Data di pubblicazione: Febbraio 2017
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Filippo Grandi, oggi Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 1984, dopo la laurea e il servizio civile, decide di partire volontario per assistere i profughi cambogiani sospinti nella Thailandia nordorientale da anni di guerra. L'esperienza è così straordinaria e coinvolgente da trasformarsi in una scelta di vita, le cui tappe fondamentali, scandite dall'impegno in diverse agenzie di cooperazione internazionale, sono ripercorse in pagine vivide, intense, spesso toccanti. Dai curdi iracheni in fuga nei paesi vicini a causa dei massacri perpetrati dal regime di Saddam Hussein ai profughi ruandesi dispersi a migliaia nelle foreste dell'Africa centrale, dagli afghani di ritorno da Iran e Pakistan dopo la caduta dei taliban ai rifugiati palestinesi in territorio siriano, costretti a fuggire di nuovo dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011, Grandi descrive paesaggi, talvolta di incantevole bellezza, devastati dall'orrore della fame e della guerra. E racconta le difficoltà, le paure e le insidie, ma anche le piccole e grandi gioie, che costellano il rapporto quotidiano con persone bisognose e terrorizzate, con vittime e carnefici, filantropi e assassini, in un inestricabile intreccio di miseria e ricchezza, cinismo ed empatia, odio e solidarietà. Su tutto, il tenace, infaticabile sforzo di riparare, con mezzi sempre limitati, i guasti prodotti dalla violenza e da spaventose ingiustizie alle quali, chi non vuole rinunciare alla propria missione, deve talora piegarsi pur di ottenere un piccolo ma in realtà enorme risultato: una vita salvata, un bambino sfamato, un profugo rimpatriato.
Filippo Grandi, oggi Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 1984, dopo la laurea e il servizio civile, decide di partire volontario per assistere i profughi cambogiani sospinti nella Thailandia nordorientale da anni di guerra. L'esperienza è così straordinaria e coinvolgente da trasformarsi in una scelta di vita, le cui tappe fondamentali, scandite dall'impegno in diverse agenzie di cooperazione internazionale, sono ripercorse in pagine vivide, intense, spesso toccanti. Dai curdi iracheni in fuga nei paesi vicini a causa dei massacri perpetrati dal regime di Saddam Hussein ai profughi ruandesi dispersi a migliaia nelle foreste dell'Africa centrale, dagli afghani di ritorno da Iran e Pakistan dopo la caduta dei taliban ai rifugiati palestinesi in territorio siriano, costretti a fuggire di nuovo dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011, Grandi descrive paesaggi, talvolta di incantevole bellezza, devastati dall'orrore della fame e della guerra. E racconta le difficoltà, le paure e le insidie, ma anche le piccole e grandi gioie, che costellano il rapporto quotidiano con persone bisognose e terrorizzate, con vittime e carnefici, filantropi e assassini, in un inestricabile intreccio di miseria e ricchezza, cinismo ed empatia, odio e solidarietà. Su tutto, il tenace, infaticabile sforzo di riparare, con mezzi sempre limitati, i guasti prodotti dalla violenza e da spaventose ingiustizie alle quali, chi non vuole rinunciare alla propria missione, deve talora piegarsi pur di ottenere un piccolo ma in realtà enorme risultato: una vita salvata, un bambino sfamato, un profugo rimpatriato.