Intorno al 2110 a.C. il re mesopotamico Ur-Nammu promulga un sistema di leggi che sancisce i diritti dei membri più deboli della società: orfani, vedove e poveri. Tre secoli dopo il sovrano babilonese Hammurabi emana un codice in cui viene riconosciuta agli schiavi e alle donne la personalità giuridica. Nel 1222 Sundjata Keïta, primo imperatore del Mali, proclama "ai quattro angoli del mondo" l'abolizione della schiavitù e il rispetto dei valori inalienabili della vita umana, della libertà individuale, della giustizia e della solidarietà. Sono occorsi molti secoli e diverse rivoluzioni perché questi princìpi di validità universale fossero ripresi dall'Occidente e riformulati nelle varie "Dichiarazioni dei diritti dell'uomo", che hanno profondamente segnato la formazione della coscienza collettiva contemporanea. Eppure, ancora oggi nelle nostre democrazie, che si fregiano di Carte costituzionali liberali e garantiste, non mancano scenari desolanti di brutale sfruttamento dell'uomo sull'uomo e di diritti calpestati, mentre stanno nascendo nuove forme di schiavitù, più subdole ma non meno disumane di quelle di un tempo. Convinto che solo alla luce del passato è possibile guardare in modo costruttivo al presente, Louis Godart, studioso di civiltà antiche, ripercorre le fasi cruciali della guerra millenaria condotta dagli "apostoli dell'homo socialis" contro ogni tipo di sopraffazione e di ingiustizia.
Perché è stata inventata la scrittura? Quali ragioni hanno determinato l'elaborazione delle prime scritture ideografiche, sillabiche e alfabetiche? Quali effetti questa invenzione ha avuto sul piano sociale e come ha modificato i rapporti tra popolazioni diverse? Concentrandosi sui popoli che nell'età del bronzo hanno abitato il bacino del Mediterraneo, Louis Godart ricostruisce ragioni e conseguenze dell'invenzione che più di ogni altra ha segnato lo sviluppo della civiltà, ripercorre l'itinerario biografico e intellettuale di coloro che per primi hanno ricercato e studiato i segni incisi (Schliemann, Evans, Ventris e Champollion) e rivisita i più celebri luoghi e oggetti dell'archeologia mediterranea (le tombe di Micene, il palazzo di Cnosso a Creta, i resti di Troia, la stele di Rosetta e l'enigmatico disco di Festo). L'immagine del mondo antico che viene fatta rivivere risulta cosi più complessa e affascinante di quanto siamo soliti pensare. Se, da un lato, Godart spiega la nascita della scrittura come risultato delle esigenze amministrative ed economiche delle diverse organizzazioni sociali, dall'altro lato delinea un Mediterraneo inteso come luogo di incontri, contaminazioni e scambi culturali.