Come funziona la scienza? Riesce a dirci come è fatto veramente il mondo? Che cosa la rende diversa dagli altri modi di comprendere l'universo? In "Teoria e realtà", Peter Godfrey-Smith affronta queste domande, accompagnando il lettore nel grande viaggio attraverso un secolo di dibattiti sulla scienza. Il risultato è un'introduzione perfettamente comprensibile ai più grandi temi della filosofia della scienza. Numerosi esempi e digressioni riescono a coinvolgere anche gli studenti alle prime armi, un glossario dei termini spiega i concetti chiave, e sono inclusi suggerimenti di lettura al termine di ogni capitolo. Diversamente dagli altri testi di questa natura, "Teoria e realtà" combina un'analisi della storia recente della filosofia della scienza con dibattiti oggi cruciali, attraverso un linguaggio comprensibile per ogni lettore critico.
Benché mammiferi e uccelli siano unanimemente considerati le creature più intelligenti, si va imponendo una diversa, sorprendente, evidenza: da un ramo dell'albero della vita assai distante dal nostro è nata una forma di intelligenza superiore, i cefalopodi - ossia calamari, seppie e soprattutto polpi. In cattività, i polpi sono in grado di distinguere l'uno dall'altro i loro guardiani, di compiere scorrerie notturne nelle vasche vicine per procurarsi del cibo, di spegnere le luci lanciando getti d'acqua sulle lampadine, di mettere in atto ardite evasioni. Com'è possibile che una creatura tanto dotata abbia seguito una linea evolutiva così radicalmente lontana dalla nostra? Il fatto è - ci rivela Peter Godfrey-Smith, indiscussa autorità in materia e appassionato osservatore sul campo - che i cefalopodi sono un'isola di complessità mentale nel mare degli invertebrati, un esperimento indipendente nell'evoluzione di grandi cervelli e comportamenti complessi. E probabile, insomma, che il contatto con i polpi sia quanto di più vicino all'incontro con un alieno intelligente ci possa mai capitare. Ma Godfrey-Smith tocca in questo libro un altro punto capitale: nel momento in cui siamo costretti ad attribuire un'attività mentale e una qualche forma di coscienza ad animali ben distanti da noi nell'albero della vita, dobbiamo anche ammettere di non avere certezze su che cosa sia la nostra coscienza di umani. E forse questa via è una delle migliori per arrivare a capirlo.