È il novembre del 1918, e il mondo di Rosa Tiefenthaler è andato in frantumi. L'Impero austroungarico in cui è nata e vissuta non esiste più: con poche righe su un Trattato di pace la sua terra, il Sudtirolo, è passata all'Italia. "Il nostro cuore e la nostra mente rimarranno tedeschi in eterno", scrive Rosa sul suo diario. Colta e libera per il suo tempo, lo tiene da quasi vent'anni, dal giorno del suo matrimonio con l'amato Jakob. Mai avrebbe pensato di riversare nelle sue pagine una così brutale lacerazione. Ne seguiranno molte altre. In pochi anni l'avvento del fascismo cambia il suo destino. Cominciano le persecuzioni per lei e per la sua famiglia, colpevoli di voler difendere la loro lingua e la loro identità: saranno arrestati, incarcerati, mandati al confino. E Rosa assiste impotente al naufragio di tutte le sue certezze. Intorno a lei, troppi si lasciano sedurre da un sogno pericoloso che si sta affacciando sulla scena europea: quello della Germania nazista. Non potrà impedire che Hella, la figlia minore, sia presa nel vortice dell'ideologia fatale di Hitler. E presto dovrà affrontare la scelta impossibile tra l'oppressione e l'esilio. Nata austriaca, vissuta sotto l'Italia, morta all'ombra del Reich, Rosa è il simbolo dei tormenti di una terra di confine. Su quella frontiera è cresciuta Lilli Gruber, sua bisnipote, che oggi attinge alle parole del suo diario. E racconta una pagina di storia personale e collettiva in questo libro teso sul filo del ricordo.
Dov'eri, la notte in cui cadde il Muro? È una domanda che percorre ancora il cielo sopra Berlino. La ritroviamo nelle parole di scrittori cardine della memoria tedesca come Günter Grass ma anche di autori simbolo del dopo-89 come Ingo Schulze. La ripetono le trame di film ormai diventati di culto come "Good bye Lenin!" e le mille espressioni artistiche di una città che negli ultimi vent'anni è diventata uno dei maggiori centri della creatività europea. Berlino è ben lontana dall'essere pacificata, la cicatrice del Muro l'attraversa ancora, dopo quella notte di novembre in cui sembrava che i suoi abitanti fossero già diventati 'ein Volk', un solo popolo. Per questo la ricostruzione appassionata di quei giorni scritta "a caldo" dagli inviati Rai Lilli Gruber e Paolo Borella oggi sembra una cronaca in presa diretta, che ci riporta immediatamente a quelle atmosfere e a quei retroscena. E per questo, oltre a riproporne qui le pagine più avvincenti, gli autori ci riaccompagnano a Berlino, vent'anni dopo. C'era una volta il Muro. E quando c'era il Muro, non c'era Berlino. Questo libro ci porta a toccare con mano il laghetto dove trafficavano le spie e i memoriali del passato nazista, il cuore un tempo spezzato di Potsdamer Platz e i luoghi della Ostalgie, l'eco delle voci di politici e cantanti, agenti e fuggiaschi. E poi le testimonianze di berlinesi vecchi e nuovi, e cantieri ancora aperti e strade cambiate per sempre.
Shabara è nata in Inghilterra da una famiglia pakistana, si sente "inglese al cento per cento" e indossa il velo islamico solo quando va in moschea. Sua cugina Tiyaba lo tiene sempre: le hanno detto che nel giorno del giudizio il diavolo urinera sulle teste delle donne che non lo portano. Asmaa ha una cicatrice che non guarirà mai: a quattro anni, la mammana del suo villaggio egiziano le ha reciso il clitoride con un rasoio. La madre di Husnia si è sposata a nove anni ma a quattordici sua figlia, oggi docente universitaria nello Yemen, è riuscita a rifiutare il marito scelto per lei. Sono solo alcune delle voci che Lilli Gruber ha ascoltato lungo il suo viaggio nel mondo islamico, alla scoperta di un universo femminile che si batte con vigore per il riconoscimento dei propri diritti in una realtà maschilista e retrograda. Una lotta per il destino delle donne ma anche per l'avvento della democrazia e della modernità nei Paesi islamici, unico rimedio contro i mali dell'estremismo e del dispotismo.
Quante facce ha l'America? Nel 2006, cinque anni dopo la tragedia dell'11 settembre, tre dopo l'invasione dell'Iraq e uno dopo l'uragano Katrina, Lilli Gruber è andata alla riscoperta del Paese da cui dipende il destino del mondo. Visita le sue città, incontra politici ed economisti, attrici impegnate e studiosi venerabili, generali ribelli, clandestini idoli delle folle, avvocatesse che difendono terroristi, guru dell'ambiente, madri coraggio. Un libro che aiuta a riscoprire una nazione in guerra con se stessa: un Paese che si batte contro gli abusi del potere di Washington in nome dell'America della libertà e dei sogni che si possono realizzare. E che oggi ha bisogno di un nuovo inizio, un "anno zero" da cui ripartire per ricostruire un'immagine deformata dagli stereotipi e dalle caricature dell'era Bush. Edizione ampliata dall'autrice con un'intervista esclusiva a Jeremy Rifkin.
"Chador" ci avvicina a un Paese pieno di contraddizioni e ci permette di osservare in una luce completamente diversa il duro braccio di ferro sul nucleare che oppone oggi il regime degli ayatollah all'amministrazione Bush e che ci fa temere una ennesima, catastrofica guerra in Medio Oriente. Lilli Gruber ci mostra da vicino, senza i pregiudizi delle opposte propagande, la realtà di questa grande nazione. Il suo è un viaggio nel presente e attraverso i luoghi della storia, una sorprendente immersione in una società schizofrenica, in cui la teocrazia dei mullah convive in precario equilibrio con una diffusa ansia di libertà, e i veli neri si alternano ai foulard verde acido di moda questa primavera-estate. Incontra intellettuali e giornalisti perseguitati. Intervista la figlia di Khomeini ma anche tassisti, pellegrini, imam, ex Mujaheddin, calligrafi e blogger. Visita centri per ragazze maltrattate e affollati studi di chirurghi plastici, entra nelle moschee e nelle case dell'alta società. Con l'intervista a Shirin Ebadi, questa edizione propone la testimonianza lucida e disincantata del premio Nobel per la Pace, che analizza gli ultimi gravi avvenimenti e stupisce per la sua forza e il suo ottimismo.
Al centro di questa indagine è il confronto fra gli Stati Uniti e la comunità maggioritaria in Iraq, gli sciiti. Gli eretici musulmani devoti al genero di Maometto, Alì, sono stati oppressi da Saddam Hussein e oggi sono ben decisi ad affermare i propri diritti. Con i "seguaci di Alì" l'America si è scontrata ogni volta che ha tentato di imporre il suo ordine in Medio Oriente. In Iran, divenuto con Khomeini il santuario dell'integralismo islamico; poi in Libano, dove l'invasione israeliana ha fatto aumentare a dismisura il potere di Hezbollah, il "partito di Dio"; e oggi in Iraq. Tra Beirut, Damasco, Teheran e Baghdad, il volume percorre l'arcipelago sciita alla scoperta dei personaggi e dei luoghi che ne hanno forgiato il destino. Prima edizione Rizzoli 2004.
Nel suo libro, Lilli Gruber racconta tutto ciò che ha visto in Iraq. Parla della paura che ha provato davanti ai bombardamenti e alla minaccia di una carneficina, e della passione per la notizia che è più forte della paura. Approfondisce l'antefatto di questa guerra, dall'ascesa del nazionalismo arabo del partito Baath ai lunghi anni dell'embargo, e affronta alcuni temi decisivi: la guerra come metodo per risolvere le controversie internazionali (o per esportare la democrazia), l'atteggiamento degli Stati Uniti, superpotenza unica, e le conseguenze sull'intero Medio Oriente della nuova situazione in Iraq. Nella sua lucida analisi, il conflitto iracheno diviene lo spartiacque che segnerà per molti anni la politica mondiale.