanno distrutto Gerusalemme, egli ribadisce ostinatamente la sua identità: Giudeo, di stirpe sacerdotale, conoscitore della Torah.
Testo greco a fronte
A cura di Francesca Calabi
In tutto questo periodo, Antigono assediava quelli di Masada, i quali avevano tutte le provvisioni necessarie, ma mancavano dell'acqua; perciò Giuseppe, fratello di Frode, architettava di fuggire presso gli Arabi con duecento dei suoi familiari, poiché aveva saputo che Malco era dispiaciuto degli errori che aveva commesso verso Erode. Ma lo fermò una pioggia inviata da Dio nella notte: riempitesi le cisterne d'acqua, non avevano più bisogno di fuggire. Al contrario erano incoraggiati a restare, non soltanto perché ora avevano in abbondanza quello di cui prima mancavano, ma perché appariva un atto della provvidenza di Dio. E si dimostrarono più arditi impegnando gli uomini di Antigono attaccandoli a volte apertamente e a volte di soppiatto, e ne uccisero molti. (Giuseppe Flavio)
Nato a Gerusalemme nel 37 dopo Cristo, Flavio Giuseppe discendeva da una famiglia di grandi sacerdoti ebrei. Per qualche tempo, diresse la resistenza del suo popolo contro i romani: poi cadde prigioniero, collaborò con i nemici, predisse l'ascesa al trono di Vespasiano ; e per tutta la vita fu combattuto fra il profondo amore per il Dio di Israele, il tempio di Gerusalemme, i riti amorosamente coltivati e conservati, e la convinzione che la Provvidenza aveva ormai scelto l'immenso, maestoso e armonico impero di Roma.
La guerra giudaica, scritto prima in aramaico poi in greco, è uno dei libri più drammatici della storiografia universale. Il lettore moderno vi trova lo stesso paesaggio di città, di campagne e di deserti, dove pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo : penetra nel Tempio, apprende i riti e le abitudini degli Esseni, la filosofia politica degli Zeloti, conosce lo stesso mondo che ci è stato recentemente rivelato dai manoscritti del Mar Morto. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode ; e l'intreccio tra la passione per il potere e gli amori e gli odi egualmente sanguinari fra parenti ricorda le tragedie storiche di Shakespeare. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo, guidato dalla fazione degli Zeloti, contro le legioni di Vespasiano e di Tito. Una delle più terribili tragedie della storia di ogni tempo rivive davanti ai nostri occhi: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario : scene di battaglia, lunghissimi assedi, fame, saccheggi, prigionieri crocifissi, inermi massacrati, gli ultimi difensori che si uccidono a vicenda con le spade, fino al momento - che Flavio Giuseppe rievoca lacrimando - in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile.
Questa edizione traduce, nell'appendice a cura di Natalino Radovich, anche i frammenti dell'antica versione russa della Guerra giudaica, che mancano nel testo greco. In alcuni di questi frammenti, appare Gesù Cristo : secondo alcuni studiosi, si tratterebbe della più antica testimonianza d'ambiente ebraico intorno al Messia.
Indice - Sommario
Introduzione
Bibliografia
TESTO E TRADUZIONE
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Commento
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Prefazione / Introduzione
La vita di Giuseppe e il racconto della guerra giudaica
Giuseppe (più tardi, quando ebbe la cittadinanza romana, Flavio Giuseppe) appartenne a quella generazione di giudei cui, mentre si appressavano al "mezzo del cammino", toccò di vedere la distruzione di Gerusalemme e la rovina del tempio. A Gerusalemme egli era nato fra il 13 settembre del 37 e il 17 marzo del 381: troppo tardi per rendersi conto dell'ansia disperata di cui la città fu preda intorno al 40, quando. da Roma arrivò l'ordine di collocare nel tempio, e farne oggetto di culto, un'immagine di Caligola. Superata, all'avvento di Claudio, la grave tensione, la vita era ripresa nella più o meno generale rassegnazione agli incomodi del dominio romano, e Giuseppe potè intraprendere gli studi in un'atmosfera meno agitata. Più tardi, rievocando nell'ultima pagina dell'Archeologia quei suoi studi e tutta la sua formazione spirituale, egli distinse tra lo studio della grammatica e della lingua greca (della quale tuttavia confessava di non aver raggiunto una pronuncia perfetta: la sua lingua materna era l'aramaico) e quella che chiamava la paidéia epichórios, paidéia propriamente giudaica: una paidéia, aggiungeva, nella quale, per ammissione dei suoi connazionali, andava innanzi ad ogni altro. In ogni modo, la preparazione di Giuseppe fu adeguata al suo elevato rango sociale; la sua era infatti una delle famiglie più cospicue, appartenente per parte di padre all'alta nobiltà sacerdotale, mentre per parte di madre egli si gloriava di discendere dalla famiglia reale degli Asmonei. In questa preparazione lo studio della Legge aveva una parte di primo piano, e non v'è ragione di non prestargli fede quando egli aggiunge di aver fatto, grazie alla sua non comune memoria e intelligenza, tali progressi, che al tempo in cui era solo un giovinetto di quattordici anni alcuni sommi sacerdoti e altre personalità di primo piano si recarono da lui a consultarlo.
Il quindicesimo anno di vita fu speso in una diretta sperimentazione delle regole teorico-pratiche seguite dalle tre sette che allora tenevano il campo, i Farisei, i Sadducei e gli Esseni, con l'intenzione di prepararsi ad una scelta. Dai rapidi cenni della Vita (2,10) si ricava l'impressione che si sia trattato di una frequentazione cursoria, con una permanenza meno breve presso gli Esseni, cui Giuseppe sembra alludere quando narra di essersi sottoposto a un duro tirocinio, passando attraverso una serie di prove molto severe. Assai più lunga fu invece l'esperienza ascetica vissuta nei tre anni successivi, quando si ritirò nel deserto a far vita di penitenza; il fatto che Giuseppe ricorda anche il nome del maestro che gli fu allora di guida lascia pensare che per lui si trattò di un impegno superiore al normale, e di un'adesione spirituale che i posteriori contatti con il mondo greco-romano non avrebbero potuto cancellare. Comunque, quand'egli fece ritorno in città, fu alla setta dei Farisei che andò la sua preferenza piuttosto che a quella dei Sadducei, verso cui era in genere orientata l'aristocrazia delle grandi famiglie sacerdotali, e il giovane Giuseppe continuò a esercitare il suo ingegno nel lavoro d'interpretazione della Legge e il suo zelo nel praticarne i precetti.
Nato a Gerusalemme nel 37 dopo Cristo, Flavio Giuseppe discendeva da una famiglia di grandi sacerdoti ebrei. Per qualche tempo, diresse la resistenza del suo popolo contro i romani: poi cadde prigioniero, collaborò con i nemici, predisse l'ascesa al trono di Vespasiano ; e per tutta la vita fu combattuto fra il profondo amore per il Dio di Israele, il tempio di Gerusalemme, i riti amorosamente coltivati e conservati, e la convinzione che la Provvidenza aveva ormai scelto l'immenso, maestoso e armonico impero di Roma.
La guerra giudaica, scritto prima in aramaico poi in greco, è uno dei libri più drammatici della storiografia universale. Il lettore moderno vi trova lo stesso paesaggio di città, di campagne e di deserti, dove pochi decenni prima aveva predicato Gesù Cristo : penetra nel Tempio, apprende i riti e le abitudini degli Esseni, la filosofia politica degli Zeloti, conosce lo stesso mondo che ci è stato recentemente rivelato dai manoscritti del Mar Morto. La prima parte del libro è dedicata ai delitti che funestarono la famiglia di Erode ; e l'intreccio tra la passione per il potere e gli amori e gli odi egualmente sanguinari fra parenti ricorda le tragedie storiche di Shakespeare. Ma il cuore dell'opera è la lotta del piccolo popolo ebreo, guidato dalla fazione degli Zeloti, contro le legioni di Vespasiano e di Tito. Una delle più terribili tragedie della storia di ogni tempo rivive davanti ai nostri occhi: esempi di coraggio disperato, di straordinaria astuzia guerriera e di folle fanatismo rivoluzionario : scene di battaglia, lunghissimi assedi, fame, saccheggi, prigionieri crocifissi, inermi massacrati, gli ultimi difensori che si uccidono a vicenda con le spade, fino al momento - che Flavio Giuseppe rievoca lacrimando - in cui il Tempio, simbolo della tradizione ebraica, viene avvolto dalle fiamme di un incendio inestinguibile.
Questa edizione traduce, nell'appendice a cura di Natalino Radovich, anche i frammenti dell'antica versione russa della Guerra giudaica, che mancano nel testo greco. In alcuni di questi frammenti, appare Gesù Cristo : secondo alcuni studiosi, si tratterebbe della più antica testimonianza d'ambiente ebraico intorno al Messia.
Indice - Sommario
TESTO E TRADUZIONE
Libro quarto
Libro quinto
Libro sesto
Libro settimo
Commento
Libro quarto
Libro quinto
Libro sesto
Libro settimo
Cartine
Tavole genealogiche
Appendice
IL TESTO RUSSO ANTICO DELLA "GUERRA GIUDAICA", a cura di Natalino Radovich
Introduzione
Abbreviazioni bibliografiche
Testi
Libro primo
Libro secondo
Libro terzo
Libro quarto
Libro quinto
Libro sesto
Libro settimo
Indice dei nomi propri di persona e di luogo