Nel 1939 l'Italia fascista invadeva l'Albania e di lì, nel 1940, tentava la conquista della Grecia, portata a termine con il soccorso decisivo della Germania. Poi fu la volta della Jugoslavia. Fra 1940 e 1943, l'Italia aveva occupato in tutto o in parte Slovenia, Croazia, Dalmazia, Erzegovina, Montenegro, le isole Ionie, la Grecia. Quando sopravvenne l'armistizio dell'8 settembre 1943, circa il 40 per cento dell'esercito italiano, quasi mezzo milione di uomini, era nei Balcani. Basato su una approfondita ricerca originale, questo volume racconta per la prima volta nel dettaglio, regione per regione, l'intera parabola degli italiani nei Balcani: l'occupazione, la lotta ai partigiani, la crisi dell'otto settembre fra rimpatri caotici, cattura da parte dei tedeschi, collaborazionismo o resistenza (come nel caso di Cefalonia), adesione alla lotta partigiana jugoslava, come fece la divisione Garibaldi, per terminare con le complesse questioni del rientro dei prigionieri in mano jugoslava e della rimozione dei crimini di guerra italiani.
Un volume che ricostruisce il destino dei soldati italiani fatti prigionieri dai sovietici durante la Seconda guerra mondiale. L'analisi si basa sul materiale inedito proveniente dagli archivi del Ministero degli Interni sovietico, che ha consentito di ricostruire le rete dei campi di prigionia, le disposizioni per il trattamento dei prigionieri, le condizioni di vita, la contabilità degli internati e dei morti, l'attività di propaganda rivolta ai prigionieri. L'incrocio di queste fonti con quelle italiane e con le testimonianze rese all'autrice, permette di raccontare il calvario dei soldati italiani dalla cattura, ai campi di concentramento fino al difficile ritorno. Un capitolo è dedicato alle "scuole antifasciste" organizzate nei Lager.